FIGLIE DELLA CHIESA,LECTIO XIV Domenica del Tempo Ordinario
XIV Domenica del Tempo Ordinario
Lun, 01 Lug 19 Lectio Divina - Anno C
Gesù è in cammino verso Gerusalemme, verso la fine della sua vita. La Liturgia della Parola presenta la Chiesa in cammino e le esigenze della missione -la povertà e la croce- in attesa della gioia e dell’unione di tutti i popoli nella nuova Gerusalemme.
“Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò...”: settantadue rappresenta il numero tradizionale delle nazioni pagane a cui Gesù invia missionari ad annunciare la Parola di Dio. Tutti noi siamo chiamati ad essere missionari, a portare la buona notizia lontano, a non chiuderci in noi stessi, a sentire la responsabilità di essere Chiesa, anche se non particolarmente preparati o esperti ma comunque discepoli di Gesù, quella parte di umanità che cerca di mostrare il suo volto.
“Pregate ...il padrone della messe...perché mandi operai...”: la preghiera è sempre unita ad ogni attività missionaria perché nulla è nell’uomo, tutto è nelle mani di Dio. E’ solo “la potenza di Dio” (Ef1,19) che raggiunge i livelli più profondi e più bui del cuore dell’uomo, dove si trova Cristo. Gesù è in una relazione continua con il Padre, in preghiera, e con il suo esempio ci guida alla bellezza della dimensione contemplativa della vita
“Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi, non portate borsa, né bisaccia...dite: Pace...”. Il riferimento all’agnello ci richiama la ormai prossima pasqua di Gesù portato al macello, agnello immolato, mite e mansueto che con il suo sangue dona la Vita e fa di noi le sue pecore “e nessuno le rapirà dalla mano del Padre mio … e dalla mia mano” e, a quanti accettano di seguire la logica della croce, dona il bene più grande di cui ogni cuore è assetato, la Pace. Il missionario inviato senza borsa né bisaccia ..., povero, pur in mezzo ai lupi, è autentico testimone della gratuità del Vangelo, della vita di Gesù: nato in una stalla, sempre in cammino e senza una pietra su cui posare il capo.
“... la polvere … attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi...”: queste parole di Gesù stupiscono ancora, come quelle al tempio dopo il suo ritrovamento fra i dottori, alle nozze di Cana, alla donna cananea, ma non sono un rimprovero, né una condanna, bensì una testimonianza sulla non accoglienza accompagnata dal ripetuto annuncio: “sappiate però che il regno di Dio vicino”. Allora, anche se l’impegno del cristiano sembra non avere successo, occorre proseguire, continuare il cammino su nuove strade con la consapevolezza che dalla crocefissione di Gesù, dal suo apparente insuccesso, “stoltezza per il mondo” viene la salvezza.
“Non rallegratevi ... perché i demoni si sottomettono ...”: Gesù ci vuole dire che lo scopo del missionario non è ricercare il proprio successo, ma preparare, attraverso le proprie parole e la propria vita, l’accoglienza di Cristo. Il motivo di gioia, quindi, è altrove. Nel nome di Gesù il male, di cui tutti noi siamo schiavi, è stato sconfitto, siamo liberi e responsabili, ma, anche, sempre facilmente pronti a cadere.
Abbiamo ancora fede nel Padre misericordioso che pazientemente aspetta tutti i suoi figli finché il potere del male non potrà più danneggiarli?
“...rallegratevi...che i vostri nomi sono scritti nei cieli.” Il nome (cioè la persona, l’identità) di chi segue Gesù non è solo scritto nel libro della vita, è scritto nei cieli, nel Regno, in Dio. La nostra vita è “lassù dove si trova Cristo ... (Col 3,1...) nascosta, con Cristo unito al Padre in un unico Amore, in Dio: “Padre nostro che sei nei cieli...Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli,” (Mt5).
Con il cuore colmo della speranza che questa Parola ci offre possa ogni cristiano coltivare una fede sempre più viva nella convivenza pacifica di tutti i popoli.
