Battista Borsato, "Non mancano i preti, mancano i profeti"

XIV°  DOMENICA  del T. O.  
Non mancano i preti, mancano i profeti

“Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe. Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. Io vi dico che, in quel giorno, Sodoma sarà trattata meno duramente di quella città. I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: “Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”. Egli disse loro: “Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”.
(Lc 10,1-12;17-20)

Prima di inoltrarmi a commentare alcuni provocanti versetti del Vangelo, vorrei fare due piccole ma non inutili premesse.
Gesù designa settantadue discepoli e li invia due a due. Accanto ai dodici apostoli vi sono i  settantadue discepoli. Il numero dodici indica le dodici tribù di Israele, quindi gli apostoli sono il segno della chiamata a formare il nuovo popolo di Israele. Il numero settantadue indica i settantadue popoli conosciuti a quel tempo e riportati anche nel libro della Genesi (cap. 10). È il segno che Gesù non è rivolto a ricostruire solo il popolo di Israele, ma è soprattutto interessato a creare un mondo nuovo dove tutti i popoli siano chiamati alla salvezza, o meglio, dove tutti i popoli possano contribuire a svelare e dare qualcosa del regno di Dio.
Li manda due a due. Non uno ad uno, ma due a due per evidenziare già simbolicamente che il Regno è comunione. Il primo annuncio da portare è il gesto stesso della loro comunione, la vittoria sulla solitudine. Vanno, segno visibile del Dio che è comunione.
Ora vorrei sostare con voi su tre espressioni del Vangelo: “la messe è abbondante, ma sono pochi gli operai”; “non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada”; “non portate borsa, né sacca, né sandali”.

“La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai”. Questa espressione è stata sempre interpretata nel senso che il lavoro è grande, ma “i sacerdoti” scarseggiano. Oggi in verità si dovrebbe dire “presbiteri” perché tutti siamo sacerdoti nel Battesimo! Ma vorrei cogliere che Gesù non dice “il lavoro è molto”, ma “la messe è abbondante”! Il raccolto è grande, non tanto il lavoro! E per raccolto Gesù voleva evidenziare che la gente era abitata da molte attese, che nel mondo ardevano molte speranze, che molte aspirazioni pulsavano dentro l’animo umano, ma mancavano persone che le sapessero capire, intuire, farle emergere. Al tempo di Gesù vi erano le autorità religiose che vedevano tutto nero, che guardavano i fatti e la vita con pessimismo. Dove gli altri vedevano nero, Gesù invece vedeva bianco, cioè coglieva dentro il tessuto esistenziale valori, tensioni, voglia di spiritualità. Dove gli altri rimarcavano il disfacimento, Gesù vedeva il nascere di una nuova mentalità, lo spuntare di un modo nuovo di vedere e di vivere la religione. Che cosa mancava? Mancavano uomini e donne che sapessero interpretare il tempo, che sapessero afferrare le nuove recondite domande, diremmo oggi, che sapessero leggere i segni dei tempi. Mancavano le persone capaci di discernere le attese nascoste dentro la storia e dentro il cuore umano. Dando uno sguardo al nostro tempo potremmo dire che “la messe è abbondante”? Anche qui vi sono o vi possono essere due sguardi: ci può essere chi vede il morire della fede, il dilagare della ricerca egoistica del proprio interesse, il venir meno della tensione al trascendente, e ci può essere invece chi vede affiorare il desiderio di una fede diversa, più interessata ai valori della solidarietà e della giustizia e meno confinata nei riti e nei doveri religiosi. Questa disaffezione religiosa non potrebbe essere lo slancio di un modo nuovo di essere e di vivere la fede? L’attuale crisi religiosa non potrebbe essere il segno della ricerca di una nuova spiritualità? Non mancano i preti, mancano i profeti. Lo diceva pure Tonino Bello: “La chiesa italiana è ricca di carità e povera di profezia”.

“Non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada”. È una ingiunzione ad essere determinati. Gesù non è contro le relazioni, e tanto meno contro gli affetti che si manifestano nei saluti, ma l’invito di Gesù è di non attardarsi, di non fermarsi, e di inseguire l’obiettivo senza perdere tempo. Uno dei difetti del nostro tempo è la dispersione, per non dire la dissipazione e la mancanza di ideali, di obiettivi. Uno che ha un progetto e lo vuole concretizzare deve avere l’attenzione a non disperdersi, a non rallentare il cammino. Progetto può essere: quale senso dare alla propria vita; progetto può significare: come rendere la vita di coppia e di famiglia un luogo di relazioni paritarie e condivise; progetto può voler dire: come contribuire a dare un proprio apporto alla vita sociale perché i poveri siano meno poveri. Nell’inseguire questo progetto occorre non distogliere lo sguardo e andare con determinazione fino in fondo. Questo è il senso della “fretta” di cui parla nel suo vangelo Luca: la fretta di Maria nell’andare da Elisabetta, la fretta dei pastori verso la grotta di Betlemme!

“Non portate borsa, né sacco, né sandali”. Qui è sottolineata la povertà che dovrebbe caratterizzare la vita dei discepoli, ma anche dei mezzi. L’incisività del messaggio non sta nello spiegamento di forze e di mezzi, ma sta, anche oggi, nel passare da cuore a cuore per un contagio buono. La forza del Vangelo e del cristianesimo non sta nell’organizzazione, nei mass-media, nel denaro, nel numero, ma nel bruciore del cuore dei discepoli, sta in quella forza che li fa partire, e che ha nome Dio. Forse oggi l’abbondanza dei mezzi ha spento la creatività delle chiese. Il viaggio dei discepoli nell’annunciare il regno di Dio è un viaggio verso l’uomo, verso l’interiorità dell’uomo che è prima del denaro, del pane, dei ruoli. Il segreto della vita non sta nelle cose, nei beni. Un uomo non vale per ciò che possiede, ma per quanto vale il suo cuore. Questo annuncio può ancora interessare l’uomo di oggi?
“L’unica preoccupazione dell’annunciatore è di essere infinitamente piccolo. Solo così il suo annuncio sarà infinitamente grande” (G. Vanucci)

Due piccoli impegni:

- La crisi religiosa può essere una risorsa.
- L’annuncio passa da cuore a cuore.


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