p. José María CASTILLO, "NON POTETE SERVIRE DIO E LA RICCHEZZA"

XXV TEMPO ORDINARIO – 22 settembre 2019 - Commento al Vangelo
NON POTETE SERVIRE DIO E LA RICCHEZZA

di p. José María CASTILLO


Lc 16,1-13

[In quel tempo, Gesù] diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Questa parabola, così come è stata redatta, si presta all’inganno di pensare che Dio elogia il talento di coloro che sanno accumulare denaro, per quanto questo si faccia mediante l’inganno e la corruzione. Tuttavia una simile interpretazione sarebbe una contraddizione evidente con il testo stesso della parabola, poiché vi si parla del denaro ingiusto. Piuttosto, l’elemento importante, decisivo ed in ogni caso indiscutibile insegnato da questo vangelo è il rifiuto categorico dell’accumulo dei beni e della ricchezza. Questo deve essere chiaro. La frase finale pronunciata da Gesù non ammette dubbi: Non potete servire a Dio ed al denaro. Se Dio si è incarnato (Gv 1,14), si è umanizzato, cioè si è fuso con l’umano, la frase di Gesù afferma: l’accumulo di ricchezza disumanizza, distrugge la nostra umanità. Questo significa in definitiva l’impossibilità di servire Dio ed il denaro.
A partire da questo criterio ed in funzione di questo principio decisivo si deve interpretare la parabola dell’amministratore disonesto. È evidente che Gesù (o chiunque abbia la testa sulle spalle) non può dire due cose letteralmente contraddittorie, una dopo l’altra. Primo, elogiare chi sa “sistemare” i conti per guadagnare denaro e di seguito affermare che l’accumulo di denaro è «ricchezza ingiusta» (en to adíko mamonâ), il vile denaro. Allora, se veramente Gesù non è potuto cadere in una contraddizione così rozza, quale spiegazione ha la parabola, così come la racconta questo vangelo? Quando il testo dice che il padrone lodò quell’amministratore disonesto, la parabola vuole dire che la cupidigia per il denaro disumanizza ed avvilisce fino al punto che si arriva ad elogiare chi è abile a rubare e ad arricchirsi, sebbene questo sia a proprio discapito. Cioè, la disumanizzazione prodotta dalla cupidigia è tale che non solo produce individui inumani, ma allo stesso modo criteri inumani, relazioni disumanizzate ed una società incattivita.
Questo è proprio quello che è avvenuto sempre. Ed è quello che stiamo vivendo e soffrendo adesso a motivo della crisi economica. Diciamo che chi si è arricchito per mezzo di torbidi affari finanziari è una canaglia. Ma lo premiamo permettendogli di guadagnare più denaro ed affidandogli incarichi di grande responsabilità, di potere e di comando, ecc. Come possiamo tollerare quello che sta succedendo e non scattiamo una buona volta, prendendo sul serio la frase di Gesù secondo la quale non possiamo servire Dio ed il denaro?

Fonte:https://www.ildialogo.org


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