Fra Samuele Duranti, "Dove abbiamo il nostro tesoro?"
Dove abbiamo il nostro tesoro?
Domenica 4 agosto - XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO. «Quello che hai preparato, di chi sarà?»
31/07/2019 di Samuele Duranti Sacerdote cappuccino
Uno della folla disse a Gesù: «Maestro, dì a mio fratello che divida con me l’eredità». Gesù coglie questa opportunità per mettere in guardia da ogni cupidigia: dall’avidità di avere e dall’avarizia di possedere; dalla bramosia delle cose, che porta all’ingiustizia, ai soprusi, alle iniquità. Alla discordia. E detta una massima che taglia alla radice ogni rivendicazione: la vita non dipende dall’abbondanza dei beni che uno possiede; non ha valore a seconda dei beni che uno ha. La vita non è garantita dalla ricchezza. È questa la massima che deve determinare le scelte prioritarie della vita. Alla radice di controversie e ingiustizie c’è l’idolatria della ricchezza, «la esecranda fame dell’oro». Gesù mette decisamente in guardia: Fate attenzione! Tenetevi lontano! E per illuminare il suo insegnamento, riferisce una parabola. Un proprietario terriero ha raccolto grandi frutti dalla sua campagna. Fa i suoi progetti: allargare i magazzini, costruirne di più grandi… Dice a se stesso: finalmente potrò godermi la vita; per lunghi anni! Mangia, bevi, riposati, datti alla gioia. Ma il suo monologo è bruscamente interrotto dalla voce di Dio, che lo chiama «stolto» (!). Nella sua stupidità non ha messo in conto che non è lui il padrone della sua vita. La quale, addirittura, questa stessa notte gli sarà richiesta. E allora dovrà lasciare inesorabilmente, irrimediabilmente tutto! Inutile tutto quell’accumulare, quell’accaparrare. «Mai visto una ditta di traslochi dietro un carro funebre», disse un giorno Papa Francesco. «Il sudario non ha tasca».
Gesù conclude con un comando: Non accumulare tesori per questa terra, arricchisci davanti a Dio! La parabola pone il cristiano di fronte alla ricchezza. Quale deve essere il suo atteggiamento e comportamento? La ricchezza non è assolutamente un male in sé e per sé; può diventare un rischio. E lo diventa per due motivi.
Primo: se fa dimenticare la vita eterna. Se fa vivere solo chiusi nel breve cerchio di questa vita; ragion per cui uno pensa solo a godersi i piaceri, levarsi le voglie, soddisfare le proprie ambizioni.
Secondo: se chiude nel proprio egoismo, nel proprio io, senza minimamente interessarsi degli altri. Gesù tuonerà chiaramente: Beati voi, poveri! Guai a voi, ricchi! E avrà un’altra parabola, quella del ricco epulone, per riconfermare il suo insegnamento sull’uso giusto e saggio dei beni. Gesù è singolarmente severo sul rischio della ricchezza; proclamerà: È impossibile servire Dio e la ricchezza, talmente sono diversi/opposti e contrari. Una vita attaccata, schiava della ricchezza è una vita senza fede, una vita senza speranza, una vita senza amore. Una vita dove la Parola di Dio è soffocata. È stolto riporre il senso della vita nell’accumulare ricchezze. C’è qui un forte richiamo alla sobrietà. E alla generosità. Gesù comanda di arricchire presso Dio. Un giorno soltanto le nostre opere ci accompagneranno. E su queste peserà il giudizio eterno di Dio. Chi dà a un povero accende un credito presso Dio.
Scriveva san Paolo a Timoteo: Ai ricchi raccomanda di fare il bene, di arricchirsi di opere buone, di essere pronti a dare, di essere generosi. Facciamo nostre queste raccomandazioni. E ricordiamole nella vita.
Fonte:www.toscanaoggi.it/
Domenica 4 agosto - XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO. «Quello che hai preparato, di chi sarà?»
31/07/2019 di Samuele Duranti Sacerdote cappuccino
Uno della folla disse a Gesù: «Maestro, dì a mio fratello che divida con me l’eredità». Gesù coglie questa opportunità per mettere in guardia da ogni cupidigia: dall’avidità di avere e dall’avarizia di possedere; dalla bramosia delle cose, che porta all’ingiustizia, ai soprusi, alle iniquità. Alla discordia. E detta una massima che taglia alla radice ogni rivendicazione: la vita non dipende dall’abbondanza dei beni che uno possiede; non ha valore a seconda dei beni che uno ha. La vita non è garantita dalla ricchezza. È questa la massima che deve determinare le scelte prioritarie della vita. Alla radice di controversie e ingiustizie c’è l’idolatria della ricchezza, «la esecranda fame dell’oro». Gesù mette decisamente in guardia: Fate attenzione! Tenetevi lontano! E per illuminare il suo insegnamento, riferisce una parabola. Un proprietario terriero ha raccolto grandi frutti dalla sua campagna. Fa i suoi progetti: allargare i magazzini, costruirne di più grandi… Dice a se stesso: finalmente potrò godermi la vita; per lunghi anni! Mangia, bevi, riposati, datti alla gioia. Ma il suo monologo è bruscamente interrotto dalla voce di Dio, che lo chiama «stolto» (!). Nella sua stupidità non ha messo in conto che non è lui il padrone della sua vita. La quale, addirittura, questa stessa notte gli sarà richiesta. E allora dovrà lasciare inesorabilmente, irrimediabilmente tutto! Inutile tutto quell’accumulare, quell’accaparrare. «Mai visto una ditta di traslochi dietro un carro funebre», disse un giorno Papa Francesco. «Il sudario non ha tasca».
Gesù conclude con un comando: Non accumulare tesori per questa terra, arricchisci davanti a Dio! La parabola pone il cristiano di fronte alla ricchezza. Quale deve essere il suo atteggiamento e comportamento? La ricchezza non è assolutamente un male in sé e per sé; può diventare un rischio. E lo diventa per due motivi.
Primo: se fa dimenticare la vita eterna. Se fa vivere solo chiusi nel breve cerchio di questa vita; ragion per cui uno pensa solo a godersi i piaceri, levarsi le voglie, soddisfare le proprie ambizioni.
Secondo: se chiude nel proprio egoismo, nel proprio io, senza minimamente interessarsi degli altri. Gesù tuonerà chiaramente: Beati voi, poveri! Guai a voi, ricchi! E avrà un’altra parabola, quella del ricco epulone, per riconfermare il suo insegnamento sull’uso giusto e saggio dei beni. Gesù è singolarmente severo sul rischio della ricchezza; proclamerà: È impossibile servire Dio e la ricchezza, talmente sono diversi/opposti e contrari. Una vita attaccata, schiava della ricchezza è una vita senza fede, una vita senza speranza, una vita senza amore. Una vita dove la Parola di Dio è soffocata. È stolto riporre il senso della vita nell’accumulare ricchezze. C’è qui un forte richiamo alla sobrietà. E alla generosità. Gesù comanda di arricchire presso Dio. Un giorno soltanto le nostre opere ci accompagneranno. E su queste peserà il giudizio eterno di Dio. Chi dà a un povero accende un credito presso Dio.
Scriveva san Paolo a Timoteo: Ai ricchi raccomanda di fare il bene, di arricchirsi di opere buone, di essere pronti a dare, di essere generosi. Facciamo nostre queste raccomandazioni. E ricordiamole nella vita.
Fonte:www.toscanaoggi.it/
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