Don Paolo Zamengo, "Dio, l’innamorato "

VENTISETTESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Dio, l’innamorato   Mc 10,2-16

È una domanda trabocchetto. I farisei conoscono bene la legge di Mosè; sanno che esiste un conflitto tra norma e vita, e sanno molto bene che c’è tanto dolore tra le donne che sono state abbandonate. Ma non trovano niente di meglio che  mettere alla prova Gesù.
Gesù risponde rilanciando in alto il problema e va oltre il lecito o l’illecito, oltre le strettoie di una vita immaginata come semplice osservanza della norme. Gesù chiede di respirare il sogno di Dio.
Nel regno della bellezza e della gratuità che è il paradiso della creazione, Dio rivela che la solitudine è il nemico della vita. Dio è contro la solitudine. Dio è relazione, è alleanza. La Trinità è comunione. La Trinità è famiglia.
Nel paradiso terrestre, dopo aver creato l’uomo, Dio continua a plasmare il mondo dal nulla e le creature. Ma le cose, gli animali e persino il lavoro non possono dare significato pieno alla vita. Solo chi è simile all’uomo può colmare questa solitudine profonda. E Dio crea Eva.

Dio ha inventato l’innamoramento.  La Bibbia non poteva descrivere meglio quello che spesso gli uomini dicono: “ho incontrato la donna dei miei sogni”.  Innamorarsi significa svegliarsi, destarsi dal sonno e ritrovarsi accanto la persona desiderata da sempre. L’amore non è frutto di pianificazione. È qualcosa di imprevedibile, dono dall’alto, che fa dire: “è amore”. 

La donna diventa moglie e inizia così l’esperienza del reciproco aiuto. “Aiuto” è una parola bellissima che riempie i salmi, gridata nel pericolo, invocata nel pianto, molto più di un supplemento di forza o di speranza. Aiuto dice di una salvezza possibile e vicina. Adamo ed Eva, sono l'uno per l'altro “aiuto simile”, salvezza che cammina a fianco. In principio era così. Questo è il sogno di Dio.
Ma il sogno di Dio va spesso  in frantumi. Sempre più spesso. La fine del patto nuziale nasce lontano, da molto lontano.  Per dieci, cento, mille motivi, per quei comportamenti che producono l'indurimento del cuore e non sanno mantenere vivo l'amore. Le cause sono l'infedeltà, la mancanza di rispetto, l'offesa alla dignità, l'essere l'uno per l'altro non causa di vita ma di morte quotidiana.
Agli inizi, il sogno fa volare. L’aria è pulita e rarefatta. Il sogno è limpido e bellissimo, l’amore è per sempre.  Chi continua a bere alla prima sorgente conserva intatta la bellezza del sogno. Il sogno del matrimonio è la fedeltà nonostante la fatica che si incontra nel donarsi felicità.  Perché è in gioco la dignità della persona e la serietà dell’amore.  Gesù non vuole una fedeltà stanca, ripetitiva, esteriore e svuotata di contenuto ma gioiosa. La fedeltà creativa inventa il futuro.

Alle coppie in difficoltà, Gesù non chiede di continuare comunque, Gesù chiede di ricominciare. Di tornare all’inizio. Non offre puntelli a un edificio traballante ma rafforza le fondamenta dell’edificio stesso. I legami si logorano, lo sappiamo, quando l’abitudine appesantisce il passo.  La mancanza di acqua svuota il lago e ne mostra il fondo ed emerge il peggio. 

Il matrimonio cristiano non è una norma difficile da osservare, è “vangelo”, è la lieta, la bella notizia che l'amore è possibile, che può durare oltre, per sempre, che il cuore umano è capace di un sogno che non svanisce all'alba. E questo sogno è nel cuore di Dio, di Dio che è l’innamorato,  pazzo.

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