p. José María CASTILLO, "NELLA VITA, TU HAI RICEVUTO I TUOI BENI, E LAZZARO I SUOI MALI; MA ORA LUI E’ CONSOLATO, TU INVECE SEI IN MEZZO AI TORMENTI"
XXVI TEMPO ORDINARIO – 29 settembre 2019 - Commento al Vangelo
NELLA VITA, TU HAI RICEVUTO I TUOI BENI, E LAZZARO I SUOI MALI; MA ORA LUI E’ CONSOLATO, TU INVECE SEI IN MEZZO AI TORMENTI
di p. José María CASTILLO
Lc 16,19-31
[In quel tempo, Gesù disse ai farisei:] «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
Probabilmente la parabola del ricco epulone e Lazzaro non ha mai avuto una così grande attualità come in questo momento. Il ricco epulone è l’uno per cento dei multimilionari che ogni anno accumulano sempre più ricchezza. Il Lazzaro attuale è l’ottanta per cento della popolazione mondiale che non può arrivare a fine mese. Diventa necessario ripensare l’attualità spaventosa che comporta il peccato di omissione. Quando facciamo qualcosa di male, la coscienza non ci lascia tranquilli ma, quando tralasciamo di fare cose che dovremmo fare, la coscienza solitamente resta tranquilla. E tuttavia l’omissione del dovere non compiuto è la causa di molti disastri e sofferenze. È questo il caso del ricco epulone presentato da questa parabola. Il ricco in realtà non ha fatto alcun male al mendicante Lazzaro. Semplicemente lo ha lasciato non sulla porta della sua casa, ma nel suo “portale”, la parte dell’edificio in cui sta la porta che dà sulla via. Peccato di omissione è stato quello del sacerdote e del levita nella parabola del buon samaritano (Lc 10,31-32). E a causa di peccati di omissione sarà pronunciata la sentenza di perdizione nel giudizio finale contro coloro che non hanno dato da mangiare all’affamato, da bere all’assetato, e non hanno visitato l’ammalato…(Mt 25,41-46).
Ma in questa parabola c’è qualcosa di molto più forte. Si tratta dell’insensibilità di fronte alla sofferenza. Ed è fondamentale prendere coscienza del fatto che quest’insensibilità è causata dalla bella vita, dall’abbondanza e dallo spreco di cui godeva il ricco. Nella parabola si descrive un fatto, che è di solito un fatto così frequente e così manifesto che non ha bisogno di molte spiegazioni. Tranne in casi molto rari, tutti quelli che vivono bene, nello spreco e nel consumismo senza freno, diventano insensibili di fronte al dolore altrui, alle disgrazie di altri ed alla sofferenza che pervade i più grandi settori della popolazione mondiale. Si tratta in questo di un fatto così evidente che non bisogna portare prove del delitto; è alla vista di tutti e lo è stato sempre.
Perché si verificano il peccato di omissione e l’insensibilità di fronte alla sofferenza? Sono gli effetti inevitabili dell’abbondanza di denaro concentrato in poche mani. Quelli che possiedono denaro in abbondanza, per questo stesso motivo e solo per questo diventano insensibili di fronte alla maggioranza delle situazioni di sofferenza. E si sentono tranquilli, sebbene non muovano un dito in tali circostanze. Ci sono persone religiose ricche che si cercano persino i “confessori su misura”, che infondano in loro atti di pietà e devozione, ma che lascino loro le coscienze tranquille. Il denaro abbondante dà benessere, dà sicurezza ed ha un potere irresistibile per rispondere al desiderio di soddisfazione immediata. Mentre le promesse della religione non hanno questo potere. Questo è più che comprovato e ne abbiamo le conseguenze. Nella crisi attuale la distanza tra quello che guadagnano quelli che guadagnano di più e la scarsezza di quelli che hanno di meno è diventata più grande rispetto al periodo prima della crisi. Come si spiega una simile barbarie? Dobbiamo pensarlo davanti al Signore e davanti ai milioni di affamati moribondi che abbiamo in questo momento.
NELLA VITA, TU HAI RICEVUTO I TUOI BENI, E LAZZARO I SUOI MALI; MA ORA LUI E’ CONSOLATO, TU INVECE SEI IN MEZZO AI TORMENTI
di p. José María CASTILLO
Lc 16,19-31
[In quel tempo, Gesù disse ai farisei:] «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
Probabilmente la parabola del ricco epulone e Lazzaro non ha mai avuto una così grande attualità come in questo momento. Il ricco epulone è l’uno per cento dei multimilionari che ogni anno accumulano sempre più ricchezza. Il Lazzaro attuale è l’ottanta per cento della popolazione mondiale che non può arrivare a fine mese. Diventa necessario ripensare l’attualità spaventosa che comporta il peccato di omissione. Quando facciamo qualcosa di male, la coscienza non ci lascia tranquilli ma, quando tralasciamo di fare cose che dovremmo fare, la coscienza solitamente resta tranquilla. E tuttavia l’omissione del dovere non compiuto è la causa di molti disastri e sofferenze. È questo il caso del ricco epulone presentato da questa parabola. Il ricco in realtà non ha fatto alcun male al mendicante Lazzaro. Semplicemente lo ha lasciato non sulla porta della sua casa, ma nel suo “portale”, la parte dell’edificio in cui sta la porta che dà sulla via. Peccato di omissione è stato quello del sacerdote e del levita nella parabola del buon samaritano (Lc 10,31-32). E a causa di peccati di omissione sarà pronunciata la sentenza di perdizione nel giudizio finale contro coloro che non hanno dato da mangiare all’affamato, da bere all’assetato, e non hanno visitato l’ammalato…(Mt 25,41-46).
Ma in questa parabola c’è qualcosa di molto più forte. Si tratta dell’insensibilità di fronte alla sofferenza. Ed è fondamentale prendere coscienza del fatto che quest’insensibilità è causata dalla bella vita, dall’abbondanza e dallo spreco di cui godeva il ricco. Nella parabola si descrive un fatto, che è di solito un fatto così frequente e così manifesto che non ha bisogno di molte spiegazioni. Tranne in casi molto rari, tutti quelli che vivono bene, nello spreco e nel consumismo senza freno, diventano insensibili di fronte al dolore altrui, alle disgrazie di altri ed alla sofferenza che pervade i più grandi settori della popolazione mondiale. Si tratta in questo di un fatto così evidente che non bisogna portare prove del delitto; è alla vista di tutti e lo è stato sempre.
Perché si verificano il peccato di omissione e l’insensibilità di fronte alla sofferenza? Sono gli effetti inevitabili dell’abbondanza di denaro concentrato in poche mani. Quelli che possiedono denaro in abbondanza, per questo stesso motivo e solo per questo diventano insensibili di fronte alla maggioranza delle situazioni di sofferenza. E si sentono tranquilli, sebbene non muovano un dito in tali circostanze. Ci sono persone religiose ricche che si cercano persino i “confessori su misura”, che infondano in loro atti di pietà e devozione, ma che lascino loro le coscienze tranquille. Il denaro abbondante dà benessere, dà sicurezza ed ha un potere irresistibile per rispondere al desiderio di soddisfazione immediata. Mentre le promesse della religione non hanno questo potere. Questo è più che comprovato e ne abbiamo le conseguenze. Nella crisi attuale la distanza tra quello che guadagnano quelli che guadagnano di più e la scarsezza di quelli che hanno di meno è diventata più grande rispetto al periodo prima della crisi. Come si spiega una simile barbarie? Dobbiamo pensarlo davanti al Signore e davanti ai milioni di affamati moribondi che abbiamo in questo momento.
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