Paolo Curtaz, "La vita dell’Eterno"

La vita dell’Eterno
Doveva essere il miracolo della condivisione.

La folla, invece, l’ha preso come il miracolo della moltiplicazione.

Il messaggio, forte, deciso, rivoluzionario, era: davanti alla fame di cibo, di pace, di giustizia, comincia col mettere in gioco tutto ciò che sei. Dio farà il resto.

La folla ha capito: ecco un Dio che fa al posto nostro.

Gesù fugge, scosso dalla evidente e insanabile incomprensione.

La folla lo raggiunge, infastidita dal suo atteggiamento snob: chi non vorrebbe essere proclamato re a furor di popolo?

E inizia il più lungo, complesso e impegnativo dialogo dell’intero Vangelo, in un crescendo di tensione e di malintesi che porterà Gesù ad una frattura insanabile perdendo, in poche battute, l’enorme popolarità che aveva raggiunto.



Primo round

Gesù pretende di essere l’unico in grado di saziare la nostra fame del cuore, fame che non può essere saziata dal “fare” ma dal “credere” che egli è l’inviato dal Padre. E ci invita a smettere di cercare Dio per averne un tornaconto. Di smettere di ridurre la fede ad una serie di pratiche. E di orientare il nostro desiderio, la nostra sete verso la vera pienezza.

E conclude: lui, Gesù, è l’unico a poter colmare i nostri cuori.

La folla, che finora ha accolto la tirata d’orecchi, resta spiazzata, così come i suoi famigliari nella sinagoga di Nazareth.

Lui, capace di riempire i nostri cuori? Il falegname di Nazareth? Il figlio del bravo Giuseppe? Questo è davvero Troppo!

Quante volte il nostro cammino di verità interiore non inizia nemmeno, ostacolato dalle mille obiezioni che poniamo, piene di buon senso e ipocrisia. Come può essere credibile la Chiesa? Come può pretendere, quell’uomo vissuto duemila anni fa, di essere la bussola che ci conduce a Dio?



Secondo round

La gente mormora, pone obiezioni, resta interdetta.

Gesù chiede di non mormorare ma di mettersi in discussione.

In questi cupi tempi di declino, di rabbia, di fango, tutti alzano la voce, si sentono autorizzati a condannare, urlare, insultare. Tutto, eccetto che guardarsi dentro.

Succede così anche a me: tutte le volte che capita qualcosa che rischia di mettermi in discussione, cerco qualcuno che mi dia ragione, mormoro per confermare le mie obiezioni, esco rafforzato nella mia convinzione. Tutto, pur di non cambiare, di non ammettere di dovermi ancora convertire.

Gesù ha ragione: evitiamo la mormorazione, fidiamoci una volta tanto, smettiamola di comportarci come bambini obiettando a Dio che ciò che chiede è difficile, rischioso, inatteso.

Se Gesù ha ragione, questo è il punto, devo arrendermi all’evidenza: solo lui può colmare il mio cuore, solo lui e null’altro, e nient’altro…

Quindi è meglio che mi svegli e la smetta di raccogliere acqua in cisterne screpolate…

Gesù dice che possiamo andare a lui solo se attirati dal Padre.

È un’esperienza comune a molti: quando sentiamo esplodere in noi il desiderio di Assoluto e, dopo avere cercato l’origine di questo desiderio, ci apriamo alla meraviglia di Dio, ci rendiamo conto che è proprio lui, Dio, ad avere sedotto il nostro cuore, ad avere suscitato il desiderio di cercarlo.

Noi cerchiamo colui che ci cerca.



Da Gesù a Dio, da Dio a Gesù

Gesù è tranciante: nessuno ha visto Dio, solo lui.

Il Dio in cui credo è il Dio che Gesù ci ha raccontato?

O in me coltivo una vaga idea di Dio che non ho mai veramente verificato per pigrizia mentale?

Quanto poco credenti sono i cristiani! Quanto convinti di sapere e di credere, senza mai verificare se la loro fede cattolica abbia o meno a che fare col Vangelo!

Gesù parla di Dio con verità perché egli è la presenza stessa di Dio, perché lui e il Padre sono una cosa sola! Ed è vero: seguendo le sue indicazioni giungiamo a scoprire il volto del Padre e il Padre ci rimanda a Cristo, svelandoci che egli è suo Figlio.

La fame infinita che portiamo nel cuore è colmata solo dal pane che è la presenza di Dio scoperta grazie a Gesù. E questa presenza ci rimanda a Gesù, abitato dal Padre.



La vita dell’Eterno

Gesù ci dice che chi crede ha la vita eterna.

La vita eterna è la vita dell’Eterno. Credere in Gesù rivelatore del Padre mi porta a sperimentare, a condividere in pienezza la vita stessa di Dio. Gesù specifica: chi crede ha la vita eterna, non avrà. La vita eterna, cioè, non è una specie di liquidazione che accumulo con i miei meriti e di cui potrò godere alla fine della mia vita. La vita eterna è già cominciata, credere significa acquisire uno sguardo nuovo su me, sulle cose, sugli altri, sulla storia.

Gesù non vuole la nostra frustrazione, né ci impone una religiosità ombrosa o reazionaria. Gesù offre una vita diversa, vera, giusta, piena di bagliori di luce, solo bisogna fidarsi, far tacere le ultime mormorazioni e obiezioni e arrendersi.

Diventare persone nuove, come dice Paolo nella seconda lettura, persone che imitano Gesù, che scelgono radicalmente il dono di sé nell’equilibrio e nella gioia. In questo percorso da luce a luce Dio ci dona un cibo per sostenerci, un pane del cammino simile a quello di Elia, travolto dalla violenza nei suoi confronti, dalla rabbia della regina Gezabele, dalle sue scelte che ora sente sbagliate. Vuole morire, Elia, e Dio lo incoraggia e lo nutre: con quel pane attraverserà il deserto della vita per arrivare al monte di Dio, l’Oreb. Non gli evita la prova, lo sostiene per affrontarla.

L’eucarestia che celebriamo ogni domenica è questo pane del cammino che ci aiuta ad attraversare il deserto, che ci aiuta a superare lo scoraggiamento, che ci sazia il cuore.

Diventino incontro le nostre messe, diventino gioia e preghiera, diventino stazioni di servizio sulla strada verso il Regno, diventino veri momenti di incontro tra eternità, cioè pienezza, e il nostro cammino di vita!

Fonte:http://www.tiraccontolaparola.it/

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