p. José María CASTILLO, "VERRANNO DA ORIENTE E OCCIDENTE E SIEDERANNO A MENSA NEL REGNO DI DIO"

XXI TEMPO ORDINARIO – 25 agosto 2019 - Commento al Vangelo
VERRANNO DA ORIENTE E OCCIDENTE E SIEDERANNO A MENSA NEL REGNO DI DIO

di p. José María CASTILLO

Lc 13,22-30
[In quel tempo, Gesù] passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Qui ci imbattiamo nel più serio degli insegnamenti di Gesù, gli insegnamenti della sua vita, che affrontiamo quando leggiamo il Vangelo. Come è stato ben detto, a tutti quelli che si impegnano ad edulcorare il Vangelo questo passo ricorda che l’accesso al Regno è rischioso e che Dio sta aspettando la nostra risposta (F. Bovon). Perché? Perché rompe le sicurezze di quelli che si considerano come gli eletti, gli accolti dal Signore, gli eletti, quelli che sono in possesso della verità e vanno sulla strada del bene. Nulla di ciò deve darci sicurezza. Noi che, a volte, ci vediamo come preferiti, possiamo essere rifiutati.
In ogni modo, non possiamo essere sicuri che qui si parla della salvezza eterna o dell’inferno eterno. E non si deve applicare alla leggera la frase pianto e stridore di denti alla condanna che non ha fine. Si tratta piuttosto di entrare o non entrare nel Regno di Dio, che si riferisce a realtà che si vivono in questo mondo, nella vita presente. L’esistenza dell’inferno non è stata definita come una verità di fede divina e cattolica. Quello che è stato definito dal Magistero è che chi muore in peccato mortale, si condanna, ma nessuno ha definito se qualcuno sia morto in peccato mortale, perché questo ci trascende e non sta alla nostra portata saperlo o non saperlo.
Gesù ha liquidato i privilegi escludenti delle religioni che si considerano come le uniche vere e per questo stesso motivo condannano gli altri credenti a vivere nell’errore e nella malvagità. Ogni religione, che si crede essere la vera, per questo stesso motivo ed inevitabilmente vede le altre religioni come false. Come è logico, la religione che afferma di essere la vera, vuole porsi al di sopra delle altre, cosa che significa umiliare e disprezzare gli altri, sebbene li si tratti con educazione, nel migliore dei casi. Non dimentichiamo mai che le religioni sono sempre prodotto della cultura e l’appartenenza ad una religione è un fatto culturale. Chi nasce in un paese musulmano è musulmano. Come chi nasce in una società buddista è buddista. E chi nasce in Italia, è normale che sia cattolico, apostolico e romano. Per questo la domanda che bisogna porsi è questa: cosa ci unisce tutti? Da che cosa siamo accomunati noi tutti esseri umani? Nell’unica cosa nella quale tutti siamo uguali nella nostra «umanità». Per questo, quello che importa veramente è che ogni giorno siamo più profondamente umano, perché il primo che «si è umanizzato» è stato Dio stesso nell’incarnarsi, cioè nell’«umanizzarsi».

Fonte:https://www.ildialogo.org


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