Don Paolo Zamengo,"L’Eucarestia della vita "

Santissmo Corpo e Sangue di Cristo (Anno C) 
L’Eucarestia della vita Lc 9, 11b-17

Cala la sera e i discepoli si preoccupano dell’ordine pubblico. La folla
entusiasta fa ressa attorno a Gesù e non intende abbandonarlo. Ma come
risolvere il problema della fame che presto si farà sentire? Il luogo è pure
isolato.
Per gli apostoli la soluzione è semplicissima: tutti a casa, mandare tutti a
casa, subito e presto, finché c’è luce. D’altra parte non si può chiedere a Gesù di risolvere sempre
tutti i problemi e i problemi di tutti.
Gli apostoli guardano Gesù e gli leggono in faccia la soluzione. Gesù sgretola la loro
preoccupazione e inverte il problema: “Date voi stessi da mangiare”. E con un piano alternativo,
nel tripudio generale, offre a tutti un’abbondante cena a base di pesce. Mangiano cinquemila
uomini.
Mi piace immaginare che tutti quegli uomini abbiano anche dormito sotto le stelle quella notte,
perché la gioia per quel banchetto sorprendente, era tanta e il cielo della Palestina è bello
quando è bello. Gesù non manda a casa nessuno, anzi invita a credere che l’impossibile è
possibile. E raccolgono perfino dodici ceste di pane e di pesci avanzati, come a dire che ce ne
sarà sempre e per tutti. Dio è inesauribile.
Gesù non manda via nessuno mai, perché lui per primo vive di comunione e ad ogni Eucarestia è
Dio che invita e cerca l’uomo. E’ lo stile di Dio: vive di generosità, vive di condivisione, vive di
comunione.
Noi proviamo disagio per quella domanda degli apostoli: “Dobbiamo andare noi a comprare il
pane per tutti?”. Agli apostoli piace parlare ai poveri ma non piace condividere la loro povertà. E
a noi?
Gesù vuole la condivisione, anzi vive nella povertà condivisa, e fa scaturire l’abbondanza dalla
sua vita. E ogni volta che ciò accade, si realizza l’esperienza del banchetto del Regno quando
vivremo, in pienezza, la gioia ineffabile della comunione.
Rileggere, nella festa del Corpus Domini, il racconto del pane moltiplicato ci fa pensare al pane
dell’Eucarestia. Partecipare alla Messa significa chiedere a Dio il pane della Parola e del Corpo di
Cristo per nutrirci ma anche per condividerlo. Ricordandoci che la fame del cuore è saziata
quando si condivide il Pane disceso dal cielo.
Nel racconto del vangelo di oggi è anche adombrato il ministero degli apostoli. I discepoli
assicurano collaborazione ed invitano gli uomini a sedersi attorno a Gesù. Mettono a
disposizione pochi pani e qualche pesce per consentire al Signore di compiere il miracolo e
distribuiscono pane fresco e profumato, dono del Messia, moltiplicato a vantaggio di tutti.
Raccolgono dodici ceste ancora piene di pane per ricordarsi che sarebbe toccato a loro, un
domani, continuare a spezzare il pane per darlo agli uomini. Il miracolo di Gesù ricorda ai
sacerdoti che tocca a loro uscire per le strade del mondo e a prendersi cura della fame degli
uomini. È l’impegno di una vita, fino al tramonto.
La missione non è mai compiuta. È breve e relativamente facile la strada che porta alla Messa.
Interminabile invece e difficile quella che porta all’Eucarestia della vita.


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