Alessandro Cortesi op, Commento XXXIII domenica del tempo ordinario – anno B – 2018

XXXIII domenica del tempo ordinario – anno B – 2018
Dn 12,1-3; Eb 10,11-14; Mc 13,24-32

In tempi di persecuzione sorse in ambito ebraico la letteratura apocalittica, o di rivelazione: utilizzava particolari visioni, immagini e simboli, descrizioni di sconvolgimenti del mondo e del cielo, descrizioni di battaglie e conflitti per parlare della vicinanza di Dio nella prova, del suo rivelarsi. Eventi di angoscia e terrore venivano raccontati, ma all’interno di essi stava un messaggio di speranza e di attesa.

A tale genere di scritti appartiene la pagina di Daniele in cui viene presentata una enigmatica figura, quella del 'figlio dell'uomo' in un contesto di sconvolgimento del cosmo e con allusione ad eventi nel tempo ultimo in cui la storia giunge al suo termine.

"In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore, e gli astri si metteranno a cadere dal cielo, e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con  grande potenza e gloria"

Sono molteplici i tratti di questo 'figlio dell'uomo': per un lato può essere letto come figura personale, appartenente al mondo di Dio, con funzione di giudice; per altro una figura collettiva, che racchiude una moltitudine e indica così il destino dell’Israele fedele.

Appare nei tempi ultimi, ed ha un potere eterno conferito da un vegliardo. La sua è funzione di giudizio nei confronti dell’umanità e della storia. Il suo regno si differenzia dai tanti imperi che si sono succeduti ed hanno dominato nel corso dei secoli perché durerà in eterno e non sarà mai distrutto. Nel giudizio il male viene definitivamente eliminato, e si attua la vittoria definitiva del bene. I santi sono coinvolti nel compito di giudici della storia (Dan 7,22).

Ad una prima lettura questa pagina può suscitare timore e inquietudine, ma al suo cuore sta un profondo messaggio di speranza. E’ stata infatti scritta nel II secolo a.C. al tempo dell’oppressione di dominatori che imposero ad Israele l’adozione di costumi dei pagani e il rinnegamento della fede.

Il messaggio di speranza è rivolto al popolo con annuncio di una vita oltre la morte, una vita risvegliata in Dio per chi è stato fedele: "Vi sarà un tempo di angoscia, come non c'era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro. Molti di quelli che dormono nella polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna" (Dan 12,1-3)

Nel tempo della persecuzione Daniele diffonde un messaggio per resistere e richiamando il valore della fedeltà. L’ultima parola è quella di Dio che affida il potere di giudizio alla figura del 'figlio dell'uomo'.

La prima comunità cristiana conosceva questa immagine e la utilizzò per indicare Gesù come figlio dell’uomo: davanti a lui si scorge la sua vita come proveniente da Dio e nei suoi gesti è visto l'irrompere dei tempi ultimi.

Gesù indica ai suoi che la storia non è senza orizzonte ma è indirizzata verso un futuro di speranza. Il tempo ultimo non sarà la fine, ma tempo di incontro e invita  scorgere i segni di un’estate vicina. "Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; così anche voi, quando vedete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte..."

In queste parole sta racchiusa una promessa e un orientamento al futuro. Gesù promette che tornerà e sarà compimento della novità della risurrezione, la comunione per sempre con Dio e con gli altri: "... sappiate che egli è vicino, alle porte...". Accogliere la promessa di Gesù apre ad un  futuro che si fa av-venire: è lui, il risorto, che conduce al Padre ed alla comunione.

L'esempio del fico è richiamo allora ad attenzione e responsabilità nel tempo presente: "quando il suo ramo si fa tenero e mette le foglie voi sapete che l'estate è vicina...". Sin da ora si possono scorgere segni di novità, di fioritura che annuncia una nuova stagione di gioia  disseminati nella storia. Sono segni da scorgere pur nelle contraddizioni e nelle difficoltà del tempo.

Nel tempo della storia già ci sono segni della presenza di colui che tornerà. Nel tempo sta crescendo come seme il 'regno': è la presenza stessa di Gesù che ha preso su di sè la storia umana ed inaugura nuovi rapporti umani e Gesù per questo ai suoi chiede di scrutare i 'segni dei tempi'.

La vita cristiana si pone tra l'attenzione al presente nello scorgere i segni del regno e l'attesa del compimento della promessa. 'Vieni Signore Gesù': con questa invocazione le prime comunità esprimevano la loro attesa e la loro speranza. “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”.

Alessandro Cortesi op

Fonte:alessandrocortesi2012.wordpress.com


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