Don Paolo Zamengo, Amare infinitamente tutti (le palme)

DOMENICA DELLE PALME 
Amare infinitamente tutti  (le palme)

Il rapporto di Gesù con la folla è sempre stato per prendersene cura, per sfamarla, per annunciare la buona novella. Ma Gesù ha sempre fuggito la folla come luogo per misurare il consenso. Oggi, la folla della stessa città passa dagli “Osanna” al grido di “Crocifiggilo”.

Non è nelle dinamiche di consenso o di dissenso con la folla che misuriamo il successo di Gesù. Non è nelle dinamiche della folla che trova ragione e vita la nostra fede.

Il luogo di Cristo e della nostra fede è il Calvario, dove Gesù, espulso dalla città, dai luoghi della folla, dai luoghi della cultura e delle convinzioni dominanti, racconta la storia di Dio e la storia dell’uomo.

Sul Golgota, Gesù racconta che Dio ha creato l’uomo come persona libera e per amore e che desidera essere amato dall’uomo realmente e dunque liberamente.

E perché la libertà dell’uomo sia vera, perché l’amore sia vero, Dio, l’onnipotente, si costringe all’impotenza, accettando il rifiuto dell’uomo. Ma non dimentica un solo momento  che, nella sua libertà, l’uomo fa scelte di bene o di male, sperimentando la propria fragilità e le sue conseguenze.

A Dio però non basta guardare da lontano e soffrire. Cosa fa un padre e cosa fa una madre di fronte alla sofferenza di un figlio? Se lo abbracciano, se lo stringono, lo accarezzano, lo baciano, piangono e sussurrano: “vorrei soffrire solo io al posto tuo”.

E Dio fa molto di più, infinitamente di più. Nella pienezza del tempo, Dio, per amore, si incarna. Prende la mia e la tua storia e la fa diventare la sua storia. Il peccato, la fragilità, la sofferenza, la morte di ciascuno di noi diventano suoi.

Dio non redime il nostro peccato, la nostra fragilità e la nostra morte da lontano, riappropriandosi della sua onnipotenza,  facendosi padrone delle nostre scelte, dei nostri sentimenti e togliendoci la libertà. Il Calvario e la Croce sono il luogo dove la libertà e il dolore dell’uomo incontrano la libertà e il dolore di Dio.

Dio per amore si fa compassione, misericordia e si fa sacrificio di sé. Perché l’amore di Dio è infinitamente più grande di qualunque nostro peccato, sofferenza e morte. Il Calvario e la croce rivelano che l’onnipotenza di Dio non è per decidere tutto ma solo per amare infinitamente tutti.

Stare con Gesù, nella solitudine del Calvario, ci permetterà di capire che non c’è nulla di esistenzialmente più bello che ascoltare Dio che, dalla Croce, ci racconta la sua e la mia storia.

La nostra vicinanza non si limiterà solo ad ammirare  Gesù per il suo coraggio e il suo sacrificio, ma lo accompagneremo nella profonda solitudine della sua sofferenza. Rimaniamo a lungo con Gesù sotto la croce e fortunati noi se dal nostro cuore  sgorgherà la preghiera del buon ladrone: “Signore ricordati di me”.

La risposta di Gesù la conosciamo, ma la sentirà soltanto chi gli sarà vicino, molto vicino.


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