Don Marco Ceccarelli, Commento Pentecoste “C”

Pentecoste “C” – 9 Giugno 2019
I Lettura: At 2,1-11
II Lettura: Rm 8,8-17
Vangelo: Gv 14,15-16.23-26
Testi di riferimento: Gen 2,7; 1Re 18,12; Gb 33,4; 34,14-15; Sal 104,29-30; 146,4; Qo 12,7-8; Is
11,2; Ez 37,9; Dn 5,14; Lc 4,1; Gv 3,5-6.8; 4,23-24; At 5,32; Rm 5,5; 8,5.26; 12,1; 1Cor 2,10-12;
3,16-17; 6,19-20; 12,8; 15,45-49; 2Cor 5,17; Gal 4,4-6; 5,16-26; 6,8; Ef 1,5; Col 3,1-2; Tt 3,5; Gc
4,5; 1Pt 4,2-3; 1Gv 3,1; 5,6; Ap 2,7

1. Prima lettura.
- L’evento della Pentecoste segna l’inizio di un tempo nuovo per l’umanità. Se è vero che lo Spirito
di Dio aveva agito anche nei tempi passati (se ne parla nell’Antico Testamento), tuttavia ora appare
qualcosa di nuovo. Se in Gv 7,39 si dice che «non c’era ancora lo Spirito perché Gesù non era ancora stato glorificato», non significa che non avesse già operato in diverse persone anche prima di Cristo. Tuttavia dalla glorificazione di Cristo in poi lo Spirito diventa disponibile in forma stabile, come una realtà che ci viene donata appunto grazie al mistero pasquale di Gesù. Così a Pentecoste le
lingue di fuoco dello Spirito “si sedettero” (At 2,3) sugli apostoli, perché Egli viene a prendere dimora dentro di loro. Da questo momento l’essere umano può diventare tempio di Dio (vedi testi di
riferimento). È il grande “miracolo” della inabitazione dello Spirito nell’uomo.
- La Pentecoste è il compimento del mistero pasquale. La Pasqua senza la Pentecoste resterebbe
un’opera incompiuta. Se la risurrezione di Cristo non arriva alla vita delle persone, a cosa serve? Ed
essa arriva alla vita delle persone attraverso lo Spirito Santo che è lo Spirito di Cristo risorto, che
dona la vita nuova; ed è solo ricevendo questa vita nuova che è possibile entrare nel regno di Dio
(Gv 3,5). La carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio (1Cor 15,50); è necessario ricevere la nuova natura di figli di Dio. Gesù deve salire al Padre per essere presente in mezzo ai discepoli in un modo nuovo e più profondo (Gv 16,7). Una volta in cielo Cristo è costituito spirito datore
di vita, e vive nei discepoli in forza del suo Spirito. Gesù è morto, risorto e salito alla destra del Padre per nessun altro motivo che donare lo Spirito Santo. La sua vittoria sulla morte viene partecipata
agli uomini attraverso lo Spirito. Quello che Gesù ha realizzato sarebbe stato vano per noi senza il
dono dello Spirito. È Lui che ci comunica la grazia della vita nuova, quella stessa vita che Cristo ha
conquistato con la sua risurrezione. Lo Spirito è il frutto del mistero pasquale di Cristo.
2. Seconda lettura.
- In questo brano si evidenzia, come pure in tanti altri passi paolini (vedi testi di riferimento), che
esiste una vita nella carne e un’altra nello Spirito; e le due forme di vita non vanno certamente insieme. Inoltre a ciascuna di esse segue un corrispondente stile di vita, un modo di agire relativo a
tale vita; stili di vita che ugualmente non possono coesistere. Ciò significa che l’accoglienza della
vita nuova di Cristo tramite lo Spirito implica una rottura con lo stato di vita precedente, quello che
viene chiamato vivere “secondo la carne”, oppure “secondo il mondo”. Lo Spirito di Dio si contrappone nettamente allo spirito del mondo. Il vivere secondo lo Spirito esclude categoricamente un
compromesso con il mondo, perché lo Spirito ci ama fino alla gelosia (Gc 4,4-5). Non possiamo ricevere il frutto della Pasqua senza rinunciare al lievito vecchio (1Cor 5,7-9). Lo Spirito Santo non
può coabitare con l’idolatria (2Cor 6,16), con uno stile di vita secondo la carne. Chi è nato dallo
Spirito è una creatura nuova e ha un nuovo modo di pensare e agire. Non ragiona più secondo le categorie della carne, giudicando cioè le cose alla maniera umana (Mc 8,33), ma secondo Dio (Rm
8,5). E il modo di pensare di Dio si può conoscere, ovviamente, solo per mezzo dello Spirito di Dio,
che conosce i segreti di Dio (1Cor 2,11-12). Per questo soltanto chi vive secondo lo Spirito può piacere a Dio (Rm 8,8).
- Da ciò consegue anche che lo Spirito non è dato certamente per fare la propria volontà; tutt’altro.
Sarebbe un sacrilegio anche solo pensare di potere usare le cose di Dio per i propri fini, per vivere
