GIOVANNINI Attilio sdb, "Diventare divini"

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 8a Domenica di Pasqua: Pentecoste - Anno C | Spunti per la Lectio
Diventare divini

Come il Padre ha mandato me, così io mando voi.

È stata la consegna di Gesù risorto ai suoi, poiché la sua morte non ha certo ucciso il suo messaggio, la sua croce non ha vanificato il progetto del Padre, anzi lo ha realizzato. Si tratta ora di portarlo avanti, perché raggiunga tutti gli uomini.
E la missione ha dimostrato fin dall'inizio una forza sorprendente. I discepoli erano elettrizzati e convinti. Non era solo l'entusiasmo per essere stati testimoni della risurrezione. Era un fuoco nuovo. Era un sentire che Gesù stava effettivamente con loro e compiva ancora segni prodigi e miracoli per mezzo di loro. Era il trovarsi in una comunità dove si condivideva la fede e la vita nel nome di Gesù in modo gioioso e aperto, che configurava un mondo nuovo.
Ma questi discepoli non cessavano di essere credenti nel Dio di Abramo Isacco e Giacobbe e osservanti della Legge di Mosè, come anche Gesù non aveva rinnegato la religione dei padri. Solo che lui e i discepoli la osservavano in modo rinnovato e profondo. Prendiamo per es. le feste prescritte in Israele come la Pentecoste. Le feste sono i giorni in cui si rivivono e si fanno propri i grandi eventi operati da Dio nella storia. Già gli esseni della comunità di Qumram celebrava la Pentecoste come il culmine dell'Alleanza. Anche i discepoli di Gesù ne colgono tutta la portata e si radunano per celebrare la festa dell'Alleanza con tutta la fede.
La nuova Alleanza secondo Geremia, Isaia, Ezechiele, Gioele... portava con sé il dono dello Spirito per il cambiamento dell'anima. E loro ci credono, perché anche Gesù lo aveva detto. Per questa fede, durante la loro preghiera, si verifica una potente discesa dello Spirito sulla comunità, tanto che essi non possono trattenersi dal manifestarlo a tutti. La loro gioia è sconvolgente: sembrano pazzi. Ma il loro discorso è semplice e fondato sulla Parola di Dio. Semplice e documentato, e tuttavia coraggioso: invita a fare un balzo in una nuova esperienza di Dio nel nome di colui che fu scomunicato e crocifisso. In lui quei discepoli invitano a vedere la pietra scartata dai costruttori, che è diventata testata d'angolo.
La forza della loro convinzione smuove le menti e il messaggio dilaga. Anzi, già si percepisce che non potrà essere contenuto in confini limitati. Il potente vento dello Spirito porterà vita a tutte le ossa aride del mondo.
Più in profondità lo Spirito opera una meraviglia divina: egli porta a compimento l'incarnazione del Dio Verbo fatto Dio Uomo. Come scendendo su Maria lo Spirito fa nascere il Dio-Uomo, così scendendo sulla Chiesa nella Pentecoste fa nascere in essa l'uomo divino. L'umanità diventa Corpo di Cristo, in cui Gesù vive.
La Pentecoste ci dice che la nostra carne è destinata a vivere nel Dio-Uomo. Il nostro spirito è destinato a divinizzarsi: l'intelletto umano a trasformarsi in intelletto divino; la volontà umana in volontà divina. Nella Chiesa, per l'azione dello Spirito tutto ciò che appartiene a Dio diviene dell'uomo, e tutto ciò che appartiene all'uomo diviene di Dio. Solo con la Pentecoste diventa chiaro cosa vuol dire Emmanuele, Dio-con-noi.
La Pentecoste porta così a compimento anche la Rivelazione come auto-donazione di Dio: ci svela che tutta l'esistenza del Salvatore era in funzione della sua Chiesa, vera arca di salvezza, vero tempio di Dio-con-noi.
La grazia della Pentecoste è sempre la stessa anche oggi. È viva per noi che la celebriamo. Con la Pentecoste più nulla ci manca.

Don Attilio GIOVANNINI sdb

Fonte:http://www.donbosco-torino.it/


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