Don Paolo Zamengo, "Alla presenza della tua parola "

VI Domenica di Pasqua (Anno C) 
Alla presenza della tua parola    Gv 14, 23-29
 
Quando Gesù rivolge ai suoi discepoli le parole che abbiamo appena proclamato, conferma che, in quel momento, è ancora tra di loro. “Vi ho detto queste cose mentre sono ancora con voi”.

Ma non sarà per molto ancora. La sua presenza fisica sarà sottratta ai loro occhi per fare posto a un nuovo modo di essere presente. Più prodigioso e più profondo.  Con i discepoli Gesù era stato felice e i discepoli con lui. Affetto, fiducia, intimità, partecipazione, nulla è mancato per una vera amicizia. Un crescendo che sembrava interminabile.

Gesù invece annuncia che questa intimità dei cuori un giorno deve finire e non è bene per loro che continui. I discepoli avevano bisogno di ricevere molto e molto hanno ricevuto. Era giunto il  tempo che il seme fiorisse, ora bisognava permettere che quanto era stato loro dato, ed essi avevano ricevuto, portasse frutto. La parabola del buon seminatore doveva realizzarsi.

Per questo Gesù annuncia un distacco, una separazione. Non è bene restare sempre dipendenti, sempre bisognosi e sempre in attesa di aiuto. Gli apostoli ora devono dare, a loro volta devono donare e condividere: per questo è bene che Gesù si allontani.

Non fanno così i genitori per educare i figli e farli camminare da soli? Non fanno così per renderli responsabili e autonomi? Allentano le loro braccia anche con il rischio di qualche caduta. I figli non sono abbandonati a se stessi, non sono orfani.

Gli apostoli dopo la risurrezione di Gesù devono cercare una presenza più profonda e intima anche se non più mediata dai sensi. Non vedranno più il suo corpo  è vero, ma saranno invasi, nel profondo del loro essere, dalla sua divinità.

Sembra che Gesù sia loro sfuggito, ma resterà con loro la sua parola. La sua parola ascoltata e accolta farà meraviglie poiché ha la potenza di restituire loro in ogni istante la presenza del Signore. Sarà sufficiente amare Gesù e osservare la sua parola. Gesù li assicura: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”.

La Parola nel nostro cuore è la definitiva dimora di Dio tra gli uomini. La parola è stata piantata nel punto più segreto di noi stessi, là dove a volte sembra dormire ma per essere risvegliata in noi dallo Spirito santo, dalla forza travolgente dello Spirito che la rende meravigliosamente esplosiva. 

Per incontrarlo non c’è bisogno di miracoli né di visioni straordinarie o di nuove rivelazioni.  Non c’è bisogno di altre parole oltre la Parola né di adattamenti per renderla più gradevole.

Forse questa è la sfida di oggi. Conservare la pienezza della Parola.  “Lo Spirito Santo ci insegnerà ogni cosa e ci ricorderà tutto ciò che lui ha detto”. Gesù sa quanto siamo smemorati. Per questo ci chiede di ricordare. Fare memoria della parola più cara e darle vita nella nostra vita. Con il cuore e per il cuore.

Signore noi ti ringraziamo, perché ci hai riuniti alla tua presenza per  ascoltare la tua parola. In essa tu riveli il tuo amore e ci fai conoscere la tua volontà. Fa’ tacere in noi ogni altra voce  perché non accada che la tua parola sia letta ma non accolta, meditata ma non amata, pregata ma non custodita, contemplata ma non vissuta. Manda il tuo Spirito santo ad aprire  i nostri cuori.  Così il nostro incontro con la Parola sarà comunione con te  e con il Figlio e lo Spirito santo,  ora e nei secoli dei secoli.   Amen.


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