Don Paolo Zamengo,"Gesù restò solo con il Padre"

II Domenica di Quaresima (Anno C) (17/03/2019)
Gesù restò solo con il Padre       Lc 9, 28b-36

Perché Pietro contesta Gesù? Gesù vuole fare cose non in linea con ciò che i discepoli e la gente si aspettava. Pensavano di dare fiducia un Messia trionfatore, sulle orme di Elia e di Mosè. Mosè il grande condottiero e liberatore dalla schiavitù di Egitto era stato così vicino a Dio da ricevere direttamente da lui le tavole della legge. Elia profeta tra i più grandi aveva ripulito Israele da tutti i falsi profeti.

I discepoli si aspettavano un Messia così, come Elia, come Mosè, potente, trionfale, giusto, liberatore, carismatico. Ma non è proprio questo che Gesù promette di fare. Non possono e non riescono ad accettare il suo programma.

E allora Gesù che fa? Gesù se li porta su un alto monte,  sul Tabor, non molto alto ma isolato, in mezzo al deserto, perché ora, nel deserto devono andare i suoi discepoli perché la tentazione minaccia proprio loro. Hanno bisogno di attraversare il deserto e la tentazione. Hanno bisogno di preghiera per capire chi è veramente Gesù.

Non è Gesù che deve essere come Mosè e come Elia, ma sono Elia e Mosè che devo essere visti in funzione di Gesù.  Pietro esclama: “Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Il centro della proposta non è Gesù ma Mosè. Pietro non si schioda dai suoi schemi.

A gettare la giusta luce su Gesù è la voce del Padre che squarcia il cielo: “Questi è il Figlio mio, l’eletto, ascoltatelo”.  Gesù va ascoltato e non più né Mosè né Elia, personaggi grandi certo, ma del passato. L’oggi di Dio appartiene a Gesù.

Perciò Gesù non ha paura di deludere le loro aspettative. Non è come volevano che lui fosse, non è il Messia trionfatore ma si presenta come il Messia sofferente. Non farà morire gli operatori di iniquità, ma saranno loro a far morire lui.

Gesù non ha paura di essere se stesso. Essere fedele a se stesso dà coraggio e forza.  Gesù ha la forza di Mosè e ha l’ardore di Elia ma sente di non dover essere come loro e di avere una missione ancora più grande da compiere.

Gli evangelisti Matteo, Marco e Luca collocano l’episodio della trasfigurazione tra il primo e il secondo annuncio della passione.  Pietro si mette in mezzo e tenta di ostacolare e dissuadere Gesù dal suo proposito.

Perché Gesù vuole andare a tutti i costi a Gerusalemme? La risposta è una sola: perché è la sua missione. Andare e annunciare, proprio nel tempio, centro della legge e della liturgia di Israele, il Dio diverso, il Dio del nuovo testamento. Mandato da suo Padre del quale si sentiva figlio amato.

Caro Pietro, ti stai chiedendo chi glielo ha fatto fare e non trovi una risposta. È stato Dio, il Padre. Gesù è andato dove doveva andare per rispondere a quell’amore che lo costituito figlio amato..

Quando appartieni a Dio, e lo capirai anche tu Pietro, puoi smettere di cercare sicurezze umane. Tu appartieni a lui e, se lui è con te, non sei mai solo. La vera libertà viene dall’appartenere a Dio.  La forza di andare viene dalla consapevolezza di ciò che si è. Sapere cosa devi fare e farlo, allora la tua via diventa luminosa, chiara, orientata, integrata. Tutto viene da Dio.

E l’odio gratuito e ingiustificato di cui Gesù fu oggetto per tutta la vita, gli permise di sviluppare la sensibilità profondissima per ogni creatura. Nessuno merita odio ma tutti abbiamo bisogno d’amore.  Gesù va deciso a Gerusalemme perché ciò che succederà ha il senso di riempire la sua vita e la nostra. Tutto ci riguarda, tutto ci è donato.




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