Don Paolo Zamengo, "Trattati da signori dal Signore"

DICIANNOVESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Trattati da signori dal Signore


Nel brano del vangelo di questa domenica ci sono parole rivoluzionarie. “Non temere, piccolo gregge”. Se il gregge è la Chiesa, bisogna fare attenzione a non cadere nell'ideologia della piccolezza o dell’insignificanza. La chiesa non è una navicella sbattuta dai flutti del mondo. Con l'aggettivo piccolo o minimo Gesù intende ciò che, per una precisa scelta, vuole essere estraneo al mondo. La Chiesa non ha e non ricerca il potere e il consenso.

Come ha fatto Gesù per tutta la sua vita: non ha mai sposato il pensiero dominante per procurarsi una facile approvazione. Ha annunciato il Regno senza fare sconti e ha proclamato l’assoluta necessità di perseguire la pace, la fraternità, l’uguaglianza, la dignità, per tutti. Lo ha annunciato sapendo che così si sarebbe scontrato con ogni forma di egoismo, fino a morire. È stato piccolo nella sua vita per essere grande sulla croce, nel dono totale di se stesso.

 “Prendete ciò che possedete e datelo in elemosina”. La carità è il bene più grande: al vertice della scala non c’è la sicurezza, i diritti, la proprietà, i privilegi. Questi sono valori solo della terra, valori che non durano, perché non procurano vita, per sé e per gli altri. C'è molta distanza fra terra e cielo, tra logica del mondo e dimensione di Dio.

Gesù dice che chi pratica la carità avrà un tesoro nei cieli, un tesoro sicuro. ”Dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore». Dov'è il nostro cuore? Se sta nel rifiuto dell'altro o nel disprezzo o nell’indifferenza perché straniero, non potrà essere “sicuro nei cieli”.

 “Siate pronti”. C'è bisogno di disponibilità. I modi e i tempi di Dio lasciamoli a Lui. A noi sta l'incessante impegno ad essere pronti e disponibili nel lasciarci risvegliare da quei fatti e da quelle situazioni che, in ogni momento, ci possono dire di Dio e del suo parlarci dentro la nostra vita.

Rimanere sempre pronti ad accogliere il Signore che bussa può sembrarci troppo esigente. Ma la beatitudine che Gesù proclama per chi è così disponibile, ripaga ogni sforzo: “In verità vi dico, il padrone si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”. Il Signore si fa servo!

Un padrone non deve assolutamente nulla. Eppure Dio farà così con noi, se lo abbiamo aspettato svegli nella nostra vita. Gesù proclama la bellezza dell'essere disponibili e pronti: la ricompensa sarà di essere trattati da signori dal Signore.

Come sarà il paradiso? Non troveremo troni davanti cui prostrarci, ma una mensa a cui sedere, per essere da Dio serviti. Ma se, in questo mondo, avremo escluso dalla tavola i poveri, come potremmo esigere di essere noi dei poveri accolti e serviti da Dio?

Pietro domanda a Gesù se avrà qualche trattamento di favore. Gesù lo richiama a quella forma di vigilanza che è la responsabilità. Coloro che credono in Gesù non sono solo dei servi che aspettano vigilando, ma degli amministratori che devono svolgere un ruolo positivo verso tutti gli altri.

Siamo tutti servi:  non pretendiamo nulla ma attendiamo tutto come dono. Perché conosciamo la volontà del Padre: la salvezza per tutti. Siamo chiamati a far sperimentare la bontà del Padre. Che vuole farci sedere alla sua mensa e passare lui a servire tutti.


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