Fonte:www.figliedellachiesa.org/it
Lun, 01 Lug 19 Lectio Divina - Anno C
Gesù è in cammino verso Gerusalemme, verso la fine della sua vita. La Liturgia della Parola presenta la Chiesa in cammino e le esigenze della missione -la povertà e la croce- in attesa della gioia e dell’unione di tutti i popoli nella nuova Gerusalemme.
“Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò...”: settantadue rappresenta il numero tradizionale delle nazioni pagane a cui Gesù invia missionari ad annunciare la Parola di Dio. Tutti noi siamo chiamati ad essere missionari, a portare la buona notizia lontano, a non chiuderci in noi stessi, a sentire la responsabilità di essere Chiesa, anche se non particolarmente preparati o esperti ma comunque discepoli di Gesù, quella parte di umanità che cerca di mostrare il suo volto.
“Pregate ...il padrone della messe...perché mandi operai...”: la preghiera è sempre unita ad ogni attività missionaria perché nulla è nell’uomo, tutto è nelle mani di Dio. E’ solo “la potenza di Dio” (Ef1,19) che raggiunge i livelli più profondi e più bui del cuore dell’uomo, dove si trova Cristo. Gesù è in una relazione continua con il Padre, in preghiera, e con il suo esempio ci guida alla bellezza della dimensione contemplativa della vita
“Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi, non portate borsa, né bisaccia...dite: Pace...”. Il riferimento all’agnello ci richiama la ormai prossima pasqua di Gesù portato al macello, agnello immolato, mite e mansueto che con il suo sangue dona la Vita e fa di noi le sue pecore “e nessuno le rapirà dalla mano del Padre mio … e dalla mia mano” e, a quanti accettano di seguire la logica della croce, dona il bene più grande di cui ogni cuore è assetato, la Pace. Il missionario inviato senza borsa né bisaccia ..., povero, pur in mezzo ai lupi, è autentico testimone della gratuità del Vangelo, della vita di Gesù: nato in una stalla, sempre in cammino e senza una pietra su cui posare il capo.
“... la polvere … attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi...”: queste parole di Gesù stupiscono ancora, come quelle al tempio dopo il suo ritrovamento fra i dottori, alle nozze di Cana, alla donna cananea, ma non sono un rimprovero, né una condanna, bensì una testimonianza sulla non accoglienza accompagnata dal ripetuto annuncio: “sappiate però che il regno di Dio vicino”. Allora, anche se l’impegno del cristiano sembra non avere successo, occorre proseguire, continuare il cammino su nuove strade con la consapevolezza che dalla crocefissione di Gesù, dal suo apparente insuccesso, “stoltezza per il mondo” viene la salvezza.
“Non rallegratevi ... perché i demoni si sottomettono ...”: Gesù ci vuole dire che lo scopo del missionario non è ricercare il proprio successo, ma preparare, attraverso le proprie parole e la propria vita, l’accoglienza di Cristo. Il motivo di gioia, quindi, è altrove. Nel nome di Gesù il male, di cui tutti noi siamo schiavi, è stato sconfitto, siamo liberi e responsabili, ma, anche, sempre facilmente pronti a cadere.
Abbiamo ancora fede nel Padre misericordioso che pazientemente aspetta tutti i suoi figli finché il potere del male non potrà più danneggiarli?
“...rallegratevi...che i vostri nomi sono scritti nei cieli.” Il nome (cioè la persona, l’identità) di chi segue Gesù non è solo scritto nel libro della vita, è scritto nei cieli, nel Regno, in Dio. La nostra vita è “lassù dove si trova Cristo ... (Col 3,1...) nascosta, con Cristo unito al Padre in un unico Amore, in Dio: “Padre nostro che sei nei cieli...Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli,” (Mt5).
Con il cuore colmo della speranza che questa Parola ci offre possa ogni cristiano coltivare una fede sempre più viva nella convivenza pacifica di tutti i popoli.
Fonte:www.figliedellachiesa.org/it
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