Dal «Discorso sui pastori» di sant'Agostino, "Offri la fasciatura del conforto"

Dal «Discorso sui pastori» di sant'Agostino, vescovo
(Disc. 46, 11-12; CCL 41, 538-539)

    È detto nella Scrittura: «Egli (Dio) sferza chiunque riconosce come figlio» (Eb 12, 6), e tu dici: Forse per te ci sarà un'eccezione. Ma ricordati bene che se uno è esente dal flagello dei castighi, è escluso dal numero dei figli. Dunque, dirai, egli sferza proprio ogni figlio? Certo, egli sferza ogni figlio, come ha colpito perfino il suo Unigenito. Quel Figlio unico, nato dalla sostanza del Padre, era il Verbo uguale al Padre nella natura divina, colui per il quale sono state fatte tutte le cose. Ebbene egli non diede mai alcun motivo per essere colpito. Eppure si rivestì del corpo a questo scopo, per non restare senza flagello. Ora chi sferza l'Unigenito, benché senza peccato, lascerà esente dalla sofferenza il figlio adottivo e peccatore? L'Apostolo dice che noi siamo stati chiamati all'adozione. Abbiamo ricevuto l'adozione di figli per essere eredi insieme all'Unigenito, e per essere insieme la sua eredità: «Chiedi a me, ti darò in possesso le genti» (Sal 2, 8). Egli ci diede l'esempio con le sue sofferenze.
    Ma certo il debole, per non soccombere alle future tentazioni, non deve essere ingannato con false speranze, né avvilito con prospettive spaventose. Devi dirgli: «Prepàrati alla tentazione» (Sir 2, 1). Egli forse comincerà a vacillare, a tremare tutto, a indietreggiare. Ma anche quest'altra verità devi dirgli: «Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze» (1 Cor 10, 13).
    Quel promettere e prospettare le sofferenze future, è dare forza a chi è debole. Ma se uno teme troppo e perciò è spaventato, promettigli la misericordia di Dio. Con ciò non gli assicurerai certo l'immunità dalle tentazioni, ma lo convincerai che Dio non permette che siamo tentati oltre le forze. È come se tu applicassi delle fasce a chi ha subìto una frattura. Vi sono infatti alcuni, che, quando hanno sentito che verranno tribolazioni, si premuniscono di più e quasi hanno sete di questo calice. Stimano infatti troppo poco per loro la medicina dei fedeli, e anelano alla gloria dei martiri.
    C'è, invece, chi, al sentir parlare delle prove inevitabili riservate al cristiano e tali che nessun altro sperimenta se non colui che vuole essere veramente cristiano, si turba e, quando se le vede giungere addosso, si perde d'animo e vacilla. A costui offri la fasciatura del conforto e lega ciò che è spezzato. Di': Non aver paura, non ti abbandonerà nelle tentazioni colui nel quale hai creduto. Dio è fedele e non permette che tu sia tentato oltre le tue forze. Non è questa una mia affermazione. Te la fa l'Apostolo che inoltre aggiunge: Volete una prova che Cristo parla in me? (cfr. 2 Cor 13, 3). Quando dunque senti queste parole, le ascolti da Cristo stesso, le ascolti anche da quel pastore che pasce Israele. A questi infatti fu detto: Ci fai bere lacrime, con misura (cfr. Sal 79, 6). Quello infatti che dice l'Apostolo: «Non permette che siate tentati oltre le vostre forze», lo dice anche il Profeta con le parole: «Con misura».
    Soltanto non voler abbandonare chi ti rimprovera e ti esorta, ti atterrisce e ti consola, ti percuote e ti risana.

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