FRA.Andrea Vaona, "tempo di salite, dandosi una meta"

Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, 15 agosto

Salmo Responsoriale – Dal Sal 44 (45) – R. Risplende la regina, Signore, alla tua destra.

Figlie di re fra le tue predilette; / alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir. R.
Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio: / dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre. R.
Il re è invaghito della tua bellezza. / È lui il tuo signore: rendigli omaggio. R.
Dietro a lei le vergini, sue compagne, / condotte in gioia ed esultanza, / sono presentate nel palazzo del re. R.
Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, 15 agosto – L’Assunzione al cielo di Maria non è narrata esplicitamente nella Sacra Scrittura, ma è in tutta la Tradizione Cattolica: la madre di Gesù, al termine della sua vita terrena, è stata associata in anima e corpo alla risurrezione di Cristo e alla sua gloria nel paradiso. Le letture bibliche della Messa del giorno si presentano come profezia del destino ultimo della storia della salvezza. Tutte e tre le letture hanno come tema la Chiesa, e presentano profeticamente la storia della salvezza, che noi oggi leggiamo alla luce della vicenda di Maria. Come Maria, la Chiesa è la donna incinta che sconfigge il drago, portando Cristo nel mondo. I cristiani sono chiamati a vivere guardando a Maria: come lei devono temere Dio, liberandosi dalla superbia, facendosi umili, liberi dalla fame di cose solo terrene, per essere partecipi della misericordia di Dio. Seguendo Cristo sulla strada che Maria ha percorso anch’essi, – indica Paolo – quando questo corpo mortale dopo la vita terrena, sarà vestito d’immortalità, parteciperanno alla vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. Un messaggio profetico, quello della festa dell’Assunzione di Maria, che celebra la madre di Gesù come prima tra i salvati (Regina tra i salvati e prima di essi, come allude il salmo responsoriale), indicando a tutti i fedeli la strada della salvezza, al seguito di Cristo, sull’esempio di Maria.

«Santa Maria Vergine, / nel mondo tra le donne non è nata alcuna simile a te, / figlia e ancella dell’altissimo sommo Re, il Padre celeste, / madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, / sposa dello Spirito Santo; / prega per noi con san Michele arcangelo / e con tutte le potenze angeliche dei cieli / e con tutti i santi, / presso il tuo santissimo diletto Figlio, / Signore e maestro. Gloria al Padre… Come era nel principio..» (Francesco d’Assisi, Ufficio della Passione, antifona, FF 281)

Francesco sappiamo che «Circondava di indicibile amore la Madre del Signore Gesù, per il fatto che ha reso nostro fratello il Signore della Maestà e ci ha ottenuto la misericordia. In lei principalmente, dopo che in Cristo, riponeva la sua fiducia, e perciò la costituì avvocata sua e dei suoi. In suo onore digiunava con grande devozione dalla festa degli apostoli Pietro e Paolo fino alla festa dell’Assunzione» (Bonaventura da Bagnoregio, Leggenda Maggiore, IX,3 : FF 1165). Abbiamo traccia di una delle “quaresime” di Francesco in onore della Vergine Maria, proprio culminante nella festa dell’Assunzione in anima e corpo della Madre del Signore.

E pure sarà a partire dalla festa dell’Assunta che Francesco compie la sua più radicale “ascensione spirituale” nel 1224 in occasione della sua salita alla Verna, esperienza fondamentale della sua relazione con Dio. E’ frate Leone che ce ne dà notizia certa:

«Il beato Francesco due anni prima della sua morte fece nel ‘‘luogo’’ della Verna una quaresima a onore della beata Vergine Madre di Dio e del beato Michele Arcangelo, dalla festa dell’Assunzione di santa Maria Vergine fino alla festa di san Michele di settembre; e scese su di lui la mano del Signore: dopo la visione e le parole del Serafino e l’impressione delle stimmate di Cristo nel suo corpo, fece queste lodi scritte dall’altro lato della pergamena e le scrisse di sua mano, rendendo grazie a Dio per il beneficio a lui fatto: Il Signore ti benedica e ti custodisca; / mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te. / Rivolga il suo volto verso di te e ti dia pace» (FF 262).

Si costruì una cella più isolata, gettando un’asse per superare una spaccatura «molto orribile e paurosa» di un masso enorme. Venne stabilito il segnale di richiamo: il versetto con il quale si incomincia l’ufficiatura di mattutino: Domine, labia mea aperies (Signore, apri le mie labbra: Sal 50,17). Francesco doveva rispondere con la seconda parte: Et os meum annuntiabit laudem tuam (e la mia bocca canterà la tua lode), altrimenti frate Leone non doveva avanzare al di là del ponticello.

Celebre qualche anno prima la predica che Francesco tenne a Bologna il giorno dell’Assunta sotto l’ispirazione della Madre della Chiesa che veglia in anima e corpo da lassù tutti noi. Ce lo narra Tommaso da Spalato (FF 2252): «In quello stesso anno [1222], nella festa dell’Assunzione della Genitrice di Dio, trovandomi allo Studio di Bologna, ho visto san Francesco che predicava sulla piazza antistante il palazzo comunale, ove era confluita, si può dire, quasi tutta la città. Questo era l’esordio del suo sermone: «Gli angeli, gli uomini, i demoni». Parlò così bene e chiaramente di queste tre specie di spiriti razionali, che molte persone dotte, ivi presenti, rimasero non poco ammirate per quel discorso di un uomo illetterato. Eppure egli non aveva lo stile di un predicatore, ma piuttosto quasi di un concionatore. In realtà, tutta la sostanza delle sue parole mirava a spegnere le inimicizie e a gettare le fondamenta di nuovi patti di pace. Portava un abito sudicio; la persona era spregevole, la faccia senza bellezza. Eppure Dio conferì alle sue parole tale efficacia che molte famiglie signorili, tra le quali il furore irriducibile di inveterate inimicizie era divampato fino allo spargimento di tanto sangue, erano piegate a consigli di pace. Grandissime poi erano la riverenza e la devozione della folla, al punto che uomini e donne si gettavano alla rinfusa su di lui con bramosia di toccare almeno le frange del suo vestito o di impadronirsi di un brandello dei suoi panni». Testimone di questo avvenimento fu anche Federico Visconti, arcivescovo di Pisa, che così disse in un sermone pronunciato nel 1265: «Veramente beati coloro che videro lo stesso santo, cioè Francesco, come l’abbiamo visto anche noi per grazia di Dio e l’abbiamo toccato con la nostra mano nella piazza comunale di Bologna, in mezzo a una grande calca di uomini…».

Anche per santa Chiara la solennità dell’Assunzione della vergine è tenuta con grande rispetto. Nella Regola per le Povere dame Chiara specifica che questa solennità è giorno propizio perché le monache possano accostarsi alla santa comunione: «Si comunichino sette volte l’anno, cioè: nel Natale del Signore, il giovedì santo, nella Risurrezione del Signore, a Pentecoste, nell’Assunzione della beata Vergine, nella festa di san Francesco e nella festa di Tutti i Santi» (Regola di S.Chiara, III : FF 2770).

Fonte:http://bibbiafrancescana.org

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