p. José María CASTILLO"CHIUNQUE SI ESALTA SARA’ UMILIATO E CHI SI UMILIA SARA’ ESALTATO"
XXII TEMPO ORDINARIO – 1 settembre 2019 - Commento al Vangelo
CHIUNQUE SI ESALTA SARA’ UMILIATO E CHI SI UMILIA SARA’ ESALTATO
di p. José María CASTILLO
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
L’atto di mangiare in comune, il simposio nelle culture antiche, aveva un’importanza che oggi in buona parte si è persa. Il pranzo condiviso era un avvenimento di integrazione sociale, in maniera che l’aspetto principale non era il sacro ed il profano del banchetto, ma la funzione integrante nella società antica, nella quale si combinava l’esperienza della mensa condivisa come atto di integrazione nella società ed anche di partecipazione ad un avvenimento sacro (D. E. Smith). Ma è anche certo che la categoria sociale di ognuno dei commensali si rispecchiava nell’atteggiamento e nel posto che occupava nel banchetto. Fino al punto che le persone di livello sociale superiore mangiavano sdraiati su divani e gli schiavi ed i poveri mangiavano in piedi o a terra (Joan B. Burton). È fondamentale sapere questo, specialmente se consideriamo che «la maggioranza della gente che viveva nell’Impero romano era povera» (Robert C. Knapp).
Per questo si capisce l’importanza che nei vangeli hanno i pranzi di Gesù con ogni genere di persone e si capisce anche l’attenzione che ha posto Gesù perché i pranzi condivisi si celebrassero come doveva essere, dato il potere che avevano di integrare le persone in un determinato ordine sociale. Ebbene, proprio per questo Gesù non tollerava le pretese di importanza e di onore che mostravano i farisei, nel voler essere sempre i primi. Essi si consideravano i primi nell’«ambito del religioso» e si impegnavano nel sottolineare questo allo stesso modo nell’«ambito del secolare».
Il progetto di Gesù è stato, tra le altre cose, farla finita con una società diseguale. E per questo ha capito chiaramente che la cosa più efficace era tagliare alla radice con la stratificazione di «eletti» e «plebei» che si è sempre fatta. Da questo deriva l’impegno di Gesù per mettere «gli ultimi» al posto dei «primi». Ed al contrario. E c’è tanto altro da dire quando si tratta delle categorie sociali di ricchi e poveri. Quello che Gesù vuole è che il nostro atteggiamento sia quello di mettere al posto principale gli ultimi ed i poveri. Se facciamo questo, stiamo facendo un passo decisivo per il raggiungimento di una società egualitaria, nella quale tutti siamo fratelli, umani, buona gente veramente. Il resto sono inganni e frottole.
Fonte:https://www.ildialogo.org
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