Don Paolo Zamengo, "Re e servo per amore "

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) - Cristo Re (25/11/2018)

Re e servo per amore       Gv 18, 33b-37

La storia li ha messi di fronte. Ponzio Pilato governatore della Giudea e Gesù di Nazareth. Pilato, rappresentante di Roma, è chiamato a decidere sulla sorte di Gesù sottoposto a un processo fazioso. Pilato temuto e vincente, Gesù umiliato e sconfitto.  Ma, forse, non è Gesù che si trova di fronte a Pilato, è Pilato che si trova di fronte a Gesù.

Due logiche opposte e inconciliabili. Pilato, annoiato funzionario, propenso a usare la giustizia secondo le opportunità e Gesù, agnello innocente, pronto al sacrificio, sono a pochi passi l’uno dall’altro, eppure, tra loro, sono lontanissimi nella concezione della verità e del potere.

Ed è Gesù, mite e in catene, che lancia la sfida: “Io sono re”. Pilato non ha neppure inteso la voce di Gesù. Ha solamente percepito un mormorio di parole. Non ha neanche riconosciuto sul volto di Gesù un volto da re, ha solo intravisto un giudeo fra tanti giudei.

Per Gesù la verità va servita, per Pilato la verità va sfruttata. Per Gesù il potere è servizio, è amore che si dona, per Pilato il potere è strumento di dominio e di morte. Per Gesù la verità procede per gesti d’amore, per Pilato la verità è quella del diritto romano.   Il potere di Pilato si fonda sulla verità della forza, il potere di Gesù si fonda sulla forza della verità.

Gesù ha rifiutato anche la prepotenza dei segni del potere e ha preferito fare propri quelli della misericordia.  A Pilato è chiesto di decidere della vita di Gesù ma Pilato è paralizzato dalla paura di perdere il potere, e indietreggia e svende cuore e mente e sceglie solo il suo interesse.

Ma Gesù inchioderà Pilato alle sue responsabilità di falso garante della verità e della giustizia.  Pilato lascerà fuori dalla porta del tribunale la sua coscienza e abdicherà molto facilmente alla giustizia.

Ma sarà proprio Pilato, Ponzio Pilato, proconsole romano, a consegnarci la verità su Gesù Cristo. Quella scritta assurda e ridicola, appesa al palo della croce “Costui è il re dei giudei”, ebbene, proprio quella lapide, scritta nelle principali lingue del mondo di allora, diventa l’incredibile atto di fede di Pilato, di questo uomo,  tormentato, indeciso e pauroso.

Questa iscrizione, blasfema agli occhi dei giudei, è la suprema ironia di un procuratore romano che vendica o, forse, riscatta la sua vigliaccheria. Quella scritta proclama davanti al mondo intero la regalità di Gesù. Quella epigrafe testimonia che Gesù è re

Pilato, suo malgrado, è stato un involontario profeta, perché Gesù Cristo è davvero Re. E questo Re è visibile, è riconoscibile proprio qui, ora, sulla croce, inchiodato su questa croce, con le braccia spalancate, con il costato trafitto, incoronato di spine.

Cristo è re sulla croce dove gli altri contano più della sua vita. Noi contiamo più della sua vita.  È Re sulla croce, dove si dona tutto e non si prende niente.



Commenti

Post più popolari