Don Attilio GIOVANNINI sdb"Diventare celesti"

7a Domenica: Ascensione - Anno C  Spunti per la Lectio
Diventare celesti

Gli gridavano: Se sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!
Lui non è sceso e loro pensarono che l'erano tolto di mezzo.
Gli urlavano: Hai salvato gli altri: perché non salvi te stesso?
Ma proprio perché non ha "salvato se stesso" ha salvato gli altri, compresi loro, quelli che gli urlavano contro. E adesso i suoi nemici non sanno se esserne lieti o tristi. Dovrebbero essere ben lieti che non li ha ascoltati, perché adesso c'è anche per loro una vera salvezza, perfino per loro c'è un perdono.
Gesù, sì, col suo corpo fisico non c'è più, ma con la sua persona c'è più di prima. È quanto hanno scoperto subito i suoi discepoli, i quali hanno parlato della sua morte come elevazione al Padre, o ascesa al cielo. Il cielo, naturalmente, non è un luogo, ma una condizione: è essere al di sopra del tempo e dello spazio, è contenere in sé tutto il tempo e lo spazio, per cui si può essere in relazione con ogni tempo e ogni spazio.
È lo stesso modo di essere che riconosciamo ai nostri cari defunti, che sentiamo sempre con noi; in particolare sentiamo vicini i santi, che ci ascoltano e ci soccorrono. Essi sono presenti e raggiungibili perché partecipano al modo di essere di Dio. Chi può essere più vicino a noi di Dio? Ma se Dio è vicino, la sua grazia è vicina. Alla domanda degli apostoli, se

*** È questo il tempo in cui costituirai il Regno di Israele?

la risposta è apparentemente negativa; in realtà assicura loro che riceveranno lo Spirito di Dio e saranno così in grado di essergli testimoni. Ma questo non costituisce di fatto la nuova comunità dei figli di Dio, il nuovo Israele? Certo! Ecco il Regno! Con una particolarità: che i confini di questo nuovo Israele sono dilatati fino ad abbracciare tutta la terra. Hanno ben ragione dunque i discepoli di ripartire da Gerusalemme pieni di gioia. E proprio perché la presenza in mezzo a loro è un fatto, non hanno tanto bisogno di attendere un suo "ritorno" futuro, che instauri un mondo nuovo in una data determinata da indovinare. Questo mondo nuovo si sta già costruendo ogni giorno per l'azione di Dio in noi tramite lo Spirito Santo.
Lo Spirito Santo è fondamentale anche per la ragione che Gesù celeste è in contatto con noi a condizione che noi siamo elevati fino a lui, cioè che abbiamo un qualche accesso alla trascendenza. Cosa che ci assicura precisamente lo Spirito Santo, a partire dal battesimo.
È questo accesso alla trascendenza che permette al vangelo di Giovanni di asserire che fin d'ora abbiamo la vita eterna. Si tratta solo di mantenerla e di farla sviluppare (una vita che non si sviluppa, sfiorisce e muore). Con la fede e lo Spirito Santo la nostra vita "celeste" si fa sempre più piena:

*** Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio l'amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. (Gv 1423).

Dio con noi! Fantastico!
Il guaio è che possiamo scadere da questa elevazione, trascurando e fiaccando la fede. Spesso ci limitiamo al minimo: la preghierina alla sera, non di più; la messa quasi tutte le domeniche, non di più; la Parola di Dio solo se qualcuno ce la legge, non di più... e per il resto badiamo soltanto a farci gli affari nostri a modo nostro, perché questo è in definitiva quello che ci importa.
Ma così, oltre a non vivere una vera vita, rallentiamo pure la costruzione del Regno. Così appanniamo la presenza di Gesù in mezzo a noi... e il mondo non trova in noi la testimonianza. È una bella responsabilità!
La festa dell'Ascensione ci deve scuotere dalla nostra tiepidezza. Noi viviamo già con un piede nel "cielo", dobbiamo portarci anche l'altro!

Don Attilio GIOVANNINI sdb

Fonte:www.donbosco-torino.it


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