p. Gaetano Piccolo SJ, "Gesù è la porta"
XXI Domenica del Tempo Ordinario - Anno C
Is 66, 18-21; Sal 116; Eb 12, 5-7.11-13; Lc 13, 22-30.
Congregatio pro Clericis
Passi echeggiano nella memoria,
lungo il corridoio che mai prendemmo,
verso la porta che mai aprimmo.
T.S. Eliot
Eppure era qui...
Davanti alla delusione o all’occasione mancata, ci consoliamo pensando che se Dio ci ha chiuso una porta, ci aprirà un portone! Pur senza scoraggiare l’irrazionale fiducia di chi cerca disperatamente un motivo per non abbattersi, l’impressione è, piuttosto, che molte volte le porte siano state aperte davanti a noi, eppure abbiamo preferito non vederle. Un po’ come nel romanzo di H. G. Wells, La porta nel muro, in cui si racconta la storia di un bambino che trova una porta misteriosa. Apertala, trova un giardino meraviglioso, un giardino così bello che solo passare lì un po’ di tempo lo rendeva felice. Il giorno dopo cerca di nuovo quella porta, ma non la trova. Negli anni successivi, la porta riappare, ma il protagonista è sempre preso da cose più urgenti.
Del buon uso delle porte
Chissà se questa immagine non vale anche per quella porta che ci consente l’accesso al cuore dell’altro. Nelle relazioni sane, infatti, c’è sempre infatti una porta a cui bussare. Alcune persone preferiscono smontare dai cardini la loro porta d’ingresso, per paura che gli altri non si accorgano degli arredamenti interni. L’esito però è spesso catastrofico, perché gli altri entrano senza permesso, devastando le stanze e arrivando nei momenti meno opportuni. Al contrario, ci sono anche quelli che preferiscono blindare i loro ingressi, a volte usando perfino combinazioni che, con il tempo, loro stessi dimenticano. Sono case destinate a essere abitate dagli spettri. Spesso la porta dell’altro ci passa davanti, eppure preferiamo vivere i nostri incontri sulla piazza per evitare di fare le scale e chiedere permesso. Sono le porte che poi scompaiono e alle quali ci rammarichiamo di non aver bussato.
La porta nel Vangelo
Nel Vangelo Gesù parla spesso della porta come di un passaggio fondamentale per vivere la relazione: la porta è quella dell’amico a cui non bisogna smettere di bussare per ottenere il pane, la porta è quella della casa del Padre che rimane sempre aperta, la porta è quella dell’ovile, la porta da cui si può entrare e uscire perché nella relazione si rimane liberi. Questa porta che rimane sempre aperta non è solo l’immagine di chi accoglie, ma è anche l’immagine di chi non intende fare prigionieri: a volte infatti lasciamo entrare l’altro, ma poi non gli permettiamo più di andar via!
Gesù è la porta
Gesù parla di se stesso come la porta: è l’accesso al giardino che si presenta nella nostra vita, a volte in momenti che ci sembrano inopportuni. È vero che la porta rimane sempre aperta, ma bisogna anche decidersi a entrare. È vero che la misericordia non ha confini, ma occorre cercarla e invocarla, riconoscendo di averne bisogno. Se siamo rimasti chiusi fuori, non sempre possiamo dare la colpa alla porta che non c’è. Se la porta è stretta occorre abbassarsi, come l’ingresso delle celle dei monaci, a cui viene chiesto ogni giorno di non dimenticare che solo l’umiltà permette di entrare nella relazione con Dio. È inevitabile che ci siano condizioni per entrare nella casa dell’altro, perché si entra in uno spazio che non ci appartiene, uno spazio che mi è donato, ma che non conosco. Nella relazione con l’altro, come nella relazione con Gesù, non posso fare quello che voglio: non sono mai il padrone unico della relazione. Questa porta stretta mi ricorda che il mio io deve farsi un po’ più piccolo per entrare nella casa dell’altro. Se il nostro io è troppo ingombrante, se al centro ci sono sempre solo io, i miei interessi e i miei tempi, sarò sempre troppo grosso per entrare attraverso la porta che mi permette di accedere alla vita dell’altro. Alla fine non potrò fare altro che rimanere fuori.
Carichi pesanti
Se i primi non diventano ultimi non riusciranno a entrare per la porta stretta, perché portano con sé tutta la loro presunzione di sapere. Per entrare nella relazione con Gesù bisogna spogliarsi delle proprie convinzioni. Gesù si riferisce ai Giudei che, pur avendo incontrato per primi Cristo, la porta, non sono riusciti a entrare perché appesantiti dalle loro visioni irrigidite. Gli ultimi invece non hanno nulla da perdere: hanno già perso talmente tanto da essere ormai nudi.
Leggersi dentro
– Hai mai bussato alla porta di Cristo o ti sei accontentato di incontrarlo in piazza?
– Che tipo di porta è quella che permette di entrare a casa tua?
P. Gaetano Piccolo S.I.
Compagnia di Gesù (Societas Iesu)
Fonte:http://www.clerus.va
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