Don Paolo Zamengo"Il pescatore diventa pastore "


III Domenica di Pasqua (Anno C) 
Il pescatore diventa pastore    Gv 21, 1-1

“Io vado a pescare”. “Veniamo anche noi con te”. Questo è lo stato d’animo di Pietro e dei suoi compagni. Non riescono a pensare a nient’altro per rendere meno amaro il loro presente. Ritornare all’antico mestiere e ripetere i vecchi rituali.

La barca scivola nell’acqua, lanciano le reti ma, quando l’alba biancheggia dietro le colline di Galilea, le reti sono vuote. Non hanno preso nulla. La loro vita è ritornata inesorabilmente ordinaria. 

Ma Gesù non li ha abbandonati, non si è nascosto, è visibile, è in piedi, a riva, e grida qualcosa ma essi sentono solo una voce sconosciuta.  La tristezza dura fino a quando la rete, all’improvviso, sprofonda sotto il peso dei pesci e, Giovanni finalmente grida. “È il Signore”. 

A quel grido tutti accorrono. Pietro si fida della testimonianza del discepolo che Gesù amava e ama. Da allora, attraverso gli occhi e il cuore di Giovanni, tutta la chiesa segue le parole di Gesù.   Accade così anche per i discepoli di Emmaus quando sentono il loro cuore ardere allorché Gesù spiega le scritture e, per loro, spezza il pane.

Solo l’amore sa riconoscere. La fede non è il risultato dei nostri ragionamenti. Non si vede bene che con il cuore. Solo l’amore è degno di fede. Solo l’amore conta. 

Gesù e Pietro, ora, sono uno di fronte all’altro. Gesù guarda Pietro e le sue parole sono una richiesta d’amore: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?”.  Fino a ieri, Pietro aveva sempre risposto in maniera istintiva, senza pensarci troppo. Ma le tre domande di Gesù gli ricordano inevitabilmente il suo rinnegamento. Pietro era un uomo generoso ma anche fragile.

Quando Gesù domandò: “Ma voi chi dite che io sia?” la sua risposta non si è fatta attendere: “Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”. E prima della passione, Pietro promette: “Darò la mia vita per te”. Ma, nel cortile del sommo sacerdote, quando Gesù viene arrestato, Pietro cede alla paura e lo rinnega.

A Pietro,  ora, non resta che la vergogna e il rimorso. Solo lo sguardo di Gesù, pieno di tenerezza indimenticabile, trasforma il suo pianto di amarezza e rimorso, in lacrime di gioia.

“Pietro, mi ami?”  Pietro dubita di se stesso. Ma la sua fiducia è solo nello sguardo di Gesù e nell’amore che promana da quegli occhi.  “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo”. È la sua confessione, è la sua richiesta di perdono.

Pietro ora non si vergogna più e non nasconde l’amore suscitato dal perdono ricevuto. Signore, tu sai che ti amo.  Pietro ha imparato che solo l’amore è degno di fede. E non c’è altro potere al di fuori dell’amore.

Ogni comunità cristiana è composta da uomini e da donne che devono, e dobbiamo, percorrere la stessa strada di Pietro. Amare e accettare di essere amati.  Dobbiamo rinunciare a “credere di amare” illudendoci di farcela da soli . Dobbiamo invece accogliere l’amore di Dio che ci precede sempre e ci guarisce.

Pietro ha imparato che l’amore non si stanca mai dell’amore. Ha imparato che l’amore più grande è il perdono.  Perdono ricevuto e donato. Solo ora Pietro è pronto per la sua missione. Il pescatore diventa pastore. Solo l’amore conta. Solo l’amore canta.


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