padre Gian Franco Scarpitta," La pazienza e l'efficacia"
padre Gian Franco Scarpitta
XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (17/06/2018)
Visualizza Mc 4,26-34
Giacomo nella sua Lettera fa un'esortazione molto importante sulla pazienza nel saper attendere, usando in essa un termine di paragone: “Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l'agricoltore: egli aspetta con pazienza che la terra produca i suoi frutti preziosi, aspetta le piogge di primavera e le piogge d'autunno. Così siate pazienti anche voi e fatevi coraggio...Prendete a modello di sopportazione i profeti.”(Gc 5, 7 - 8. 10)
Il contadino è considerato emblema di attesa conseguente alla fatica e alla manovalanza prestata per il suo lavoro. Proprio della vita agricola è infatti lavorare di buona lena, cimentarsi con fatica sulla propria terra e poi aspettare che la terra produca il suo frutto. Perché il seme deve prima confondersi con le oscurità della terra, poi svilupparsi e prendere forma, quindi, alimentato dal sole, dalla pioggia e dai venti caldi, da vita a molteplici spighe. Oppure un po' alla volta la vite piantata nel terreno arato e bonificato produce i piccoli pampini che diventano sempre più grandi fino a sviluppare molteplici grappoli, ciascuno recanti smisurati acini con vinaccioli fruttuosi. La pazienza dell'agricoltore e la sua vigilanza costante sul terreno in ogni modo vengono sempre premiate. Forse non sempre con i risultati sperati, visto che possono esservi stagioni in cui il sole brucia le piante, ma in ogni caso con risultati certi.
Giacomo suggerisce che sull'esempio del contadino chiunque nella vita deve sapere aspettare e mani anticipare i tempi e non dare ragione all'ansia e all'impazienza: la fretta di consumare una torta che cuoce nel forno non d rado produce il risultato di doverla mangiare cruda o flaccida. Voler precorrere i tempi è tipico soprattutto degli adolescenti e dei giovani, il cui entusiasmo e la cui libertà di emancipazione porta a fare il passo più lungo della gamba. O delle persone ansiose di vedere i risultati dei loro progetti e delle loro fatiche, di coloro che non amano attenersi alle tappe irrinunciabili che qualsiasi progetto comporta.
A dire il vero in nessuna situazione possiamo pretendere di ingannare o evitare l'attesa né tantomeno potremo mai essere in grado di aggirare gli ostacoli. La realizzazione di ogni progetto esige che si percorrano terreni a volte insidiosi o accidentati, che si accettino anche fallimenti o delusioni, intoppi e percorsi variegati sui quali dover procedere con prudenza, attenzione, pazienza.
Nessuno è dispensato dall'insistere e dal perseverare in un determinato proposito e in obiettivo di qualsiasi natura e persistere fino al successo, senza resa e restrizione, non può che essere la nostra parole d'ordine. Ma quello che è inevitabile è dover attendere che i tempi maturino per poter raccogliere i frutti sospirati, proprio come nel caso dell'agricoltore: chi lavora, si impegna, costruisce e imposta la propria vita, non fa altro che seminare e bonificare il proprio terreno, ma quanto a coglierne i frutti è indispensabile che sappia attendere. Nei vari luoghi di ministero in cui mi sono trovato ad operare ho appreso la regola irrinunciabile per la quale, soprattutto se ci si trova agli esordi in un determinato contesto, è indispensabile che trascorra almeno qualche anno prima di ottenere gratificazione dalle proprie azioni e non immediatamente si ottiene l'accettazione e il plauso della gente. Occorre omettere la fretta ogni volta che ci si prefigge un obiettivo o si voglia impiantare un percorso. I risultati oltretutto appartengono a Colui che è il vero padrone della storia e che dirige gli eventi, indirizzando ogni cosa secondo un progetto esclusivamente suo del quale noi siamo interpreti e collaboratori. La Parola con cui Dio crea e mantiene in essere ogni cosa e con la quale si è fatto carne come Verbo che ha percorso la vita e la storia, non è mai una parola sterile e infruttuosa, sebbene da parte nostra ci ostiniamo a non bonificare il terreno. E' Parola che non manca di apportare i suoi frutti e che mostra sempre la sua efficacia, arricchendo la nostra vita, ma che si aspetta di trovare terreno fertile in noi.
Le letture odierne ci danno la consolazione che, in forza della stessa efficacia della Parola di Dio l'attesa non viene mai delusa e i risultati non mancheranno. Saranno proporzionati alle nostre fatiche e alle nostre fedeltà. Così è infatti il Regno di Dio: un'opera che cresce che Dio instaura nel mondo attraverso Cristo suo Figlio, Parola di verità e di vita. Essa però vuole il suo tempo per germogliare e per crescere non senza la collaborazione dell'uomo e la sua buona volontà, comporta fiducia, sequela, impegno, perseveranza ma alla fine apporterà i suoi considerevoli frutti per noi stessi e per gli altri. L'impegno che avremo esercitato nella costruzione del Regno di Dio avrà risultati soddisfacenti anche per gli altri, raggiungerà obiettivi inaspettati e grandiosi paragonabili ad un albero maestoso che accoglie tantissimi uccelli che fanno il nido alla sua ombra. Eppure ha avuto origine da un semplicissimo e minuscolo granello di senape gettato nel buio della terra. L'immagine di ripete anche nel libro di Ezechiele di cui alla prima Lettura con una sola variante: la giustizia di Dio. Fare crescere e moltiplicare i frutti del Regno avviene infatti nella fiducia, nella costanza e nella perseveranza e chi si sarà attenuto a tali prerogative assisterà oltre che alla propria ricompensa anche alla straordinaria gratificazione divina, che farà seccare gli alberi imperiosi e superbi e farà crescere i piccoli arbusti; farà seccare l'albero verde e lussureggiante di superbia e farà crescere e fruttificare la pianta secca, perché chi si umilia sarà esaltato e coloro che oggi ridono domani piangeranno. La promessa di Dio ci invita a coltivare la speranza, che va rivalutata e vissuta costantemente man mano che procediamo nel nostro tempo prima di giungere al compimento della speranza ultima ed eterna. Attendere che il frutto maturi non è mai da considerarsi vano e insignificante, perché il Regno, per opera di Dio e con la nostra collaborazione, è destinato comunque a crescere, a moltiplicarsi e ad imperare maestoso come l'albero dai molteplici nidi. E se vi trarranno vantaggio gli uccelli, quanto più non ne trarranno gli uomini?
Fonte:www.qumran2.net/
Commenti
Posta un commento