padre Gian Franco Scarpitta, "Il pane vivo e la verità"
Il pane vivo e la verità
padre Gian Franco Scarpitta
XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (12/08/2018)
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Il pane non è solamente alimento che nutre e che appaga la nostra fame fisica, ma si qualifica anche come elemento di forza e di determinazione. Ogni volta che se ne mangia si riacquista infatti vigore e necessaria tenacia, si recuperano le forze eventualmente disperse nel lavoro precedente e ci si immette nella novità delle varie iniziative. Il pane in un certo qual modo nei suoi enzimi e carboidrati dona un sostegno che va ben oltre la fame fisica. Il “pane vivo disceso dal cielo che è Gesù si presenta oggi come alimento di sostegno di forza per tutti e noi siamo incoraggiati a nutrircene appunto per vincere le nostre difficoltà e far fronte ai nostri problemi.
Agli scoraggiamenti siamo soggetti tutti quanti, qualsiasi attività svolgiamo e qualunque sia la nostra posizione. Anche le persone più coraggiose e solitamente determinate ed efficienti non di rado affrontano demoralizzanti esperienze di crisi e di abbattimento, soprattutto quando i risultati non sono proporzionati alle fatiche e quando i meriti sono ricambiati con umiliazioni e deprezzamenti. In casi come questi ci si deprime e si vorrebbe farla finita e piantare tutto in asso.
Se tuttavia lo scoramento sorprende tutti, coloro che sono depositari del mandato della Parola del Signore ne sono maggiormente esposti. Vescovi, sacerdoti, operatori pastorali e missionari impegnati nell'annuncio del Verbo di Dio subiscono infatti non poche contrarietà e opposizioni nel loro servizio e ben pochi sono convinti di quanto sia necessario che vadano sostenuti e incoraggiati costantemente. Un'espressione o una parola di conforto è sempre risolutiva perché il nostro ministero sia qualitativamente proficuo e produttivo; il sostegno dei parrocchiani contribuisce non poco a rianimare il sacerdote nelle immancabili occasioni di sconforto e di insuccesso pastorale. La preghiera e l'assistenza spirituale contribuisce poi ulteriormente ad eludere le tentazioni alla resa e i sentimenti di sconfitta e lo Spirito Santo, quando pregato con fede viva e profonda, non manca mai di recuperarci nella parresia apostolica e nello slancio missionario. Quando ci si scoraggia è sempre di ausilio una sola parola di conforto da parte degli altri, ma non si deve abbandonare la fiducia risoluta in Dio. Così il Signore sostiene Elia quando questi, dopo essere sfuggito all'ira della regina Gezabele per aver ucciso oltre 450 profeti di Baal, si abbandona allo sconforto, si contrista per non aver ottenuto meritate ricompense per il suo successo e viene catturato dalla sfiducia e dall'abbattimento. Dice infatti: “Signore, prendi la mia vita perché io non sono migliore dei miei padri.” Dio risponde semplicemente rifocillandolo e il pane con cui lo nutre gli ricupera la forza fisica, morale e spirituale. Riacquista cioè serenità e fiducia in se stesso quanto basta per poter andare avanti nel cammino. Nel pane materiale di cui il profeta si nutre vi è anche l'alimento di sostegno del Signore, il costitutivo del coraggio e della perseveranza, l'imput ad andare oltre e a perseverare. Il pane vivo che da' forza e vigore a chi lo assume con fede.
La scorsa Domenica riflettevamo su come Cristo stesso sia il “pane vivo disceso dal cielo” e mangiare di lui è appunto occasione per vincere ogni forma di scoramento e di abbattimento. Gesù ci sostiene nella lotta e nelle prova è sempre con noi e nell'Eucarestia ci si propone come farmaco di immoralità e alimento di costanza e di fortezza.
