P. JOSÉ MARÍA CASTILLO, "ANCHE VOI TENETEVI PRONTI"


XIX TEMPO ORDINARIO –  - Commento al Vangelo "ANCHE VOI TENETEVI PRONTI"di p. José María CASTILLO


Lc 12,32-48
[In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:] «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è
piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
La prima raccomandazione di Gesù in questa lunga esortazione è molto chiara: non abbiate paura. Gesù sottolinea, prima di tutto, questa esortazione perché l’esperienza della paura è solita venir fuori con frequenza nelle persone che hanno e conservano esperienze religiose. D’altra parte, i predicatori della religione sono soliti utilizzare l’argomento della paura per fomentare tra i fedeli l’obbedienza e persino la sottomissione ai dirigenti religiosi ed alle gerarchie della religione. Questo è certo fino al punto che sono molte le persone che si conservano fedeli alle convinzioni religiose a causa di motivi basati sulla paura. È noto il grande studio dello storico Jean Delumeau, Il peccato e la paura. Un’analisi minuziosa sul contenuto centrale dei sermoni, di libri di pietà e di catechesi sulla confessione dei peccati, a partire dal secolo XIII fino al secolo XVIII. Quello che si diceva al popolo insistentemente è insistere sulle conseguenze del peccato e sugli argomenti per avere paura della cattiva coscienza, della morte, del giudizio di Dio, delle malattie che ci possono procurare i nostri peccati.
Tuttavia, Gesù non tollera la paura, né vuole che i suoi discepoli sentano la minaccia della paura. Ossia, coloro che vogliono credere in Gesù devono essere persone senza paura. Perché? Molto semplice: perché il Regno non è una promessa, è un possesso che è già di coloro che cercano e vogliono credere in Gesù. E parlare del Regno è parlare di Dio (Il regno di Dio è Dio) (B. D. Chilton). Infatti, l’espressione “Regno di Dio” è un modo di designare Dio stesso. Quindi, quello che Gesù afferma è grandioso: Dio è vostro. Cioè, Dio si è donato, lo avete a vostra disposizione. Il dono di Dio ai suoi credenti è Dio stesso. Si è dato a noi. Che pericolo può esserci, se è così?
Detto ciò, tutto il resto non ha bisogno di spiegazione. Scorre da solo. Colui che vive così, vive vigilante. Contagia felicità. È una buona persona ed un buon cittadino.

Fonte:ildialogo.org

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