PANE QUOTIDIANO,«LE FOLLE, CHI DICONO CHE IO SIA? MA VOI, CHI DITE CHE IO SIA?»


La Liturgia di Venerdi 27 Settembre 2019  VANGELO (Lc 9,18-22) Commento:Rev. D. Pere OLIVA i March (Sant Feliu de Torelló, Barcelona, Spagna)

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro
questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Parola del Signore

«Le folle, chi dicono che io sia? Ma voi, chi dite che io sia?»Rev. D. Pere OLIVA i March (Sant Feliu de Torelló, Barcelona, Spagna)

Oggi, nel Vangelo, ci sono due interrogativi che lo stesso Maestro dirige a tutti. Il primo interrogativo vuole una risposta statistica, approssimativa: «Le folle, chi dicono che io sia?» (Lc 9,18). Questo interrogativo fa sì che ci guardiamo attorno per esaminare come risolvono la questione gli altri: i vicini, i compagni di lavoro, gli amici, i familiari prossimi... Osserviamo l’ambiente in cui viviamo e ci sentiamo più o meno responsabili o prossimi –dipende dalle circostanze- di alcune delle risposte che formulano quelli che hanno a che fare con noi o con il nostro ambito, “la gente”...E la risposta ci dice molto, ci informa, ci ubica e fa sì che ci accorgiamo di quello che desiderano, di quello di cui hanno bisogno e cercano quelli che vivono al nostro fianco. Ci aiuta a sintonizzare, a scoprire un punto d’incontro con l’altro per andare più avanti...

C’è un secondo interrogativo che viene diretto a noi: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Lc 9,20). È una questione fondamentale che bussa alla porta, che chiede, mendicando a ciascuno di noi: una adesione od un rifiuto; una venerazione o un’indifferenza; camminare con Lui ed in Lui o che si concluda in un avvicinamento di semplice simpatia... È questa una questione delicata, è determinante perché ci riguarda. Che cosa dicono le nostre labbra ed i nostri atteggiamenti? Vogliamo essere fedeli verso Colui che è e da senso al nostro essere? C’è in noi una sincera disposizione a seguirlo nei cammini della vita? Siamo disposti ad accompagnarLo alla Gerusalemme della croce e della gloria?

«E’ un cammino di croce e risurrezione (...). La croce è la esaltazione di Cristo. Lo disse Lui stesso:`Quando sarò innalzato, attrarro tutti verso di me´. (...) La croce, dunque, è gloria e celebrazione di Cristo» (Sant’Andrea di Creta). Disposti a marciare verso Gerusalemme? Ma solo con Lui ed in Lui, vero?



La voce dei contemporanei


Risultati immagini per Clarisse di Rimini«Dopo Pietro tanti si sono lasciati interpellare da questa domanda, [Lc 9,20: "Ma voi chi dite che io sia?"] perché il cammino di fede non può prescindere da essa. Non si può essere cristiani senza un rapporto personale con il Signore, senza dirsi chi è Lui per me, e chi sono io per lui. Ogni risposta, però, suona vuota, se non tocca la mia vita, se non esprime quanto mi sono messo in gioco con lui e per lui. Perciò, non si tratta tanto di consultare il catechismo, o altri libri (anche se questo mi aiuta ad approfondirne sempre più la conoscenza), ma ciò che di Lui porto scritto dentro di me. Infatti Cristo non è ciò che dico di lui, ma ciò che vivo di lui; non le mie parole, ma la mia passione...»
Clarisse di Rimini


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