Don Ivan Licinio"Oltre quelle pietre non ancora rotolate"

DOMENICA DI PASQUA /C
Oltre quelle pietre non ancora rotolate
Vangelo di Giovanni (20,1-9)

Che vita sarebbe senza la speranza che Cristo ci ha donato in questo giorno?
Sarebbe una corsa, una corsa disperata. Come quella della Maddalena verso Pietro e Giovanni, come quella degli stessi Pietro e Giovanni verso il sepolcro. Una corsa che accomuna tanti uomini e donne nell’accaparrarsi sempre di più: una corsa al potere, al successo, al denaro, alla fama. Una corsa che ci fa perdere di vista le cose importanti come le parole degli amici. Infatti neanche Giovanni e Pietro ricordano quanto Gesù aveva annunciato loro riguardo la sua morte e resurrezione.

Ma è anche una corsa che trasforma la vita in un tempo liquido, senza mai godere della felicità nascosta nella lentezza delle piccole cose e nella lunghezza dei sentimenti autentici. Siamo sempre di fretta, viaggiamo e navighiamo ad alta velocità, e non abbiamo più tempo per fermarci a pensare su quale dono sia la vita e sul tempo che ci è stato dato per godercela prima di restituirla. La vita diventa, allora, una corsa verso un sepolcro, senza sapere quello che ci aspetta. Così come Pietro e Giovanni non sanno cosa li attenderà una volta arrivati al sepolcro.

Giovanni, il più giovane, arriva per primo ma non entra nel sepolcro di Gesù. Perché? Se corri per avere delle risposte, perché fermarti sull’uscio della soluzione? Giovanni è bloccato dalla paura del vuoto. Quel sepolcro vuoto che non ha senso – ma che dà un senso a tutto -, lui non riesce a comprenderlo. È quella paura che abbiamo di entrare nei vuoti che non hanno senso e che incontriamo lungo la vita. Il vuoto di una perdita, di una malattia, di una delusione, di una felicità distrutta, di una scelta sbagliata, di un sogno infranto. È la paura di tanti giovani che vedono il loro futuro sempre più vuoto o, per meglio dire, svuotato di certezze e di opportunità. Tanti vuoti che, pian piano, ci svuotano perché non sempre riusciamo spiegarceli e quindi ci spaventano. Giovanni, che pur era stato l’unico a stare sotto la croce, ora non riesce ad entrare nella risurrezione. La sua è la fede di chi ha imparato a soffrire ma non riesce ancora a risorgere perché non riesce a portare quel vuoto dalla parte giusta: oltre la pietra rotolata.

Arriva Pietro, l’apostolo anziano, colui che diverse volte era stato rimproverato da Gesù e che porta ancora il peso del suo rinnegamento: forse pure per questo arriva tardi. Però lui entra. Lui fa in modo che quel sepolcro vuoto non sia più disabitato, e pur nell’incredulità, capisce ciò che è successo. Gesù è davvero risorto!

Ora tutto torna, pure quel vuoto e il vuoto dei tre giorni precedenti. È la testimonianza di Pietro a convincere Giovanni ad entrare perché a volte per credere c’è bisogno di essere in due. Grazie alla fede di Pietro, Giovanni riempie la sua lacuna e anche noi possiamo dire che risorgere significa permettere a Gesù di abitare il nostro vuoto affinché, rotolate tutte le pietre che ci portiamo dentro, possiamo rinascere a vita nuova.

Auguri, perciò, di una Pasqua piena; di una Pasqua, cioè, che possa riempire i vuoti dei vostri cuori e donarvi, così, la vera gioia.

Auguri e buon cammino con il Signore Risorto!
Fonte:diariodiunseme.com



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