Padre Paolo Berti,“L'anima mia magnifica il Signore...”
Assunzione della B.V. Maria
Lc 1,39-56
“L'anima mia magnifica il Signore...”
Omelia
E’ verità di fede che Maria sia stata Assunta in cielo in anima e corpo, senza conoscere la corruzione del sepolcro.
La prima reazione che abbiamo di fronte a questa verità è un rafforzamento della nostra fede nella futura nostra risurrezione. Mi spiego, Cristo, vero uomo e vero Dio, è risorto e ci ha detto che anche noi risorgeremo, e questo lo crediamo fermamente, ma ecco, già una persona, una creatura come noi, è in cielo in anima e corpo. Ma, abbiamo anche la conoscenza che Maria è stata accolta in cielo in un trionfo.
Noi, suoi figli, non possiamo far a meno di contemplare quel trionfo.
Ci aiutano in questo le immagini dell’Assunta, che ce la raffigurano trasportata dagli angeli in cielo ed accolta dal Figlio e da tutte le schiere angeliche in un tripudio di gioia tra bagliori di luce.
Senza ovviamente poter penetrare nell’esperienza della visione beatifica, poiché “Dio, nessuno lo ha mai visto” (Gv 1,18), e nessuno lo vedrà se non in cielo (1Gv 3,2), il Magnificat ci può aiutare a contemplare, per quel che possiamo, la gioia di Maria giunta alla visione beatifica di Dio.
Il Magnificat è stato sempre presente nel cuore di Maria fin da quando lo pronunciò nella casa di Elisabetta sotto la misteriosa e dolce ispirazione dello Spirito Santo. Quel canto di esultanza lasciò un segno indelebile nel cuore di Maria. Non voglio dire che Maria dicesse ancora verbalmente quelle parole, ma che ne ebbe permanentemente la sostanza nel cuore. E la sostanza è questa: lode e ringraziamento al Signore, nel giubilo del cuore per quello che aveva fatto in lei, umile ancella, con l’Incarnazione del Verbo, dono del Padre per la salvezza del mondo. E’ la lode e il ringraziamento a Dio fedele, che innalza gli umili e disperde i superbi, e rovescia dai troni i potenti.
Forse rimarrete sorpresi, ma anche ai piedi della croce, in un oceano di dolore, trafitta dalla spada che le aveva annunciato Simeone, Maria, dal centro più centro del suo cuore, innalzava a Dio un Magnificat. Una lode e un grazie di intensità da noi inarrivabile: Dio le dava la forza di rimanere in unione totale al sacrificio del Figlio, nell'obbediente adorazione del Padre. Maria amava, cresceva nell’amore, un amore doloroso, e ringraziava Dio che la sosteneva nell’amore. La sostanza del Magnificat era tutta presente nel cuore trafitto di Maria. “Ha rovesciato i potenti dai troni”; “Ha disperso i superbi”; “Ha innalzato gli umili”; tutto ciò avveniva nel sacrificio del Figlio, che sulla croce attirava tutti gli uomini a sé, quale Re, e che annientava i superbi perché nulla avrebbero potuto ormai fare nel cuore dei suoi fedeli (Mt 10,28), mentre gli umili venivano elevati a figli di Dio.
Ai piedi della croce la sostanza del Magnificat si illuminò di luce ancor più intensa e si stampò ancor più nel cuore di Maria; poi il Magnificat nella gloria. Maria vide tutta la sua vita, tutti doni ricevuti, tutto quello che Dio aveva fatto per lei nella visione dell'Essenza divina. Nel Magnificat aveva cantato: “Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente”; in cielo vide pienamente tutte queste grandi opere. “D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”, non solo della beatitudine di chi ha fede in terra, ma della beatitudine che si ha nel cielo. “Mi chiameranno beata” perché tutte le generazioni mi ameranno, poiché come ho amato tutti in terra così ancor più li amo nella visione beatifica dell'Amore eterno.
Maria in cielo canta il suo eterno Magnificat, ma bisogna dire che ancora soffre. Maria in cielo soffre nella carità, nel vedere tanti suoi figli nei peccati, nei dolori, nelle persecuzioni; soffre nel vedersi rifiutata.
Gli esegeti riferiscono giustamente il testo della Donna avvolta nel sole alla Chiesa, ciò sulla base del contesto dell’Apocalisse, ma la Chiesa è una: militante in terra, purgante in purgatorio, trionfante in cielo. A Maria, all'azione di lei in cielo, può essere applicato il testo della Donna vestita di sole, poiché Maria è tipo perfettissimo della Chiesa, sia prima in terra che ora nel cielo. In questa applicazione i dolori del parto della Donna sono quelli della carità di Maria, che soffre nel vedere gli abomini degli uomini mentre continuamente con la sua preghiera di intercessione cerca di generali a Cristo. Il verbo generare si può ben usare per la Vergine Madre. E' madre di Cristo colui che fa la volontà di Dio (Cf. Mt 12,50), e così, infatti, genera Cristo nei cuori mediante la preghiera; ma nessuno può sorpassare l'Obbedientissima. La Madre li genera sospingendoli al confessionale, ma tante volte li vede subito morire di nuovo nel peccato.
Maria in cielo - questo è certissimo - opera per noi; Maria in cielo è superattiva.
Il testo presenta una lotta tra la Donna e il dragone. Il dragone vuole uccidere sul nascere la discendenza della Donna; ma la discendenza - il bambino nato si riferisce al sacerdozio - non è uccisa, e vince. Ma il dragone combatte anche contro il “resto della discendenza della donna” (Ap 12,17), cioè il laicato.
Così, Maria in cielo sostiene tutti i fedele nella lotta contro il Dragone dalle sette teste, nelle quali si ravvisano i sette vizi capitali; la testa centrale che comanda tutto è la superbia, cioè la disobbedienza, la trasgressione; seguono le altre sei teste: ira, lussuria, invidia, avarizia, gola, accidia.
Il Dragone ama operare dietro le quinte per celarsi e agire senza essere intercettato dalle masse, tentando di creare i presupposti per vincere con l'ateismo Dio. Il dragone, già condannato a strisciare nella polvere (Gn 3,14), cerca di scalare il cielo. Ora opera nascondendosi, ma ad un certo punto la sua azione affiorerà apertamente, drammaticamente, in tutta la sua brutalità (Cf. 2Ts 2,8-9).
Chi sosterrà vittorioso quelle battaglie? Chi si consegnerà a Maria. Vinceranno coloro che agiscono in Maria, per Maria, con Maria, per essere sempre più, nell’azione dello Spirito Santo, di Cristo.
Alla fine dei tempi Maria cesserà di soffrire. Quando sarà “ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potestà e Forza”. Quando i suoi figli risorgeranno e saliranno alla città eterna, per poi prendere possesso dei cieli nuovi e terra nuova (Cf. Is 65,17; Ap 21,1), che emergeranno, in gloriosa forma, dallo sconvolgimento dell’universo. Allora tutte le generazioni, da Adamo fino all’ultima dei salvati, per tutta l'eternità la proclameranno, con onde continue di vivo e sempre nuovo amore, beata. Maria allora non soffrirà più e il suo Magnificat eterno raggiungerà il suo vertice più pieno. Amen. Ave Maria. Vieni, Signore Gesù
Fonte:http://www.perfettaletizia.it
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