Don Paolo Zamengo, "Zaino in spalla"
XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (Zaino in spalla Mc 6, 7-13
Si parte. Cosa mettere nello zaino? Chissà quante volte è capitato anche a voi di fare questa domanda alla vigilia di una partenza, di una passeggiata in montagna, di una vacanza o prima di un lungo viaggio. Agli apostoli Gesù non propone un elenco di cose, un inventario di strumenti, ma sottolinea l’esigenza della leggerezza e della sobrietà perché il Vangelo non si sposa con l’efficienza umana o con l’organizzazione. Il vangelo ha bisogno solo di vangelo.
La fede in Gesù e nella forza della sua croce sono la garanzia del cristiano. L’equipaggiamento umano è ridotto all’essenziale fino a sfiorare l’imprudenza. Né cibo né denaro né tunica di riserva, solo un bastone e i sandali. La forza del vangelo è proprio tutta solamente nel vangelo.
La sobrietà dei mezzi e l’essenzialità della Parola mettono in evidenza il fatto che la Chiesa non è impresa umana ma è opera di Dio. Il cristiano, il missionario, l’apostolo sono solo un ponte, il ponte storico e sacramentale, che consente la comunicazione con Dio. Quanto meno vistoso e appariscente è lo strumento tanto più chiara e incisiva si rivela l’azione dello Spirito.
La semplicità esalta l’intensità della relazione e permette ai discepoli di Gesù di entrare nelle case e nei cuori. Il discepolo povero ha possibilità di essere accolto. Non porta cose ma offre Cristo. Ogni altra relazione rischia di essere male interpretata. L’abbondanza di risorse umane dà solo l’illusione della conquista.
L’apostolo è preso in carico da Dio che lo trasporta nel meraviglioso mondo dove lo Spirito è il protagonista indiscusso, dove la Parola di Dio apre i cuori, dove la potenza di Dio, attraverso le mani dei discepoli, si trasforma in miracoli, dove la povertà non è un ostacolo e non chiede di essere saziata. La povertà è la sola strada, l’unica via alla beatitudine.
Il denaro, il prestigio e il potere, grande o piccolo che sia, sono tentazioni e piaghe che la Chiesa ha conosciuto e conosce. Dio non le risparmia neanche il peccato perché anche il peccato, in un cuore umile e confidente, diventa fonte di miracoli perché bussa direttamente alla misericordia di Dio.
Nella sala del banchetto per la festa di nozze del figlio del re, alla fin fine, c’è solo posto per i poveri. Gli invitati ufficiali hanno disertato la festa perché inseguivano altre ricchezze, come ci racconta la parabola del vangelo. I poveri vivevano solo nei crocicchi delle strade o lungo le siepi. Nient’altro.
Qualunque sia la strada della nostra povertà, è sempre perché poveri e liberi dal mondo e da noi stessi, che Gesù ci invita alla festa del suo Regno. E poiché i veri discepoli vivono in povertà, Gesù condivide con loro la sua onnipotenza. Lo dice il Vangelo: “Dava loro il potere sugli spiriti impuri, scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano”.
Gesù era venuto a portare il fuoco sulla terra e il suo desiderio più grande era che tutto divampasse. Era venuto a portare l’onnipotenza di Dio nel mondo e che altro voleva augurarsi?