#PANEQUOTIDIANO, «SE UNO MI VUOLE SERVIRE, MI SEGUA, E DOVE SONO IO, LÀ SARÀ ANCHE IL MIO SERVITORE»
La Liturgia di Sabato 10 Agosto 2019 VANGELO (Gv 12,24-26) Commento:Rev. D. Antoni CAROL i Hostench (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
+ Dal Vangelo secondo GiovanniIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».
Parola del Signore
«Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore»
Rev. D. Antoni CAROL i Hostench (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi la Chiesa —mediante la liturgia eucaristica che celebra il martire romano San Lorenzo— ci ricorda che «c’è una testimonianza di coerenza che ogni cristiano deve essere disposto a dare ogni giorno, anche a costo di sofferenze e di grandi sacrifici» (S. Giovanni Paolo II).
La legge morale è santa e inviolabile. Questa affermazione, certamente, contrasta con l’ambiente relativista che impera nei nostri giorni, dove con facilità ognuno di noi adatta le esigenze etiche alla propria comodità personale o alle proprie debolezze. Non sentiamo nessuno che dica: —Io sono immorale; —Io sono incosciente; —Io sono un bugiardo... Qualsiasi persona che dicesse ciò si squalificherebbe immediatamente.
Ma la domanda definitiva sarebbe: di quale morale, di quale coscienza e di quale verità stiamo parlando? È evidente che la pace e la sana coesistenza sociale non possono basarsi su una “morale alla carta”, dove ognuno va dove gli pare, senza tener conto delle inclinazioni e delle aspirazioni che il Creatore ha disposto nella nostra natura. Questa “morale”, lontano dal condurci per «il giusto cammino» verso i «pascoli erbosi» che il Buon Pastore desidera per noi (cf. Sal 23,1-3), ci spingerebbe inevitabilmente verso le sabbie mobili del “relativismo morale”, dove assolutamente tutto si può negoziare e giustificare.
I martiri sono testimoni inappellabili della santità della legge morale: ci sono esigenze di amore fondamentali che non ammetteranno mai eccezioni né adattamenti. Infatti, «nella Nuova Alleanza si trovano numerose testimonianze di seguaci di Cristo che (...) accettarono le persecuzioni e la morte anziché fare il gesto idolatrico di bruciare incenso davanti alla statua dell’Imperatore» (S. Giovanni Paolo II).
Nell’ambiente della città di Roma sotto l’imperatore Valeriano, il diacono «san Lorenzo amò Cristo nella vita, imitò Cristo nella morte» (Sant’Agostino). Ed è successo sempre più spesso che «chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (Gv 12,25). La memoria di san Lorenzo, fortunatamente per noi, rimarrà per sempre come un esempio che per seguire Cristo vale la pena dare la vita, anziché ammettere frivole interpretazioni del suo #Cammino.
don Luciano Sanvito
Grato alla graticola
Le tue realtà sono verità solo se tu sei disposto ad arderci sopra.
Questo il messaggio del diacono e martire Lorenzo, che ci invita a mettere a fuoco quello che siamo con la disponibilità a metterlo sul fuoco.
Ogni volta che noi ci tiriamo indietro, in questo atteggiamento di servizio/martirio che ci crea la disponibilità al vaglio, non siamo più veri né veritieri.
Se sappiamo collegare in equilibrio il servire e il testimoniare, ecco che la graticola sulla quale veniamo adagiati ogni giorno, che è la situazione della nostra vita, da strumento di onere diventa strumento di onore per noi e di fronte agli altri.
Solo in questo senso comprendiamo l'ambizione al martirio, che altrimenti verrebbe a essere considerata una pazzia disumana.
Commenti
Posta un commento