Don Paolo Zamengo, "La Trinità, il cuore immenso di Dio "

Santissima Trinità (Anno C) 
La Trinità, il cuore immenso di Dio      Gv 16, 12-15

Da sempre, l’uomo è afferrato dall’idea di Dio. Sente la necessità  di poter dire qualcosa a suo riguardo e, nello stesso tempo, riconosce la sua incapacità di poterlo fare pienamente.

Fin dall’antichità gli uomini si sono creati gli dei a misura delle cose conosciute, a immagine degli uomini o delle creature. Si sono costruiti un Dio su misura di ciò che sentivano come un bisogno. Si  coniarono Dio a propria immagine. 

Questa è la strada percorsa dalle antiche religioni, dagli egizi, dai greci e dai romani: si sono modellati un dio per ogni problema.  L’Olimpo dei greci era abitato, addirittura, da dei e dee che, per gelosia o rivalità,  si facevano guerra tra di loro.

Se l’uomo trasforma i bisogni in un assoluto, finisce per fabbricarsi miriadi di idoli che di fatto sbarrano la strada verso il Dio rivelato da Gesù. Gli idoli, la magia, le carte, gli oroscopi, la superstizione abitano talvolta, furtivamente, anche l’anima dei cristiani.

Corriamo il rischio di relegare Dio molto in alto o lontano, su una vetta innevata e glaciale che domina, maestosa e solitaria, il mondo. Vi pare che questo sia il posto degno per Dio?

Il Dio di Gesù non ha nulla a che fare con le misure umane, con le manie di grandezza, perché si è incarnato, si è fatto uomo. Dio non si è fatto più grande ma piccolo, ha scelto per sé  l’ultimo posto. Gesù ci ha rivelato che Dio non è per niente solitario o lontano, ma che egli è Trinità, cioè pienezza di comunione, molto vicino a noi, alla sorgente del nostro essere, nel più profondo del nostro cuore.

C’è voluta tutta la vita terrena di Gesù perché i discepoli se ne rendessero conto. Gesù non era solo perché  altre presenze abitavano il suo cuore e nel silenzio della notte Gesù parlava incessantemente con un Altro che chiamava ‘Padre mio’, così, semplicemente.

Gesù ci ha rivelato che l’amore che si irradiava dalla sua vita non era che il traboccare libero, potente e gratuito di un altro amore che lo avvolgeva. E tutto quanto faceva, le strade che intraprendeva, le parole che pronunciava, gli erano suggerite da una terza presenza, da un amico che lo teneva per mano, che chiamava Spirito o lo Spirito del Padre ed era promesso anche ai discepoli perché fosse il loro amico, il loro consolatore, la guida e il legame indissolubile tra lui e loro e tra loro.

Gesù era così: comunione, pienezza d’amore, condivisione totale, amore radicalmente puro perché non prende e non trattiene niente per sé, tutto riceve e tutto dà. Tutto è in comunione e per la comunione. 

E non solamente per Gesù ma oggi anche in noi. Se sappiamo stare in silenzio e se ascoltiamo il nostro cuore, sentiamo che anche in noi qualcosa si muove come in Gesù. Abbiamo una linfa che ci è stata donata.  Nel Battesimo siamo stati immersi nella comunione dell’amore divino e trinitario. Da quel giorno, la Trinità cammina con noi, abita in noi e noi abitiamo in essa. Siamo la casa di Dio.

Il Padre non è solamente il Padre di Gesù, è anche il Padre nostro e noi osiamo dirlo perché Gesù ha messo queste parole sulle nostre labbra. Lo Spirito non cessa di ricordarcelo e ci spinge su tutte le strade del mondo. Lo Spirito ha fatto della nostra vita la sua dimora. Siamo abitati dalla Trinità. 

Il mistero della Trinità è il centro della nostra fede perché è il sole che tutto illumina. La Trinità dice tutto di Dio e dice tutto dell’uomo. Anche noi siamo comunione, relazione, scambio, dono, accoglienza, dialogo, compagnia, festa. Noi siamo proprio come Dio.  A sua immagine e somiglianza.

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