Don Paolo Zamengo, "Sveglia: è ora di partire!"


ASCENSIONE DEL SIGNORE “C”
Sveglia: è ora di partire!    Lc 24, 46-53

L’ascensione di Gesù spinge i discepoli a guardare oltre le nuvole e a cercare di sbirciare dentro la casa di Dio per rubare qualche istantanea del paradiso. Frazioni di secondo.

Ma un brusco necessario risveglio riporta tutti alla realtà. Proprio ora che le cose cominciavano a funzionare, Gesù fa le valigie. È come una brina invernale sui teneri germogli della primavera. È come un maggio piovoso come il nostro, addio primavera. La gioia di aver ritrovato Gesù risorto subisce una imprevista interruzione. C’è poco da stare allegri. Gesù ha deciso di andarsene.

Se ne va colui che ha rivelato il volto e soprattutto il cuore dl Dio. Colui che li ha affascinati con le sue parole calde e nuove, con i segni di grazia e misericordia, colui che li ha cambiati dentro. Se ne va Gesù e lascia tre  precise consegne: “Andate, annunciate, battezzate”.

Gli apostoli e noi con loro scendiamo dal monte con un misto di giusta apprensione, di timore forse ma anche di fiducia e di speranza. Gesù è incorreggibile, coinvolge e, anzi, si affida sempre di più alle nostre mani, ai nostri piedi e alle nostre parole: andate, annunciate e battezzate.

Dichiara che è finito il tempo della presenza sulla terra del Dio incarnato, che si è concluso il tempo del Gesù storico e che inizia, anzi sboccia, il tempo della chiesa.

Il cambio è segnato da una benedizione. “Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo”. Questa benedizione non è solo un augurio, una speranza o un conforto.  È l’inizio di una nuova creazione e di un nuovo miracolo. È la Chiesa che nasce, è la Chiesa che cresce, è il lievito della fede che fermenta il mondo, è la linfa che risale il tronco della storia, è il sole che rischiara la notte, è la brezza dello spirito che annuncia l’alba di un nuovo mondo.

La vita quotidiana, ci dice Gesù,  non è il luogo della ripetizione di formule antiche, di liturgie spente e insignificanti, di interrogativi senza risposte ma è la palestra dell’amore creativo e rigenerante, il laboratorio della speranze, il fuoco che forgia nuove relazioni. L’esistenza umana, la vita, la nostra vita è il nuovo tempio in cui incontrare Dio. Noi il suo tempio, l’uomo è la casa di Dio.

Oggi inizia l’avventura degli apostoli di Gesù, non orfani della sua presenza fisica ma carichi del suo spirito. Ha inizio l’esperienza di uomini e donne radunati dalla fede in Gesù.

Dopo la consacrazione, il sacerdote fa, a nome di tutti voi, questa preghiera: “Ti preghiamo umilmente: la comunione, per la forza dello  lo Spirito Santo, ci riunisca in un solo corpo”. Ecco la Chiesa. Noi siamo la Chiesa perché ci nutriamo del corpo di Gesù e perché lo Spirito santo ci dona la sua presenza e la sua forza. 

Ma la Chiesa non è un salotto per un confortevole incontro ma che isola ed estrania. La Chiesa è là dove si vive, dove il tempo interroga e chiede senso e futuro, dove la realtà mette alla prova la speranza.

La Chiesa è dove è Gesù, perché Gesù non è fuggito dal mondo, non se ne è andato in cielo a godersi  la gloria o il meritato riposo. Gesù cammina con la sua Chiesa, in cordata con noi. Sulle nostre strade, per essere guida e sostegno, per essere luce, pane e parola.



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