ancora più intensamente secondo la carne (cfr. Gal 5,13). Al contrario, il segno che siamo diventati
veramente diventati figli Dio, attraverso il battesimo in Spirito Santo, è che siamo guidati dallo Spirito (Rm 8,14). Lo Spirito diventa nel cristiano il principio “conduttivo”, colui che lo conduce secondo la volontà di Dio. Lo Spirito non può essere il passeggero di un veicolo condotto da noi, così
da essere costretto a seguirci dove noi vogliamo; ma, al contrario, è lui che guida il figlio di Dio,
così come ha fatto in primo luogo con il Figlio per eccellenza (Lc 4,1).
- Abbà Padre (v. 15). Lo Spirito che ci ha resi figli di Dio ci dà testimonianza che Lui è veramente
nostro Padre. Il cristiano ha il privilegio di pregare allo stesso modo di Gesù (Mc 14,36), e come lui
può abbandonarsi fiducioso nelle mani del Padre. Se Dio è realmente nostro Padre – e lo è realmente! (1Gv 3,1) – allora possiamo vivere con una enorme fiducia che niente ci può veramente danneggiare, se non appunto separarci da Lui. Perché, possiamo esserne certi, Lui non ci lascerà. Possiamo
vivere con la profonda certezza che Lui provvederà in tutto a noi, dandoci ciò che è meglio per noi.
Possiamo essere nelle sue mani come quel bambino abbandonato nelle braccia della madre che, pur
essendo estremamente fragile e bisognoso, non teme nulla (Sal 131,2). Abbiamo la certezza che
Dio, nostro Padre, non lascerà incompiuta l’opera che ha iniziato con noi, e ci condurrà lì dove è
Lui. Ma questa certezza intima non si può avere senza la testimonianza dello Spirito (Rm 8,16). È
necessario che lo Spirito ci dia questa testimonianza perché non sempre ci è chiara la paternità di
Dio. Il demonio infatti tenta di mettere in crisi questo rapporto; vuole farci dubitare della paternità
di Dio. Lo Spirito invece ci dà la garanzia che siamo veramente figli di Dio; per questo ne abbiamo
assolutamente bisogno. Così anche il cristiano, come sant’Ignazio di Antiochia, sente dentro di sé
un’acqua zampillante che gli dice: vieni al Padre.
3. Il Vangelo
- Un altro Paraclito (v. 16). Gesù è un Paraclito perché, come si afferma in 1Gv 2,1, egli è il nostro
avvocato difensore presso il Padre. Però egli tornando al Padre viene “sostituito” presso di noi da un
altro Paraclito che è lo Spirito Santo. Ciò significa che è Lui adesso il nostro “consigliere qualificato”, ed è Lui che dobbiamo ascoltare. Abbiamo assolutamente bisogno di qualcuno che ci parla,
perché siamo esseri dialogici, esseri relazionali. In fondo, noi ascoltiamo sempre “qualcuno”. Ma
chi è questo qualcuno? Forse non qualcuno che cerca il nostro bene, che si cura dei nostri interessi.
L’unico che non ha interessi personali da ricavare da noi è Dio; e Dio rimane presso di noi per mezzo dello Spirito, e continua a parlarci per mezzo dello Spirito. Abbiamo perciò da un lato un’esigenza grande di ascoltare lo Spirito, e dall’altro il dono enorme – un dono che più grande non potremmo chiedere – che Egli è veramente disponibile sempre per parlarci, se solo lo vogliamo.
- Lo Spirito Santo vi insegnerà tutto (v. 26). Anche dopo la risurrezione gli apostoli ancora non capiscono il significato di quello che Gesù dice loro (At 1,6). Questo perché le cose spirituali, le cose
dello Spirito, si possono comprendere soltanto grazie allo Spirito. Per questo sarà lo Spirito ad insegnare loro ogni cosa (Gv 14,26). Quando Gesù parlava agli apostoli essi non erano in grado di capire molte cose (Gv 16,12). Ma sarà lo Spirito di verità che farà loro comprendere tutta la verità
(16,13). Lo Spirito divino è indispensabile non solo per conoscere le cose di Dio, ma tutta la verità,
tutta l’oggettività delle realtà del mondo, perché è lo Spirito di Dio che ha creato l’universo. Lo Spirito di Dio, Colui che conosce i misteri di Dio (1Cor 2,11) è la più grande possibilità che Dio offre
all’uomo di poter conoscere la verità della realtà, l’universo e il suo Creatore. È la più grande possibilità che Dio offre all’uomo per poter vivere, non solo una vita nuova in comunione con Colui che
lo ha creato e redento, ma anche semplicemente una vita in comunione con il creato e le creature.

Fonte:http://www.donmarcoceccarelli.it


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