D. Gianni Mazzali SDB, "SIAMO EREDI DI GESU'"

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5a Domenica di Pasqua - Anno C  Omelia
SIAMO EREDI DI GESU'

Molti perdono la serenità e la pace quando hanno a che fare con una eredità. Non è infrequente che i parenti di una persona anziana la circuiscano, con dubbiose espressioni di affetto ed interessate attenzioni allo scopo di assicurarsi quello che si ritiene possa essere un cospicuo patrimonio. Si giunge ad odiarsi, anche tra fratelli e sorelle, nella spartizione astiosa dei beni di famiglia. La Parola di Dio attraversa queste nostre contraddizioni stimolandoci a sollevarci dall'avidità e soprattutto presentandoci il testamento che rivela agli Apostoli l'eredità di Gesù: il suo dono totale nell'amore che è la ricchezza più preziosa della nostra vita.

LA PORTA SPALANCATA DELLA FEDE

Già abbiamo riflettuto domenica scorsa sul respiro universale della salvezza che Cristo ha donato a tutti, indistintamente. La pagina degli Atti che ci viene proposta oggi descrive il Vangelo di Gesù in azione, in movimento, grazie all'azione missionaria di Paolo e Barnaba. Ci viene presentato il primo viaggio missionario di due grandi convertiti: Barnaba ebreo, originario di Cipro, convertitosi dopo la Pentecoste e Paolo di Tarso, un tempo accanito persecutore dei cristiani e nemico di Cristo ed ora missionario del suo Vangelo sia tra gli ebrei che tra i pagani. La fede in Gesù non è tesoro preziosamente conservato e protetto, disponibile solo per pochi e monopolizzato da chi ritiene di averne l'esclusiva. C'è un dinamismo dirompente nel vangelo di Gesù che si impone sulle stesse persone che lo diffondono, che ne dilata le categorie, che ne supera i limiti e i condizionamenti: "(…) riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede".
Il messaggio della "porta aperta della fede" ci purifica e ci invita a rivedere le nostre posizioni, la nostra categorie, a volte ristrette, spesso, anche involontariamente, esclusiviste. Credo sia salutare ammettere che in fondo tutti siamo spesso sulla soglia della fede, anche dopo tanti anni di vita cristiana e di pratica religiosa. Varcare il grande portale della fede significa affidarci, senza remore, alle sorprese, alle meraviglie, alle prove, alle contraddizioni, alle crisi di un sì, di un affidamento che non sembra mai essere definitivo, che ci sgomenta, che ci sconvolge, che non ci consente mai di sentirci dei privilegiati. La porta è sempre di fronte a noi, aperta e noi abbiamo la percezione di essere entrati, di esserci avventurati, ma di non essere mai riusciti a realizzare un possesso, una certezza incrollabile. E' la sfida di Dio che non ci impedisce i nostri compromessi, ma che ci incalza con un desiderio, un bisogno profondo di verità e di abbandono.

CIELO NUOVO E TERRA NUOVA

Varcare la soglia ci consente di contemplare un panorama inedito, una visione inaspettata, avviarci per un cammino ignoto, ma che ci dà la pace, ci rassicura la mente ed il cuore: "(…) vidi un cielo nuovo ed una terra nuova: il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più". Quasi alla conclusione dell'Apocalisse ci vengono, per così dire, sillabati il cielo nuovo a la terra nuova: "Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro". Dio ha attraversato il cielo, la realtà che gli è propria, ed è venuto a condividere il nostro cielo e la nostra terra, cambiandoli, trasformandoli. In Gesù Dio si è preso la "nostra" vita per renderla "sua" e riconsegnarcela rinnovata, radicalmente nuova: "asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate".
Che potente invito, anzi dolce monito, a fidarci dell'energia rinnovatrice di Gesù, Figlio di Dio, uomo come tutti noi che, con la sua risurrezione, ci ha veramente "cambiato la vita"!


I DISCEPOLI DI GESU' SI AMANO GLI UNI GLI ALTRI

Anche Gesù ha fatto testamento! Gli Apostoli, e noi lo saremmo stati egualmente, erano preoccupati e desideravano accaparrarsi i vantaggi, i privilegi che pensavano derivassero dall'essere con Gesù. C'era scompiglio, c'erano gelosie, risentimenti. Durante l'ultima cena regnava un'aura di mistero e forse sotto sotto gorgogliavano tante sopite aspettative. Gesù li disorienta prima lavando i piedi a ciascuno e poi li svuota delle loro aspirazioni: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri". E la misura, il parametro, il limite? Quanto, come, Gesù?
"Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri": la porta spalancata dell'amore schiude ad un cielo ed una terra rinnovati dalla fede e dall'amore.

"Per essere felice,
occorre una cosa sola:
amare, e amare
con sacrificio di sé,
amare tutti e tutto,
stendere in tutte le direzioni
la tela di ragno dell'amore:
chi ci capita dentro,
quello va preso".

(Lev Tolstoj)
Don Gianni MAZZALI sdb

Fonte:http://www.donbosco-torino.it


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