Fra Milko G."Ora attingete e portatene al maestro di tavola".


II domenica del tempo ordinario - Anno C
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"Ora attingete e portatene al maestro di tavola".
In questo brano del vangelo di Giovanni si trovano diversi elementi che ricorreranno anche più avanti nella vita di Gesù:
il riferimento ai tre giorni (cf. 2, 19-20) ,
la presenza di Maria (cf. 19, 25-27),
il vino (cf. 4, 46),
il miracolo o segno, come definito nella teologia giovannea (cf. ad esempio 12, 37; 20, 30).
Il contesto è quello delle nozze, che ci ricordano quelle tra Cristo (lo sposo) e la Chiesa (la sposa). Nella sua umanità la Chiesa manca sempre di qualcosa, l'uomo, senza Cristo, che è immagine visibile del Dio invisibile (cf. 2Cor. 4, 4), non è mai completo; può organizzare nozze, unioni, ma senza la presenza di Dio che sigilla e santifica l'evento, rendendolo anche sacramento, tutto questo è senza valore, senza speranza, senza la presenza dell'eternità.

Il vino, nel simbolismo liturgico, rappresenta il sangue di Cristo, versato per santificare e suggellare tra loro i due sposi, che ci rammentano propriamente l'unione tra Cristo e la Chiesa.

Nelle nozze di Cana questo suggello si indebolisce nel momento in cui viene a mancare il vino, elemento importante per esaltare una festa e dare gioia; nello stesso tempo, poiché suggello è anche il sangue di Cristo possiamo percepire come la sofferenza non possa essere dicotomica alla gioia, bensì ad essa strettamente unita.
Non ci sono rose senza spine...

In questa categoria di senso si inserisce la figura di interceditrice della madre di Gesù, che nella sua sensibilità ed empatia per quegli sposi, Lo prega di intervenire affinché Egli possa salvarli davanti a tutti i loro ospiti.
Maria, dunque è custode della gioia, in modo particolare di quella sponsale e in modo ancor più specifico della gioia tra l'anima e Dio.
Insensato non ricorrere a Lei costantemente.

Maria è anche madre della Chiesa, madre dell'umanità e nella sua stessa umanità trasmette la necessità di chiedere e pregare Dio per salvare le nozze della nostra vita con Lui, ma anche per salvare tutte quelle nozze che sono in difficoltà.
Senza Dio, che porta il vino buono della gioia, non vi sono nozze. Senza Dio non c'è alcuna possibilità di festeggiare, non c'è nessuna festa, nulla viene sigillato, si perde il senso della propria vita, restando soltanto la sofferenza, mentre ogni possibile gioia è una mera ed effimera illusione.

Ed è il caso di affermare quanto si percepisca oggi, purtroppo, questo tentativo di cancellare, di annichilire, di sterilizzare la presenza Dio all'interno di tante famiglie, spezzate dal dolore e da tanti drammatici eventi. Quando si cancella Dio dalla propria vita, quando si vuole annullare l'amore di Cristo, quando si vuole negare la possibilità di salvezza ed il cambiamento che Cristo può fare nella nostra vita, allora non può che verificarsi lo smarrimento e la ricerca di quei "beni" che alla fine si rivelano mali molto dannosi e dolorosi.
Surrogati che aumentano spaventosamente il vuoto in ogni famiglia.

Questo brano evangelico mostra anche come Cristo possa cambiare la sorte delle nozze partendo da un elemento estremamente semplice e fragile come l'acqua.
Fragile e innocuo, ma primario.

Noi possiamo immaginarci tutte persone fragili e nella nostra fragilità Cristo, spesso anche per intercessione della Beata Vergine Maria, riesce ad operare cambiamenti che ci reincanalano nella via della salvezza.

Inizialmente Cristo sembra rivolgersi con apparente severità a sua madre, ma poi Egli stesso, che da buon pedagogo suscita gesti di fede, asseconda le sue preghiere, che sono, in qualche modo, la nostra preghiera. La severità di Cristo, infatti, è più dolce del miele e più grande di ogni misericordia.

Il segno di Cristo a Cana di Galilea ci esorta a ricordare che Lui è il centro di ogni festa, il centro della nostra vita, Colui che proprio con tali segni vuole mostrarci la strada per realizzare ed attualizzare la nostra salvezza.

Una festa che genera festa, che genera Chiesa. La festa è dunque per la missione.

Prima di concludere, una semplice preghiera: "Signore, tu che scrivi dritto sulle righe storte, mostrami la via, non lasciarmi mai solo.. trasforma la mia acqua nel vino della festa perché in molti possano attingre alla gioia e conoscerti come doce sposo e creatore".


Milko G.

Fonte:www.ilcattolico.it



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