#PANEQUOTIDIANO, «Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli»

La Liturgia di Giovedi 28 Giugno 2018 VANGELO (Mt 7,21-29) Commento:Rev. D. Joan Pere PULIDO i Gutiérrez (Sant Feliu de Llobregat, Spagna)

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

Parola del Signore

«Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli»

Rev. D. Joan Pere PULIDO i Gutiérrez 
(Sant Feliu de Llobregat, Spagna)

Oggi ci colpisce l’affermazione decisa di Gesù: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,21). Questa affermazione esige anzitutto da noi responsabilità nella nostra condizione di cristiani, e, allo stesso tempo, che avvertiamo l’urgenza di dare una buona testimonianza di fede.

Costruire la casa sulla roccia è un’immagine chiara che ci invita a considerare il nostro impegno di fede, che non si può ridurre solo a belle parole, ma che deve fondarsi sull’autorità delle opere, impregnate di carità. In uno di questi giorni di giugno, la Chiesa ricorda la vita di san Pelagio, martire della castità, morto giovanissimo. San Bernardo, ricordando la vita di Pelagio, ci dice nel suo trattato sui costumi e sul ministero dei vescovi: «La castità, per quanto bella sia, non ha valore né merito, senza la carità. La purezza senza l’amore è come una lampada senza l’olio; e tuttavia dice la sapienza: “Che bella è la sapienza con l’amore”! Con quell’amore di cui ci parla l’Apostolo: quello che procede da un cuore puro, da una coscienza retta e da una fede sincera».

La parola chiara, con la forza della carità, manifesta l’autorità di Gesù, che suscitava la meraviglia nei suoi concittadini: «Le folle restarono stupite dal suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi» (Mt 7, 28-29). La nostra preghiera e contemplazione di oggi deve essere accompagnata da una seria riflessione: come parlo e agisco nella mia vita cristiana? Come do concretamente la mia testimonianza? Come metto in pratica il comandamento dell’amore nella mia vita personale, familiare, nel lavoro, ecc.? Non sono le parole né le molte preghiere quelle che contano, ma l’impegno a vivere secondo il Progetto di Dio. La nostra preghiera dovrebbe esprimere sempre il desiderio di fare il bene e di chiedere aiuto, dal momento che riconosciamo la nostra debolezza.

—Signore, che la nostra preghiera sia sempre accompagnata dalla forza della carità.

La voce del fondatore di Taizè

Risultati immagini per Roger SchultzUna vita di comunione con Dio non si realizza in sogni sospesi tra cielo e terra, si radica nella concretezza delle situazioni. Assume le contraddizioni della vita umana, come quelle della società con temporanea.?

Roger Schultz

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