Paolo Curtaz, "Le ferie di Dio"

Commento al Vangelo di domenica 22 Luglio 2018 - Paolo Curtaz
Le ferie di Dio


Ecco cosa mi ferisce veramente nell’assistere, dai confini dell’Impero, al feroce dibattito che ruota, in questo inizio d’estate, intorno alla questione dei migranti: la mancanza di compassione.

Non le diverse posizioni, non le legittime obiezioni (quella che stiamo facendo non è accoglienza), non le implicazioni politiche o sociali. Ma il livello di durezza e di cinismo che percepisco nei commenti, nelle rivendicazioni, nelle chat urlate.

Come se il cattivismo, oggi, andasse di moda.

Come se l’egoismo e la rabbia fossero diventati, improvvisamente, una virtù.

Essere buoni non significa essere fessi, o vivere nel mondo fatato di Heidi, ci mancherebbe.

Ma nemmeno sentirsi in colpa per avere ancora il coraggio di restare uomini. Di piangere di dolore davanti all’immagine di uomini e donne e bambini che muoiono annegati nel tentativo di migliorare la propria condizione di vita.

Se scompare anche la compassione dai nostri cuori, dai nostri giudizi, dalle nostre scelte, allora l’umanità è davvero finita.

Compassione che non è pena, ma mettersi nei panni degli altri e, insieme, cercare soluzioni.

Quella compassione, quel patire insieme, quel sentire con te, di cui Cristo è Maestro.

È una pagina evangelica opportuna ed efficace, quella di oggi.



I sentimenti di Cristo

È la compassione a caratterizzare il brano di oggi.

Quella che Gesù prova nei confronti dei suoi discepoli, che tornano entusiasti dalla missione. È andata bene, molto.

Gesù scoppia di gioia nell’ascoltare i racconti pieni di entusiasmo dei suoi discepoli.

Gioisce della nostra gioia, il Signore. Gioisce nel vedere i suoi figli crescere.

Non fa come noi che, a volte, velatamente proviamo un’insana invidia verso chi è più felice di noi…

Ed è attento allo stato d’animo dei suoi. Sono felici, certo, ma anche stanchi, molto stanchi.

Allora propone loro una vacanza.

Ci sono ancora tante cose da fare, malati da accudire, demoni da cacciare, parole da annunciare. Tutto è urgente, tutto è emergenza, tutto è necessario.

Lo vedo nei volti stanchi di amici preti consumati dalla pastorale, divorati dalle esigenze dei parrocchiani, travolti dalle cose da fare. Quelli che si lasciano raggiungere e mangiare, certo, non quelli nascosti dentro le sacrestie.

È importante l’annuncio. Ma ancora più importante è avere qualcosa da annunciare.

Qualcuno da annunciare. Che possiamo annunciare solo se lo abbiamo conosciuto e ancora lo conosciamo.

Lo sa bene Gesù.

Un prete stanco, stanca i parrocchiani.

Una mamma stanca, stanca i figli.

E ci invita ad andare in vacanza con lui. Magnifico!



Pecore perdute

Tutto va per il meglio ma, appena giunti nel luogo del riposo, li attende una folla di persone.

Io mi sarei irritato! Ma come, dopo tutta la fatica che ho fatto per riposarmi, mi ritrovo il capoufficio come vicino di ombrellone?

Gesù non si arrabbia. Perché ama. Perché ha fatto della sua vita un dono.

E mette gli altri al centro delle sue scelte.

Ha compassione di noi, di me. Sa che siamo persi se qualcuno non ci aiuta e non ci indica la strada.

Sa quanto siamo fragili e come dietro le sbruffonate nascondiamo dolore e paura.

E allora parla.

Sì, parla.

Evangelizza.

La cosa più importante che Dio ci dona è la sua Parola. La comprensione degli eventi alla luce del disegno di Dio. La scoperta, straordinaria e colma di emozione, di saperci amati. Sul serio. Per sempre.

Dio ha compassione di me.



Vacanze?

Quanto è difficile, ormai, andare in vacanza!

E che tristezza vedere persone anziane barricate in casa per sconfiggere il caldo senza possibilità di uscire per fare una passeggiata! E, in contraddizione, leggere su qualche rivista patinata di persone che spendono decine di migliaia di euro per stare in luoghi esotici ed esclusivi!

Gesù ha un’idea tutta sua di vacanza: stare in disparte, riposare, coltivare il silenzio e il rapporto con la natura.

Ecco una prima, preziosa indicazione: la vacanza è il tempo per riscoprire la propria anima, la propria interiorità. Va benissimo riposare il corpo, fare un po’ di movimento, cambiare i ritmi di lavoro, dormire qualche ora in più, stare in famiglia. Ma, nel contempo, dedichiamo qualche tempo alla lettura spirituale, alla passeggiata nella natura, al silenzio contemplativo.

Da montanaro quale sono, sapeste che tristezza provo nel vedere turisti che anche in mezzo alla Cattedrale che è il Creato si stordiscono di musica e di connessione internet!

Abbiamo il coraggio del silenzio, riprendiamo in mano la nostra interiorità.

Un buon libro, una buona lettura, ci possono accompagnare e sostenere.



Eccoci in vacanza, ovunque siamo.

Spalanchiamo il nostro cuore alla compassione. Impariamo da Lui, che è mite ed umile di cuore.

Fonte:http://www.tiraccontolaparola.it/


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