p. Gaetano Piccolo SJ, “Tres vidit, et unum adoravit”.

XVI domenica del Tempo Ordinario - Anno C
Gn 18, 1-10; Sal 14; Col 1, 24-28; Lc 10, 38-42.
Congregatio pro Clericis
“Tres vidit, et unum adoravit”.

Agostino





L’ospite inatteso

L’altro arriva nella nostra vita sempre in maniera inattesa. Arriva come uno straniero non sempre voluto nel nostro mondo. Occupa i nostri spazi. Modifica i nostri piani. Ci impedisce di concentrare tutta l’attenzione su noi stessi. Per questo, prima o poi, chiediamo all’altro di andarsene, almeno per un po’.

A maggior ragione, Dio è l’altro che arriva inaspettato nella nostra vita e ci distoglie dall’attenzione ossessiva che riserviamo al nostro io. Senza questa visita rimarremmo perennemente intrappolati nell’adorazione sterile di noi stessi.

Una meravigliosa rappresentazione di questa dinamica si trova nella commedia di Éric-Emmanuel Schmitt, dal titolo eloquente: Il Visitatore. In quest’opera teatrale, Freud si ritrova in casa un visitatore misterioso, comparso all’improvviso. Freud è preso dalla sua decisione di partire o lottare contro il nazismo. Lungo l’intenso dialogo, aggravato dalla malattia di Freud, si rivela progressivamente l’identità dell’ospite misterioso.

Più semplicemente potremmo dire però che è anche l’esperienza di ogni mamma: un bambino che arriva è sicuramente una gioia grande, ma sicuramente richiede anche di rivedere spazi, schemi, abitudini. Un figlio ti decentra e ti allena a non pensare solo a te stesso.

La Bibbia ci presenta spesso questo volto di Dio come ospite inatteso che cambia il modo di guardare le cose.



La tenda della delusione

Il capitolo 18 del libro della Genesi ci fa vedere come Dio entra nelle nostre situazioni di disperazione e riporta la vita. Abramo e Sara sono chiusi in quella che potrebbe essere chiamata la tenda della delusione. La promessa che hanno ricevuto non si realizza. Aspettano un figlio che non arriva. E il tempo sembra ormai passato. È come se per loro un futuro non fosse possibile. Il figlio rappresenta la vita che continua. Ma per loro sembra che tutto debba finire così.

È proprio in questa atmosfera, che Dio visita questa coppia. Abramo si trova all’ingresso della tenda, è sulla soglia, simbolo dell’incertezza. C’è per lui ancora un’apertura, una possibilità di uscire. Sara invece rimane sempre dentro, è irrigidita nella sua mancanza di speranza.

Dio arriva nell’ora più calda del giorno, quando niente si muove, soprattutto nei paesi del Mediterraneo. È l’ora in cui tutto sembra morto, il tempo nel quale sembra che nulla possa avvenire. È anche l’ora in cui non vorresti essere disturbato, l’ora in cui le energie vengono meno e vorresti riposare. Ma è proprio quello il tempo in cui Dio ci sorprende.

Dio si fa ospite proprio per tirare fuori Abramo dalla sua incertezza. La reazione di Abramo è infatti emblematica: nonostante l’ora, si dà da fare lui stesso. Prepara un banchetto dalle proporzioni esagerate rispetto al numero degli ospiti, quasi a voler finalmente esprimere tutto quel suo desiderio di donarsi che è rimasto tarpato dalla sua delusione. In altre parole, Dio lo tira fuori dalla sua chiusura invitandolo a servire. Spesso, infatti, solo la dinamica del servizio, ci permette di uscire dal ripiegamento su noi stessi.



Efficienza o presenza?

Anche nel Vangelo, Gesù ci presenta il volto di un Dio inaspettato che provoca la nostra vita. Marta e Maria sembrano raccontare due modi di vivere la presenza dell’altro nella nostra vita. Da una parte l’efficienza che porta a compimento le esigenze del dovere dell’ospitalità, dall’altra parte l’ascolto, ovvero la gratuità della presenza. Ma l’attivismo di Marta sembra nascondere qualcos’altro: proprio a causa dei molti servizi, Marta è distolta dall’ascolto delle parole di Gesù. Può darsi che a volte, proprio perché non vogliamo ascoltare, ci diamo da fare. In questo modo, nascondiamo dietro l’apparenza del bene e dell’efficienza, la nostra intenzione di non essere disturbati dalle parole dell’altro. Forse Marta non voleva ascoltare Gesù in quel momento. Del resto, Gesù è arrivato senza preavviso, magari Marta aveva altri programmi e altre cose per la testa. Gesù le chiede però di prendersi la responsabilità di quella scelta e di non farla ricadere su Maria. Marta, infatti, prova a giustificarsi, mettendo in cattiva luce chi sembra più debole. Gesù la invita a fare le sue scelte, assumendosene la responsabilità.



E se fosse Dio?

Ogni giorno siamo continuamente disturbati da un altro che invade il nostro spazio, che entra in maniera più o meno silenziosa o indiscreta nella nostra vita. Forse, prima di liberarcene in maniera affrettata, dovremmo chiederci se in quel volto non c’è la presenza di Dio che viene a stanarci dalle nostre chiusure e dai ripiegamenti ossessivi sulle nostre preoccupazioni. In fondo è un modo per smettere di adorare noi stessi e lasciare a Dio, l’ospite inatteso, il suo spazio.



Leggersi dentro

-     Come reagisci alle visite inaspettate?

Sei disposto a lasciarti sorprendere da Dio?



P. Gaetano Piccolo S.I.

Compagnia di Gesù (Societas Iesu)

Fonte:http://www.clerus.va


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