Come Elia fu nutrito dal pane che Dio gli provvide, così noi siamo nutriti e sostenuti da Gesù pane vivo disceso dal cielo.Non è possibile però dissociare il pane dalla Parola, come del resto abbiamo evinto nelle liturgie precedenti: il popolo di oltre cinquemila persone che venne sfamato sull'erba del prato era stato innanzitutto affascinato dalla parola divina che scaturiva dalle labbra di Gesù: si era nutrito della Parola ed era stato saziato con il pane materiale, indicando entrambe le cose che Gesù Cristo è sia l'una che l'altro. Gesù è il vero pane perché è la Parola Incarnata di verità e la fede ci invita ad immedesimarci in ambedue gli aspetti che ci vengono proposti. “Nessuno viene a me se non lo attira il Padre”, poiché chi possiede il Figlio possiede anche il Padre e Gesù è di fatto il Figlio di Dio fatto uomo, la sua Parola che si è incarnata. E che si è fatta nostro alimento. Mi sovviene una battuta spiritosa in un vecchio film di Totò, nel quale in una manifestazione di protesta gli scioperanti invocavano “pane e lavoro”. Totò disse: “Mah io mi accontenterei solo del pane.” In realtà come non si può dissociare il pane dal lavoro, così non è ammissibile disgiungere il pane vivo disceso dal Cielo dalla Parola che esso stesso contiene e ci comunica e per ciò stesso dalla verità. Del resto è pur vero che nell'esperienza eucaristica siamo introdotti per mezzo del Figlio alla comunione con il Padre nello Spirito Santo. Il pane vivo ci dischiude l'accesso al Padre, unico che possa farci conoscere il Figlio e questi nella comunione con lui ci fa dimorare. Alimentarci del pane eucaristico è quindi anche preambolo di piena in Dio, soprattutto nel Dio della comunione trinitaria Padre, Figlio e Spirito alla quale per l'appunto siamo costantemente invitati. La stessa comunione che si dispiega di conseguenza nei confronti dei fratelli e di tutti perché la nostra adesione sia davvero efficiente.
Nutriamoci del pane che è Gesù ma poniamoci innanzitutto in ascolto di lui facendo nostro il suo messaggio vitale, affinché il nutrimento che da questo pane traiamo possa essere apportatore di costanza e di coraggio in tutte le prove della vita. Gesù infatti ci accompagna e ci sostiene quale alimento che si dona per noi, ma anche come Verbo attraverso il quale nello Spirito Santo si approda ai lidi certi della vita piena.
Fonte:www.qumran2.net/
padre Gian Franco Scarpitta
XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (12/08/2018)
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Il pane non è solamente alimento che nutre e che appaga la nostra fame fisica, ma si qualifica anche come elemento di forza e di determinazione. Ogni volta che se ne mangia si riacquista infatti vigore e necessaria tenacia, si recuperano le forze eventualmente disperse nel lavoro precedente e ci si immette nella novità delle varie iniziative. Il pane in un certo qual modo nei suoi enzimi e carboidrati dona un sostegno che va ben oltre la fame fisica. Il “pane vivo disceso dal cielo che è Gesù si presenta oggi come alimento di sostegno di forza per tutti e noi siamo incoraggiati a nutrircene appunto per vincere le nostre difficoltà e far fronte ai nostri problemi.
Agli scoraggiamenti siamo soggetti tutti quanti, qualsiasi attività svolgiamo e qualunque sia la nostra posizione. Anche le persone più coraggiose e solitamente determinate ed efficienti non di rado affrontano demoralizzanti esperienze di crisi e di abbattimento, soprattutto quando i risultati non sono proporzionati alle fatiche e quando i meriti sono ricambiati con umiliazioni e deprezzamenti. In casi come questi ci si deprime e si vorrebbe farla finita e piantare tutto in asso.
