Compagnia di Gesù Commento II Domenica di Avvento - Anno C


II Domenica di Avvento - Anno C
Lc 3, 1-6
Congregatio pro Clericis
Nella II Lettura, tratta dalla Lettera dell’apostolo Paolo scritta ai cristiani della città di Filippi, in Grecia, intorno agli anni 50, abbiamo ascoltato: “Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo”.  San Paolo potrebbe dire lo stesso di ciascuno di noi, della nostra personale cooperazione per il Vangelo?

La diffusione del Vangelo non è affare riservato ai preti e alle suore, ma è compito di ogni cristiano. Tutta la Chiesa è missionaria. Il Papa Francesco insiste continuamente sull’immagine della ‘Chiesa in uscita’. Questa espressione è legata ad un altro dei punti fondamentali dei suoi discorsi: la gioia. Infatti, è la gioia che ci deve spingere ad uscire. Uscire per annunciare esattamente il Vangelo, parola che significa: buona notizia, annuncio di gioia. Non tanto ‘la buona novella’, espressione che nel linguaggio corrente fa pensare a storielle per bambini, ma ‘la buona Notizia’, la notizia fondamentale della nostra vita, la buona notizia per eccellenza, quella che da sempre attendiamo.

E qual è questa notizia? Che sei amato! Gesù di Nazaret, l’oggetto – per dir così – della buona notizia, ci dice, anzi ci fa vedere (perché dirlo è molto facile) che siamo amati. Tutto il Vangelo esprime questo. Sei un lebbroso? Sei amato. Sei un cieco, uno zoppo, un paralitico? Sei amato. Sei un fariseo, uno di quelli che pensano di essere a posto, di essere una brava persona perché sostanzialmente si comporta bene, anche se non sa che cosa sia l’amore? Sei amato. Sei una straniera e pagana, come la Cananea? Sei amata. Sei una prostituta? Sei amata. Sei un’adultera? Sei amata. Sei al servizio dei nemici del tuo Paese e un ladro (come Zaccheo)? Sei amato. Sei un ladrone, forse omicida (come i ladroni sulla croce)? Sei amato… E questo amore incondizionato bussa alla porta della tua libertà e ti chiede solo di essere accolto.

“Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, ci sembrava di sognare. Allora la nostra bocca si aprì al sorriso, la nostra lingua si sciolse in canti di gioia”, ci ha detto il salmo responsoriale tra le due prime letture.  I prigionieri di Sion siamo noi, prigionieri delle nostre varie forme di handicap (siamo tutti handicappati): siano fisiche, siano psicologiche o morali, come disordini affettivi, durezze a volte implacabili del cuore, fame di potere in qualunque ambito, apertura alla corruzione, sete insaziabile di denaro, ansia per il futuro, lamenti, incapacità di ascolto….  Invece, una volta che hai aperto il cuore a questo amore - che abbraccia tutta la tua povertà dicendoti: “Sei più grande di tutto il male che può abitare il tuo cuore, o che puoi anche aver fatto, o di tutto il bene che ti sei rifiutato di fare pur avendone la possibilità” - capisci che cosa sia l’amore e che cosa sia la gioia.  E non puoi non parlarne. Perché anche altri ne facciano esperienza. Questo è il cooperare alla diffusione del Vangelo di cui parla San Paolo.

Forse, in questo nostro mondo - spesso insensibile ad un discorso cristiano - ci sarà impossibile raccontare l’esperienza di aver ricevuto la buona Notizia per eccellenza, la più importante della nostra vita, cioè appunto che qualcuno, Gesù di Nazaret, mi ama di un amore di cui nessuno è capace. Ma San Paolo continua: “Prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio”. La vostra carità, cioè: il vostro amore. Forse non possiamo o non riusciamo a parlare dell’amore che abbiamo almeno un poco sperimentato in Gesù di Nazaret, ma possiamo cercare di viverlo, questo amore, nella vita quotidiana. Esercitando il discernimento circa ciò che è meglio, come dice Paolo, cioè esattamente circa ciò che costituisce il maggior amore qui in questo momento. Questo discernimento possiamo sempre farlo, anche se a volte, esattamente per i nostri handicap, o perché diamo ascolto a chi semina disumanità intorno a noi, non riusciremo a compiere ciò che abbiamo capito esserci richiesto.

Questa è la via, questo è raddrizzare i sentieri del Signore, questo è riempire ogni burrone e abbassare ogni ostacolo, secondo quanto dice Giovanni il Battezzatore, citando il profeta Isaia. Questo è preparare la via del Signore, di quel Signore al quale ci prepariamo ad andare incontro in questo Avvento, che da poco abbiamo cominciato a vivere nuovamente, riassaporandone la gioia.



Compagnia di Gesù (Societas Iesu)

Fonte:http://www.clerus.va

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