Don Paolo Zamengo, "Pregare è ascoltare."
XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)
Pregare è ascoltare.
Davvero strano il Vangelo. Mentre tutti i libri si leggono seduti, magari sdraiati o anche stesi sul divano di casa, il Vangelo è l'unico libro che, se olo vuoi capire per davvero, chiede di essere letto in ginocchio. Nelle altre posizioni sembra che la lettura non riesca a produrre il batticuore che accende la vita.
C’è un’altra cosa che inquieta. Quando ti leggi un libro e giungi alla fine dici: “ok, ho capito il senso”. Oppure, se quel libro è per un esame, mentre lo sottolinei, lo rileggi, ti fai uno schema e poi ad un certo punto dici: “ok sono pronto”. Del Vangelo, invece, sembra non sia mai possibile dire lo stesso.
Gesù non è un professore che umilia gli studenti: è che il Vangelo è una materia che ti fa sempre sentire impreparato, non all'altezza. Eppure, cosa strana che non capita con nessun altro libro, nonostante tutto ciò, c'è qualcosa che ti trattiene e continui a leggerlo e a sforzarti per capirlo.
Alzi la mano chi non sa a memoria il Padre nostro? Anche chi non va più in chiesa. Eppure un conto è saperlo a memoria, un conto è viverlo. E pare che la colpa sia tutta in quell'aggettivo possessivo: “tua”. Fosse scritto “mia”, sai che bello: “il mio nome, la mia volontà, il mio regno”. E poi il “mio pane, i miei debiti, la mia tentazione”. Sarebbe così semplice pregare.
Allora bisogna fare come i discepoli: “Signore, insegnaci a pregare”. A pregare, appunto. Che è come chiedere: “Gesù, ci puoi svelare il trucco per capire questo libro così difficile per noi?”. Figurati, vuoi che Gesù si rifiuti?
E' il suo sogno fare il Maestro perché il discepolo cresca e divenga come lui. Gesù ci insegna che il cuore del vangelo è la preghiera. La preghiera cristiana è innanzitutto ascolto. Dio ti parla: questo è lo straordinario della nostra fede. Per farsi conoscere Dio ha scelto liberamente di rivelarsi a noi, di alzare il velo su di sé dandoci del tu.
Questo è il cuore della preghiera, ben espresso dalla preghiera fatta dal giovane re Salomone che, rispondendo all’invito rivoltogli da Dio di chiedergli qualunque cosa, dice: “Donami, Signore, un cuore capace di ascolto” (1Re 3,9). Noi abbiamo bisogno essenzialmente di questo, per conoscere la volontà di Dio e ad essa ispirare la nostra vita, per accogliere l’amore di Dio e rispondergli amando lui e i nostri fratelli, gli uomini tutti.
Ecco perché, oggi, Gesù raccomanda una cosa curiosa: “non sprecate parole”. Educato Gesù, ma è come se avesse detto: “non parlate a vanvera!” Perchè la preghiera è prima di tutto ascolto. Per non correre il rischio di dire stupidaggini e chiedere a Dio delle cose inutili e magari dannose.
Sarebbe imbarazzante sentirsi dire: “ma chi ti ha insegnato a pregare così?” Hai ragione Gesù: tu sei Amore da ascoltare. E lasciarci sorprendere da te.
Pregare è ascoltare.
Davvero strano il Vangelo. Mentre tutti i libri si leggono seduti, magari sdraiati o anche stesi sul divano di casa, il Vangelo è l'unico libro che, se olo vuoi capire per davvero, chiede di essere letto in ginocchio. Nelle altre posizioni sembra che la lettura non riesca a produrre il batticuore che accende la vita.
C’è un’altra cosa che inquieta. Quando ti leggi un libro e giungi alla fine dici: “ok, ho capito il senso”. Oppure, se quel libro è per un esame, mentre lo sottolinei, lo rileggi, ti fai uno schema e poi ad un certo punto dici: “ok sono pronto”. Del Vangelo, invece, sembra non sia mai possibile dire lo stesso.
Gesù non è un professore che umilia gli studenti: è che il Vangelo è una materia che ti fa sempre sentire impreparato, non all'altezza. Eppure, cosa strana che non capita con nessun altro libro, nonostante tutto ciò, c'è qualcosa che ti trattiene e continui a leggerlo e a sforzarti per capirlo.
Alzi la mano chi non sa a memoria il Padre nostro? Anche chi non va più in chiesa. Eppure un conto è saperlo a memoria, un conto è viverlo. E pare che la colpa sia tutta in quell'aggettivo possessivo: “tua”. Fosse scritto “mia”, sai che bello: “il mio nome, la mia volontà, il mio regno”. E poi il “mio pane, i miei debiti, la mia tentazione”. Sarebbe così semplice pregare.
Allora bisogna fare come i discepoli: “Signore, insegnaci a pregare”. A pregare, appunto. Che è come chiedere: “Gesù, ci puoi svelare il trucco per capire questo libro così difficile per noi?”. Figurati, vuoi che Gesù si rifiuti?
E' il suo sogno fare il Maestro perché il discepolo cresca e divenga come lui. Gesù ci insegna che il cuore del vangelo è la preghiera. La preghiera cristiana è innanzitutto ascolto. Dio ti parla: questo è lo straordinario della nostra fede. Per farsi conoscere Dio ha scelto liberamente di rivelarsi a noi, di alzare il velo su di sé dandoci del tu.
Questo è il cuore della preghiera, ben espresso dalla preghiera fatta dal giovane re Salomone che, rispondendo all’invito rivoltogli da Dio di chiedergli qualunque cosa, dice: “Donami, Signore, un cuore capace di ascolto” (1Re 3,9). Noi abbiamo bisogno essenzialmente di questo, per conoscere la volontà di Dio e ad essa ispirare la nostra vita, per accogliere l’amore di Dio e rispondergli amando lui e i nostri fratelli, gli uomini tutti.
Ecco perché, oggi, Gesù raccomanda una cosa curiosa: “non sprecate parole”. Educato Gesù, ma è come se avesse detto: “non parlate a vanvera!” Perchè la preghiera è prima di tutto ascolto. Per non correre il rischio di dire stupidaggini e chiedere a Dio delle cose inutili e magari dannose.
Sarebbe imbarazzante sentirsi dire: “ma chi ti ha insegnato a pregare così?” Hai ragione Gesù: tu sei Amore da ascoltare. E lasciarci sorprendere da te.
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