Don Paolo Zamengo, "Vivere della sua vita "
Vivere della sua vita Gv , 51-58
La cena di pane e pesce allestita da Gesù si è rivelata un flop. Saziati si sono saziati, ma subito è subentrata la voglia di dormire e non di capire. Si è creato una specie di cortocircuito e il miracolo si è trasformato in un autogoal.
Gesù contava molto su quella cena. Si innesca un cortocircuito. È bastato lo stomaco pieno. Lo stomaco pieno diventa spesso ateo.
Ma Gesù non arretra di un millimetro. Con pazienza infinita ripete che la fame da saziare è un’altra. La fame del cuore è profonda e solo Dio la può appagare. Nella ricerca della felicità, che Gesù chiama vita eterna, propone un pane capace di farci attraversare immuni i deserti delle nostre solitudini e delle nostre povertà.
Chi è questo pane se non Gesù stesso? È lui il pane di vita e il banchetto dove possiamo trovarlo ha inizio nel cenacolo, il giovedì santo, vigilia della sua passione e morte.
Lo aveva finalmente capito la prima comunità dei cristiani. Lo dicono gli atti degli apostoli: “Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere” (At 2, 42). Ha inizio così, nella vita della chiesa, la liturgia eucaristica. Che è il cuore della sua vita.
La nostra vita è misteriosa. Tuttavia per alimentare la nostra vita abbiamo bisogno di un cibo che è il pane. E, senza pane, senza cibo la vita si spegne. Ciò che era vivo muore.
Quando si tratta della vita dell’anima si ripete lo stesso mistero. Anch’essa dipende da un pane. Queste sono le parole di Gesù: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”. Il pane quotidiano, alimento materiale, nutre la vita, e un altro pane quello eucaristico nutre e sostiene la vita del cuore, la vita di Dio in noi.
Questo pane che Gesù identifica con la sua carne, contiene un elemento divino cioè la vita stessa di Dio. E questa vita, per grazia, è sempre a nostra disposizione. Straordinaria comunione con Gesù che mai avremmo potuto immaginare. Questa nostra vita è viva grazie a un pane vivo e per noi indispensabile.
Questo pane bianco diventato corpo di Gesù è il luogo in cui la vita divina si è condensata sulla terra per essere dono, ed è anche il luogo in cui la vita divina diventa la nostra vita.
D’ora in poi la comunione con il pane eucaristico ci strappa in anticipo alla nostra morte futura e ci fa entrare nella vita eterna. “Chi mangia di questo pane vivrà in eterno”. San Paolo dirà: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”.
Noi, in cammino, ci accostiamo all’altare e con fede possiamo sussurrare il nostro timido “amen”. Grazie Gesù, tu sei la mia vita.