fr. Massimo Rossi,Commento IV Domenica di Avvento (Anno C)

Commento su Luca 1,39-45
fr. Massimo Rossi  

IV Domenica di Avvento (Anno C) (23/12/2018)

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Due giorni ed è Natale! comprati i regali? Almeno nelle ultime 48 ore, riusciamo a raccoglierci per il rush finale di questo cammino iniziato poco più di venti giorni fa? la stanchezza del viaggio si fa sentire, le forze sono ormai limitate... non disperdiamole in mille rivoli che, tutto sommato, non conducono a nulla, o, se conducono in qualche posto, certamente non è Betlemme.

Ma eccoci al Vangelo, famosissimo, della visita di Maria a santa Elisabetta: possiamo dire che per lei, per Elisabetta, Natale arrivò qualche mese prima: il prodigio che avvenne appena l'anziana puerpera ebbe sentito il saluto della ragazza, è l'effetto che dovrebbe produrre il Natale del Signore in ciascuno di noi: dovremmo sussultare di gioia perché Dio ci benedice irrompendo nelle nostre case, nei nostri affetti,...

Questo dono, del tutto inaspettato della presenza di Dio, crea sconcerto, e suscita scompiglio, se non addirittura imbarazzo; non soltanto ci sfiora a livello emozionale; se appena gli apriamo la porta e abbassiamo le difese, il Natale del Signore ci arriva dritto al cuore!...accade un po' come quando in un preparato chimico si inserisce l'enzima giusto, che funziona da elemento catalizzatore e produce la reazione chimica.

In altre parole, la presenza di Gesù nella nostra vita, e soltanto quella, ha il potere di ‘produrre' una particolare reazione chiamata amore cristiano, e solo quella! Tutto ciò che non corrisponde, che non è conforme all'indole cristiana, più propriamente alla persona di Cristo, decade.

Come si fa a capire se in una porzione di segatura metallica c'è del ferro? Basta utilizzare un magnete; le particelle ferrose verranno attratte dalla calamita, mentre il resto rimarrà inerte.

Per oggi la lezione di chimica e fisica è finita!... credo di aver reso l'idea.

Il segreto è renderci compatibili, accettare di entrare nel raggio di azione di Cristo, come un corpo celeste viene attratto da un pianeta, entra nella sua orbita e ci resta. Adesso anche l'astronomia? Beh, se l'astronomia può servire a spiegare il mistero dell'Incarnazione, perché no?

Il concetto di Incarnazione viene abitualmente definito come l'ingresso del Verbo di Dio nel mondo degli uomini. In verità, questa spiegazione rende ragione del mistero del Natale, ma solo per metà: l'altra metà del mistero è per così dire ‘simmetrica' alla prima: in tanto il Verbo di Dio può entrare nella vita degli uomini, in quanto gli uomini accettano di entrare nella vita del Verbo.

Una relazione non è mai a senso unico: Dio ci dona la sua Grazia, noi gli doniamo la nostra carne, il nostro corpo, la nostra umanità. Potremmo reagire mettendoci le spalle al sicuro: “questo lo ha già fatto Maria, per noi, duemila anni fa, rispondendo sì all'angelo Nunziante”.

In verità la faccenda è un po' più complicata... la salvezza che Dio ci ha offerto inviando suo Figlio, esige che noi accettiamo l'offerta. E l'accettazione non può essere implicita, né teorica...

La vita cristiana deve essere sostanzialmente diversa, e la diversità deve essere riconoscibile. Esattamente come avviene nella suddetta reazione chimica: senza quell'enzima non accade nulla! senza Cristo non c'è amore cristiano, ma solo amore egoista; senza l'esempio di Cristo non c'è nessuno che mi possa convincere a donare la vita, fino a morire, se fosse necessario.

Non basta la fede intellettuale, non basta condividere il concetto di fede... sarebbe solo accademia. È necessario che questa idea pensata, elaborata, discussa, confrontata a livello comunitario, abbia poi uno sbocco nella vita pratica, a livello di scelte individuali e di comunità.

Quante volte ce l'hanno ripetuto!

Attenzione, però, chiediamoci: quanto c'è di nostro nelle scelte che operiamo? e quanto, invece, è frutto di osservanza esterna, di ossequio ad una legge che non abbiamo ancora del tutto assimilato?

Non è detto che ciò che obbliga, sia anche necessario a nostro modo di vedere.

In ciò sta la differenza tra un bambino obbediente e un adulto maturo.

Il bambino rispetta le regole che gli hanno imposto i genitori; ma lasciatelo da solo un pomeriggio - anche meno... - e le regole saltano, il bambino si scatena, con gli esiti che possiamo ben immaginare. Tutti siamo stati bambini! Peccato che molti lo hanno dimenticato...

L'adulto maturo, che cioè ha assimilato la norma, perché ne ha colto il valore intrinseco e dunque la necessità, farà magari le stesse cose di quando era bambino, ma con una motivazione, una partecipazione interiore e un'autonomia che prima non aveva; allora sì che la scelta sarà veramente autentica, cioè lascerà una taccia profonda e caratterizzante nel soggetto che la compie.

In antico si parlava di atti morali veramente virtuosi, che cioè rendono virtuoso colui che li realizza.

La seconda lettura che abbiamo ascoltato, tratta dalla Lettera agli Ebrei, sottolinea il fatto che il Verbo si è incarnato nel mondo non solo per fare qualcosa, ma per essere qualcuno: la presenza del Cristo non è primariamente nell'ordine dell'agire, ma nell'ordine dell'essere; Cristo non è primariamente un codice di comportamento, come quello ricevuto da Mosè; Cristo è una persona!

In ultima analisi, la fede non è solo questione di comandi da realizzare e di divieti da rispettare; la fede è prima di tutto una questione di vita, di identità intima e profonda!

Credere nel Dio di Gesù Cristo significa allora credere anche in noi stessi; rifiutare Gesù Cristo significa rifiutare una parte di noi stessi; perché a Natale, Dio è entrato nel mondo, cioè nella nostra storia, cioè in noi! E noi non siamo diversi dalla nostra storia!

Il Natale del Signore ci ha dato quel motivo in più - evidentemente ci mancava! - per diventare ciò che la Legge obbligava a fare, senza tuttavia avere la forza e l'autorità di convertirci nel profondo. Per realizzare il bene della conversione, ci voleva Lui, ci voleva Gesù!

La sua vicenda ci ha insegnato ad amare senza paura Colui che prima incuteva timore: prima era l'Inconoscibile; ora invece lo conosciamo, perché Gesù ce lo ha rivelato. E quando non c'è paura, allora l'amore è vero amore! E per amore, possiamo anche sorprenderci a dire parole, a compiere gesti, che diversamente non diremmo e non faremmo!

Questo è il senso del Natale! Per questo anche noi possiamo esultare, come esultò Elisabetta.

E questo è anche l'augurio che mi sento di formulare a poche ore dalla Notte Santa, nella quale celebreremo la nostra vita, diventata Vita stessa di Dio.

Fonte:www.qumran2.net


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