#PANEQUOTIDIANO, «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?»
La Liturgia di Giovedi 16 Agosto 2018 VANGELO (Mt 18,21-19,1) Commento:Rev. D. Joan BLADÉ i Piñol (Barcelona, Spagna)
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.
Parola del Signore
«Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?»
Rev. D. Joan BLADÉ i Piñol
(Barcelona, Spagna)
Oggi, chiedersi «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me?» (Mt 18,21), può significare: —Costoro, che tanto amo, li vedo anche con manie e capricci che mi amareggiano, mi importunano ogni momento, non mi parlano... e questo, un giorno dopo l’altro. Signore, fino a quando li dovrò sopportare?
Gesù rispose con la lezione della pazienza. In realtà i due colleghi coincidono nel dire: «Abbi pazienza con me» (Mt 18,26.29). Mentre l’intemperanza del malvagio, che affogava l’altro per un nonnulla, provoca la propria rovina morale ed economica, la pazienza del Re, al tempo stesso che salva il debitore, la sua famiglia ed i suoi beni, accresce la personalità del monarca e gli procura la fiducia della corte. La reazione del Re, in bocca di Gesù, ci ricorda quello del libro dei Salmi: «Ma presso di te è il perdono: e avremo il tuo timore» (Sal 130,4).
È chiaro che dobbiamo opporci all¡’ingiustizia, e se è necessario, energicamente (permettere il male sarebbe un’indizio di apatia o di vigliaccheria). Però l’indignazione è sana quando in essa non c’è egoismo, né ira, né stupidità, bensì il desiderio retto di difendere la verità. L’autentica pazienza è quella che ci porta ad accettare misericordiosamente la contraddizione, le molestie, la mancanza di opportunità delle persone, degli avvenimenti o delle cose. Essere pazienti equivale a sapersi dominare. Gli esseri suscettibili o violenti non possono essere pazienti perché non riflettono né sono padroni di se stessi.
La pazienza è una virtù cristiana perché fa parte del messaggio del Regno dei Cieli, e si forgia nell’esperienza poiché tutti quanti in questo mondo abbiamo dei difetti. Si, Paolo ci esorta a sopportarci, gli uni agli altri (cf. Col 3,12-13). Pietro ci fa ricordare che la pazienza del Signore ci da l’opportunità di essere salvi (cf. 2Pe 3.15).
Certamente, quante volte la pazienza del buon Dio ci ha perdonato nel confessionario! Sette volte? Settanta volte sette? Forse di più!
don Luciano Sanvito
Perdonare di cuore
"PERDONARE DI CUORE"
Risultati immagini per "PERDONARE DI CUORE"Perdonare di cuore al fratello ci richiama anzitutto la non misurazione della quantità, ma l'attenzione alla verità del perdono.Inoltre, ci viene richiamato il perdono come trasmissione delle realtà che riceviamo da Dio, per esserne strumenti di grazia a nostra volta.Perdonare di cuore è perdonare secondo il cuore di Dio, che non ha misura e che chiede a ciascuno di essere responsabile portatore di questo atto di perdono al prossimo.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.
Parola del Signore
«Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?»
Rev. D. Joan BLADÉ i Piñol
(Barcelona, Spagna)
Oggi, chiedersi «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me?» (Mt 18,21), può significare: —Costoro, che tanto amo, li vedo anche con manie e capricci che mi amareggiano, mi importunano ogni momento, non mi parlano... e questo, un giorno dopo l’altro. Signore, fino a quando li dovrò sopportare?
Gesù rispose con la lezione della pazienza. In realtà i due colleghi coincidono nel dire: «Abbi pazienza con me» (Mt 18,26.29). Mentre l’intemperanza del malvagio, che affogava l’altro per un nonnulla, provoca la propria rovina morale ed economica, la pazienza del Re, al tempo stesso che salva il debitore, la sua famiglia ed i suoi beni, accresce la personalità del monarca e gli procura la fiducia della corte. La reazione del Re, in bocca di Gesù, ci ricorda quello del libro dei Salmi: «Ma presso di te è il perdono: e avremo il tuo timore» (Sal 130,4).
È chiaro che dobbiamo opporci all¡’ingiustizia, e se è necessario, energicamente (permettere il male sarebbe un’indizio di apatia o di vigliaccheria). Però l’indignazione è sana quando in essa non c’è egoismo, né ira, né stupidità, bensì il desiderio retto di difendere la verità. L’autentica pazienza è quella che ci porta ad accettare misericordiosamente la contraddizione, le molestie, la mancanza di opportunità delle persone, degli avvenimenti o delle cose. Essere pazienti equivale a sapersi dominare. Gli esseri suscettibili o violenti non possono essere pazienti perché non riflettono né sono padroni di se stessi.
La pazienza è una virtù cristiana perché fa parte del messaggio del Regno dei Cieli, e si forgia nell’esperienza poiché tutti quanti in questo mondo abbiamo dei difetti. Si, Paolo ci esorta a sopportarci, gli uni agli altri (cf. Col 3,12-13). Pietro ci fa ricordare che la pazienza del Signore ci da l’opportunità di essere salvi (cf. 2Pe 3.15).
Certamente, quante volte la pazienza del buon Dio ci ha perdonato nel confessionario! Sette volte? Settanta volte sette? Forse di più!
don Luciano Sanvito
Perdonare di cuore
"PERDONARE DI CUORE"
Risultati immagini per "PERDONARE DI CUORE"Perdonare di cuore al fratello ci richiama anzitutto la non misurazione della quantità, ma l'attenzione alla verità del perdono.Inoltre, ci viene richiamato il perdono come trasmissione delle realtà che riceviamo da Dio, per esserne strumenti di grazia a nostra volta.Perdonare di cuore è perdonare secondo il cuore di Dio, che non ha misura e che chiede a ciascuno di essere responsabile portatore di questo atto di perdono al prossimo.