Don Paolo Zamengo, "Sbagliare mira"

29° Domenica Tempo Ordinario (anno B) - 21 ottobre 2018
Sbagliare mira     Mc 10, 35-45

Giacomo e Giovanni hanno sbagliato mira e non perché hanno puntato troppo in alto. Il fatto è che non hanno puntato abbastanza in basso, perché nel regno di Gesù è il più umile che vince, è il più basso che sarà innalzato.

Giacomo e Giovanni però non sono gli unici a sbagliare mira. Nel racconto che gli altri evangelisti fanno dello stesso episodio riportano che è la madre dei due apostoli a sostenere le ambizioni non troppo nascoste dei suoi figli. L’amore di una madre può giustificare quello che i figli hanno vergogna di confessare apertamente?

Ma anche gli altri apostoli non sono da meno. Basta nominare i primi posti da assegnare, alla desta e alla sinistra di Gesù, perché la rivalità, a fatica nascosta, esploda in tutta la sua arroganza. Nel racconto di oggi c’è una reazione  aspra e sdegnata contro i due ingenui. Tutti si sentono candidati possibili e meritevoli. E il tono della discussione è così elevato da indurre Gesù ad intervenire.

Anche nel Regno di Dio ci sono i primi posti certamente ma sono là dove nessuno se li immagina. Soprattutto, non si raggiungono come  gli uomini di questo mondo che se ne impadroniscono per esercitare il loro potere.

La gerarchia del vangelo si costruisce in senso inverso, non mirando verso l’alto ma mirando verso il basso, non verso ciò che è più visibile ma verso ciò che è più nascosto, non verso ciò che porta al successo ma a ciò che, spesso, conduce al fallimento. 

Per farlo comprendere Gesù si serve di due immagini, ma gli apostoli non sanno ancora, come e fino a che punto, esse si realizzeranno in Gesù.

Giacomo e Giovanni possono ricevere il battesimo nel quale Gesù sarà immerso? Quel battesimo per il quale Gesù dice di provare angoscia estrema finché non sia compiuto? Possono bere il calice di Gesù? ma davanti a quel calice, nell’ora dell’agonia, Gesù viene colto da prostrazione sconvolgente, in preda alla quale supplica il Padre, con lacrime di sangue,  che il calice  gli sia allontanato?

Quel calice Gesù lo accetterà, dimenticando la sua volontà per fare quella del Padre. “Non la mia ma la tua volontà sia fatta”. Giacomo e Giovanni hanno compreso tutto questo? Hanno compreso le esigenze di questo battesimo e quanto amaro sarà quel calice?

La prontezza un po’ sventata della loro risposta – “Lo possiamo” – ci lascia un ragionevole dubbio. Noi siamo più fortunati perché conosciamo la storia di Gesù, conosciamo la sua passione e morte e fino a quanto fu cruento e mortale quel calice. 

Dopo l’ingenua risposta, Gesù non vuole che restino dubbi e aggiunge un’altra immagine biblica. “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servo, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti”. Il più alto sarà il più basso, e la promozione consisterà in una retrocessione. “Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. Attenti alle parole. Gesù dice servo non dice cameriere, anzi dice schiavo.

Noi riceviamo il battesimo all’alba della vita e ci siamo trovati al centro di una casa e di una festa fino al giorno della prima comunione. Tutto è stato dolce ma tutto questo vale solo per un tempo. Verrà il giorno in cui Gesù chiederà anche a noi di scendere dall’alto verso il basso, dolorosamente forse, ma anche gioiosamente, perché alla fine somiglieremo di più a Gesù. A Gesù servo.

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