Se tuttavia lo scoramento sorprende tutti, coloro che sono depositari del mandato della Parola del Signore ne sono maggiormente esposti. Vescovi, sacerdoti, operatori pastorali e missionari impegnati nell'annuncio del Verbo di Dio subiscono infatti non poche contrarietà e opposizioni nel loro servizio e ben pochi sono convinti di quanto sia necessario che vadano sostenuti e incoraggiati costantemente. Un'espressione o una parola di conforto è sempre risolutiva perché il nostro ministero sia qualitativamente proficuo e produttivo; il sostegno dei parrocchiani contribuisce non poco a rianimare il sacerdote nelle immancabili occasioni di sconforto e di insuccesso pastorale. La preghiera e l'assistenza spirituale contribuisce poi ulteriormente ad eludere le tentazioni alla resa e i sentimenti di sconfitta e lo Spirito Santo, quando pregato con fede viva e profonda, non manca mai di recuperarci nella parresia apostolica e nello slancio missionario. Quando ci si scoraggia è sempre di ausilio una sola parola di conforto da parte degli altri, ma non si deve abbandonare la fiducia risoluta in Dio. Così il Signore sostiene Elia quando questi, dopo essere sfuggito all'ira della regina Gezabele per aver ucciso oltre 450 profeti di Baal, si abbandona allo sconforto, si contrista per non aver ottenuto meritate ricompense per il suo successo e viene catturato dalla sfiducia e dall'abbattimento. Dice infatti: “Signore, prendi la mia vita perché io non sono migliore dei miei padri.” Dio risponde semplicemente rifocillandolo e il pane con cui lo nutre gli ricupera la forza fisica, morale e spirituale. Riacquista cioè serenità e fiducia in se stesso quanto basta per poter andare avanti nel cammino. Nel pane materiale di cui il profeta si nutre vi è anche l'alimento di sostegno del Signore, il costitutivo del coraggio e della perseveranza, l'imput ad andare oltre e a perseverare. Il pane vivo che da' forza e vigore a chi lo assume con fede.
La scorsa Domenica riflettevamo su come Cristo stesso sia il “pane vivo disceso dal cielo” e mangiare di lui è appunto occasione per vincere ogni forma di scoramento e di abbattimento. Gesù ci sostiene nella lotta e nelle prova è sempre con noi e nell'Eucarestia ci si propone come farmaco di immoralità e alimento di costanza e di fortezza.
Come Elia fu nutrito dal pane che Dio gli provvide, così noi siamo nutriti e sostenuti da Gesù pane vivo disceso dal cielo.Non è possibile però dissociare il pane dalla Parola, come del resto abbiamo evinto nelle liturgie precedenti: il popolo di oltre cinquemila persone che venne sfamato sull'erba del prato era stato innanzitutto affascinato dalla parola divina che scaturiva dalle labbra di Gesù: si era nutrito della Parola ed era stato saziato con il pane materiale, indicando entrambe le cose che Gesù Cristo è sia l'una che l'altro. Gesù è il vero pane perché è la Parola Incarnata di verità e la fede ci invita ad immedesimarci in ambedue gli aspetti che ci vengono proposti. “Nessuno viene a me se non lo attira il Padre”, poiché chi possiede il Figlio possiede anche il Padre e Gesù è di fatto il Figlio di Dio fatto uomo, la sua Parola che si è incarnata. E che si è fatta nostro alimento. Mi sovviene una battuta spiritosa in un vecchio film di Totò, nel quale in una manifestazione di protesta gli scioperanti invocavano “pane e lavoro”. Totò disse: “Mah io mi accontenterei solo del pane.” In realtà come non si può dissociare il pane dal lavoro, così non è ammissibile disgiungere il pane vivo disceso dal Cielo dalla Parola che esso stesso contiene e ci comunica e per ciò stesso dalla verità. Del resto è pur vero che nell'esperienza eucaristica siamo introdotti per mezzo del Figlio alla comunione con il Padre nello Spirito Santo. Il pane vivo ci dischiude l'accesso al Padre, unico che possa farci conoscere il Figlio e questi nella comunione con lui ci fa dimorare. Alimentarci del pane eucaristico è quindi anche preambolo di piena in Dio, soprattutto nel Dio della comunione trinitaria Padre, Figlio e Spirito alla quale per l'appunto siamo costantemente invitati. La stessa comunione che si dispiega di conseguenza nei confronti dei fratelli e di tutti perché la nostra adesione sia davvero efficiente.
Nutriamoci del pane che è Gesù ma poniamoci innanzitutto in ascolto di lui facendo nostro il suo messaggio vitale, affinché il nutrimento che da questo pane traiamo possa essere apportatore di costanza e di coraggio in tutte le prove della vita. Gesù infatti ci accompagna e ci sostiene quale alimento che si dona per noi, ma anche come Verbo attraverso il quale nello Spirito Santo si approda ai lidi certi della vita piena.
Fonte:www.qumran2.net/