FIGLIE DELLA CHIESA, Lectio XXXIII Domenica del Tempo Ordinario

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario
 Mar, 13 Nov 18  Lectio Divina - Anno B

Le letture bibliche proposte per questa settimana portano a riflettere sul tema della seconda venuta di Cristo, la parusia, quando Egli tornerà nella gloria alla fine dei tempi.
L’insegnamento di Gesù è rivolto ai discepoli, che vengono invitati a comprendere più profondamente la verità.

vv.24-25: La tribolazione alla quale si fa riferimento è quella ultima e definitiva che inaugura l’avvento dei tempi nuovi. Tutta la realtà cosmologica partecipa all’evento. Le potenze dei cieli sono il simbolo di ciò che è assolutamente immutabile. Il sole, la luna e le stelle sono l’immagine stessa della stabilità. Affermare che le potenze dei cieli saranno sconvolte significa dire che verrà meno ogni sicurezza.

v.26: «E allora»: la venuta di Gesù è da vedere contemporaneamente agli sconvolgimenti di cui si è appena parlato. Sarà un’esperienza sensibile, riscontrabile con gli occhi del corpo. Il Figlio dell’uomo viene in una nube. La nube è simbolo della presenza di Dio: Esodo 40,34a «la nube coprì la tenda del convegno». La nube è legata all’apparizione di Dio che si rivela e si nasconde: ai discepoli al momento della Trasfigurazione di Gesù (Mc 9,2-14); al momento della sua Ascensione (At 1,9). Essa rimanda ad un futuro escatologico: la Chiesa salirà al cielo sulle nubi incontro al Signore (cf. 1Ts 4,17; cfr Ap 11,12).

«Allora vedranno il figlio dell’uomo che viene in una nube con potenza e molta gloria»: la potenza e la gloria indicano l’instaurazione di una sovranità nuova, forte e invincibile. «Con potenza e gloria grande»: sono le parole che Gesù ripeterà alla folla e ai discepoli (cf. Mc 8,38) e davanti al sinedrio (Lc 22,69). La nube è il velamento che Dio porterà sulla croce: la croce è la potenza con cui Dio vince il male ed è la grande gloria con cui rivela il suo amore per l’uomo.

v.27: L’immagine che viene evocata è quella degli angeli che radunano gli eletti, i familiari dei santi e dei concittadini di Dio (Ef 2,19), che hanno imparato a vivere alla presenza del Signore in tutte le prove dell’esistenza e che ora sono chiamati a contemplarLo faccia a faccia. Essi non sono legati ad un’area geografica di appartenenza, perché la loro fede è il passaporto per l’entrata nel Regno. Essi sono «le sorelle, i fratelli e le madri di Gesù» (Mc 3,31-35) che hanno accolto la Parola di Dio e ne hanno fatto la loro vita.

v.28: Quando il fico germoglia mette chiunque in grado di capire che l'estate è vicina. È il segnale inequivocabile dello sbocciare della natura. Gesù usa tale immagine per confermare il messaggio sui segni premonitori della fine dei tempi. Egli vuole dirci che ciò che sta rivelando è assolutamente vero. Come la legge della natura è un dato che nessuno metterebbe in discussione, così anche quello che Gesù dice sull'escatologia avverrà certamente. Implicitamente è un richiamo a riflettere sul senso della vita, perché come è pacifico che il fico germoglia e poi viene l’estate, così è altrettanto indiscutibile che la nostra vita su questo mondo un giorno finirà, anzi l'intero mondo finirà. Allora saremo chiamati a rispondere sul corso che abbiamo voluto dare alla nostra storia.

v.29: Il Signore chiede di avere uno sguardo discernente sulla realtà. L’inevitabilità dell’avvenimento ci responsabilizza a prepararci ad esso, perché non ci colga alla sprovvista. La realtà di una scadenza alla quale non possiamo sottrarci, dovrebbe spingerci non al timore, ma a prendere con serietà la vita, per darle il giusto valore, imparando a gustare quanto si vive giorno per giorno con gratitudine, accogliendolo come dono. La vera questione su cui è bene fermare l’attenzione non è il quando o il dove avverranno queste cose, ma sul come sto vivendo l’oggi. Infatti non è importante concentrarsi sul quando e dove perché la risposta è già implicita: il quando è il ciascun oggi dell’uomo, perché ogni momento è occasione, «Kaipōs», per incontrarsi con l’Eterno, per trasformare la propria vita in possibilità di crescita nell’autodonazione; ogni luogo è ovunque perché dove si trova l’uomo lì il tempo è già indirizzato verso il Fine, «telos», per cui ognuno è creato, cioè l’unione con Dio, entrando per sempre nella circolarità di amore che scorre tra il Padre, il Figlio e lo Spirito, immessi in una dinamica di conoscenza di Dio che non avrà mai fine.

vv.30-31: La parola generazione ha suscitato molte controversie in quanto si presta a diverse interpretazioni. In alcuni passi della Scrittura è utilizzata per definire un periodo di quarant’anni (Num 32,13); in altri contesti indica centoventi anni (Gen 15,13-16); infine, può riferirsi semplicemente alla contemporaneità di una generazione. Nel nostro brano biblico l’interesse è da concentrarsi sul collegamento stesso che intreccia i versetti: quando i segni descritti da Gesù cominceranno ad apparire, la Tribolazione e la seconda venuta sono prossime.

«Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». La nostra vita è costantemente immersa in un flusso di parole, che influenzano i nostri pensieri, sentimenti e azioni. Molte si rivelano effimere e transitorie, la Parola d'amore di Dio è l'unica vera ed eterna. Il Signore ci chiama ad aprire gli occhi alla luce della sua Parola riconoscendo in ogni evento la chiamata ad accogliere il suo amore. Solo su di Essa possiamo trovare e fondare il senso del nostro esistere. Poggiandoci per fede alla roccia della sua Parola possiamo abbracciare il Mistero per cui le sofferenze, i problemi, le angosce, i fallimenti sono i germogli che spuntano dal ramo della croce. Solo in forza di quella Parola possiamo leggere negli avvenimenti di morte il germe di vita, imparando a vedere e a vivere in essi la storia della salvezza.

v.32: Gesù vuole farci capire che questi grandi segni servono ad indicare un tempo che coinvolgerà la storia e non un giorno o un’ora in particolare. Qui coesistono due componenti: la prevedibilità e l’imprevedibilità. La natura dei segni che annunciano la Tribolazione e la seconda venuta di Cristo è in sé prevedibile e non imprevedibile allo stesso tempo, perché quando questi segni appariranno possiamo per certo dire che la Tribolazione è in arrivo, ma non possiamo dire esattamente quando. Prepararci a questi eventi significa disporci a posare sulla realtà uno sguardo da redenti, con gli occhi della fede.

Fonte:www.figliedellachiesa.org


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