p. José María CASTILLO, "UN PROFETA NON E’ DISPREZZATO SE NON NELLA SUA PATRIA"

XIV TEMPO ORDINARIO – 8 luglio 2018 - Commento al Vangelo
UN PROFETA NON E’ DISPREZZATO SE NON NELLA SUA PATRIA

di p. José María CASTILLO

Mc 6, 1-6
[In quel tempo, Gesù] venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Giuseppe, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?».
Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Nell’ambiente ristretto e nella società chiusa di un piccolo popolo della Galilea del sec. I la famiglia e la sinagoga erano (dovevano essere) i due alvei attraverso i quali ogni individuo che veniva in questo mondo socializzava, cioè si integrava nella società giudaica del suo tempo. Questo è capitato nel caso di Gesù? Da quello che racconta questo brano, sembra di no. La famiglia e la sinagoga si sorprendono quando, dopo un tempo probabilmente breve, si rendono conto del fatto che Gesù non pensa, non parla e non vive più come ci si doveva aspettare in una persona del popolo ed in un figlio di quella famiglia.
Di fatto la condotta di Gesù fu allora considerata così “deviata” che meritò solo “disprezzo”. E quindi nessuno, neanche la sua famiglia più intima, ebbe fiducia in lui. Questo è una cosa molto dura nella vita di una persona. È il prezzo della libertà. Soprattutto, la libertà nei confronti delle persone alle quali uno si sente più legato affettivamente. Il doloroso stupore di Gesù era giustificato.
I tre sinottici ricordano questo fatto (Mt 13, 53-58; Lc 4, 16-30). Quale importanza ha quest’episodio? Se Gesù è stato incompreso nell’ambiente dove lo si conosceva meglio, è certamente perché Gesù è stato considerato come una novità che non si poteva comprendere. E se poi è stato rifiutato, è perché è stato considerato come un pericolo serio. Un pericolo per quella religione (la sinagoga) e per quel modello di società (la famiglia). Oggi lo considereremmo come una novità ancora più strana ed un pericolo ancora più grande.

Fonte:www.ildialogo.org

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