MONASTERO DI RUVIANO,Commento VENTITREESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Francesco rinunzia ai suoi beni (Parrocchia Don Bosco, Belluno) |
VENTITREESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Sap 9, 13-18; Sal 89; Fm 9b-10.12-17; Lc 14, 25-33
Scegliere Gesù, il suo Evangelo è compromettente. Si tratta di sconvolgere la propria vita. Come Paolo che, come ci dice la Lettera a Filemone, si è lasciato mettere in catene, ha rinunciato ad una vecchiaia libera ed agiata per una via diversa, una via compromessa con Colui che si è lasciato legare sulla croce … Filemone stesso è interpellato da Paolo a lasciarsi capovolgere per l’Evangelo: deve accogliere il suo schiavo fuggiasco (per il diritto romano lo avrebbe potuto far crocifiggere senza pietà) come fratello perché ormai Paolo l’ha generato alla fede. Filemone non deve crocifiggere lo schiavo fuggiasco ma l’uomo vecchio che è in lui …
La duplice parabola che Gesù narra nel brano evangelico di questa domenica ci invita a fare dei calcoli: posso costruire la torre? posso affrontare un nemico potente in battaglia? Nei due esempi il calcoloè su cosa si possiede, su cosa si ha per poter costruire la torre o affrontare un nemico in battaglia, in realtà però Gesù ci chiede di fare un altro calcolo: a cosa siamo disposti a rinunciare?
Seguire Gesù è cosa seria, le vie di Dio non possono essere vie di compromessi perché, come scrive Paolo ( cfr Gal 6,7),Non ci si prede gioco di Dio. La sequela, il discepolato hanno delle precise esigenze che non sono eludibili. Per tre volte, nel passo odierno di Luca, Gesù dice un’espressione che può suonare dura: Non può essere mio discepolo. Gesù non si lascia sedurre dalle folle che lo seguono, non cerca di compiacerle o di blandirle addolcendo il suo messaggio, anzi pare voglia scoraggiare una sequela qualsiasi, magari sollecitata da facili entusiasmi.
Ilpiccolo greggedi cui parlava al capitolo 12 deve essere nella verità e formato da gente consapevole, forse anche fragile, ma disposta a lottare(Lottate per passare per la porta strettacfr Lc 13,24).
La verità di questa sequela per Gesù è subordinata a tre condizioni: bisogna dare a Lui un primato assoluto, bisogna prendere la propria croce e mettersi sui suoi passi, bisogna rinunziarea tutti i propri averi. Un testo questo che allora pone delle esigenze chiare, dure, in cui ogni via di addolcimento è tradimento … esigenze che hanno un solo scopo:essere discepoli di Gesù. Non c’è altra promessa esplicita: non la vita eterna, non la beatitudine, non la pace del cuore, non la libertà; certo, poi si sperimenta che il discepolato autentico porta anche tutte queste cose per la nostra concreta esistenza, ma Gesù qui non vuole dirlo, vuole che noi ci fidiamo di Lui, della sua via, dei suoi passi, delle sue scelte. Mettersi a seguire Gesù non è una scelta che può essere in parallelo ad altre scelte, ad altri primati, seguire Gesù, dirsi suoi discepoli, non può convivere né con la mediocrità, né con la sapienza umana che spesso si configura nel buon senso del mondo.
Il testo del Libro della Sapienza,che è stato proclamato come prima lettura, ci pone dinanzi a quella Sapienza di Dio che sorpassa le nostre vie e dice: Chi ha conosciuto il tuo pensiero, se tu non gli hai concesso la sapienza e non gli hai inviato il tuo santo spirito dall’alto?Noi, allora, possiamo percorrere vie altre, vie di Dio, vie della sua sapienza perché in Gesù ci è stata donata la sapienza di Dio, Lui è la Sapienza che viene dall’alto; in Lui ci è stato pure donato lo Spirito di Dio. Guardando a Gesù, però, scopriamo che la sua sapienza è quella della croce e la sua via è quella della rinunciaa possedere perché grande è il rischio di farsi imprigionare dalle cose.
Accogliere la Sapienza che è Cristo e sceglierlo dandogli un vero primatoper cui tra Lui e mio padre scelgo Lui, tra Lui e mia madre scelgo Lui, tra Lui e mia moglie e i miei figli scelgo Lui, tra Lui e i miei fratelli e sorelle scelgo Lui e, se farò così, poi ritroverò padre e madre e moglie e figli e fratelli e sorelle. Ricordiamo che Gesù vuole un primatoma un primatoche non cancella gli altri amori; un primatoche significa che in testa ai nostri amori ci deve essere l’amore per Lui che libera tutti gli altri amori dai lacci di morte, di possesso, di egoismo. Questo è essere discepolo.
Accogliere la Sapienza che è Cristo è prendere la propria crocee seguirlo. E qui bisogna essere molto attenti a non banalizzare la croce, a non usarla per giustificare il male, a non mettere croci sulle spalle degli altri; la croceè cosa serissima. Scrive Enzo Bianchi: La croce non è metafora delle semplici avversità quotidiane ma è memoria dello “strumento della propria esecuzione” per mettere a morte l’uomo vecchio. Prendere la croceè essere disposti a crocifiggere l’uomo vecchio, è fidarsi delle vie altredi Gesù in un amore fino all’estremoche è costoso, come fu costoso per Gesù. Prendere la croce è fidarsi più di Dio che di noi stessi … e questo è duro, è costoso, è contraddicente …
Chi espone la crocesul proprio petto o sui muri delle sue stanze è uno disposto a questo perché non si può fare della crocesolo l’emblema cristiano (magari controgli altri!) o un monile ornamentale o, peggio ancora, uno strumento di potere! E’ tradire Cristo, è prendersi gioco di Dio, della serietà del suo amore fino all’estremo. Essere discepoli è prendere sul serio la crocedi Cristo!
Accogliere la Sapienza che è Cristo è rinunziare all’ avereper non ricevere identità da ciò che si possiede ma solo dalla propria autentica umanità. Cristo ci umanizzaperché Egli è il Figlio eterno che ha scelto l’uomo e dunque i suoi discepoli non possono essere che uomini dinanzi ad altri uomini; non ricchi di fronte a ricchi, non poveri di fronte a poveri, non ricchi di fronte a poveri … ma uomini di fronte, accanto ad altri uomini!
Possiamo bere questo calice? (cfr Mt 20,22)
Siamo disposti a questa Sapienza che il mondo non può comprendere?
Sediamoci e facciamo i nostri calcoli, facciamo le nostre scelte; fuori da ogni via di mediocrità!
P. Fabrizio Cristarella Orestano
Fonte:monasterodiruviano.it
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