FRA.Andrea Vaona, "fraternità povera e povertà fraterna per testimoniare il primato del Padre"

XV domenica del tempo ordinario – anno B

«In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri.
E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano» (Mc 6,7-13).

XV domenica del tempo ordinario – anno B - I Dodici furono prima chiamati ciascuno singolarmente a seguirlo (cf 1,16-20; 2,14). Poi furono costituiti per “essere con lui” (3,14). Ora sono inviati ai fratelli a due a due. Ci sono tre livelli di un’identica vocazione, con tre chiamate successive, che segnano rispettivamente il passaggio: dalla dispersione alla sequela, dalla sequela alla comunione con lui, dalla comunione con lui alla missione verso tutti.

Lo stile missionario così sobrio ed essenziale sottolinea due concetti fondamentali: la fraternità e la povertà.

La missione cristiana è sempre di una comunità, seppur piccola di due persone: non è questioni di individualità, ma testimonianza di una fraternità che è costitutivamente espressione di fratellanza davanti all’unico Padre. E’ di questo Padre che i due sono testimoni ed annunciatori, non di altro!

La povertà di mezzi mette in luce la preziosità di quanto viene annunciato. E di come ciò che viene annunciato sia origine di ogni provvidenza. Del resto, se sono povero, non dovrò/potrò donare “cose” ma l’unica “cosa” di cui dispongo: me stesso!

Alla fraternità e alla povertà si aggiunge un tema talvolta un po’ trascurato: quello della provvisorietà! Si resta dove si è accolti quel tanto che serve per poi “andare oltre”… al punto quasi paradossale che dove non si è accolti si può tirar dritto per un altrove, lasciando il segno esplicito che neppure la polvere del luogo inospitale potrà diventare ostacolo o motivo di contaminazione.

Queste verità profonde del Vangelo sono state il punto di svolta per san Francesco nel discernimento su quanto Dio gli chiedeva nel tempo e nei luoghi della chiamata alla vita evangelica:

«…Ma un giorno, in cui in questa chiesa si leggeva il brano del Vangelo relativo al mandato affidato agli apostoli di predicare, il santo, che era presente e ne aveva intuito solo il senso generale, dopo la messa pregò il sacerdote di spiegargli il passo. Il sacerdote glielo commentò punto per punto e Francesco, udendo che i discepoli di Cristo non devono possedere né oro, né argento, né denaro, né portare bisaccia, né pane, né bastone per via, né avere calzari, né due tonache, ma soltanto predicare il regno di Dio e la penitenza, subito, esultante di divino fervore, esclamò: «Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!». Si affretta allora il padre santo, tutto pieno di gioia, a realizzare il salutare ammonimento; non sopporta indugio alcuno a mettere in pratica fedelmente quanto ha sentito: si scioglie immediatamente dai piedi i calzari, abbandona il suo bastone, si accontenta di una sola tunica, sostituisce la sua cintura con una cordicella. Da quell’istante confeziona per sé una veste che riproduce l’immagine della croce, per tener lontane tutte le seduzioni del demonio; la fa ruvidissima, per crocifiggere la carne e tutti i suoi vizi e peccati, e talmente povera e grossolana che il mondo non avrebbe mai potuto desiderarla. Con somma cura e devozione si impegnava a compiere gli altri insegnamenti uditi» (Tommaso da Celano, Vita prima, 22 : FF 356).

Anche nell’intuizione missionaria Francesco raccoglie ed attualizza l’esempio di Cristo con i suoi discepoli:

«Il maraviglioso servo e seguitatore di Cristo, cioè messere santo Francesco, per conformarsi perfettamente a Cristo in ogni cosa, il quale, secondo che dice il Vangelo, mandò li suoi discepoli a due a due a tutte quelle città e luoghi dov’elli dovea andare; da poi che ad esempio di Cristo egli ebbe ragunati dodici compagni, sì li mandò per lo mondo a predicare a due a due. E per dare loro esempio di vera obbidienza, egli in prima incominciò a fare, che ’nsegnare. Onde avendo assegnato a’ compagni l’altre parti del mondo, egli prendendo frate Masseo per compagno prese il cammino verso la provincia di Francia…» (Fioretti XIII : FF 1841)

E pure un testimone esterno contemporaneo a Francesco non può fare a meno di rilevare la forza testimoniale di quanto osserva nei luoghi che diventano l’occasione per conoscere la nuova fraternità:

«Il signor papa ha confermato la loro Regola e li ha autorizzati a predicare in qualunque chiesa dove capitassero, dopo avere tuttavia domandato, per riverenza, il consenso ai prelati del luogo. Vengono mandati a due a due a predicare come davanti alla faccia del Signore, quasi per preparare il secondo avvento di lui. Questi poveri di Cristo non portano né bisaccia, né borsa, né pane lungo la via, e neppure denaro o pecunia nelle loro cinture; non possiedono né oro, né argento, e non portano calzature ai piedi. Infatti, non è lecito a nessun frate di questo Ordine possedere cosa alcuna. Non hanno monasteri o chiese, né campi o vigneti o animali, non case o altra specie di possedimenti, e neppure ove poggiare il capo. Non usano vestiti di pelli o di lino, ma soltanto tonache di lana con cappuccio, senza cappe o palli o cocolle o altra sorte di vestimento» (Giacomo Da Vitry, Historia occidentalis, : FF 2219-2220) .

Fonte:http://bibbiafrancescana.org

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