#PANEQUOTIDIANO, «VI SARÀ GIOIA NEL CIELO PER UN SOLO PECCATORE CHE SI CONVERTE»
La Liturgia di Domenica 14 Settembre 2019 VANGELO (Lc 15,1-32) Commento:Rev. D. Alfonso RIOBÓ Serván (Madrid, Spagna)
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gliscribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Parola del Signore.
«Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte»
Rev. D. Alfonso RIOBÓ Serván
(Madrid, Spagna)
Oggi, consideriamo una delle parabole più conosciute del Vangelo: quella del figlio prodigo che, rendendosi conto della gravità del reato contro il padre, ritorna a lui e viene accolto con grande gioia.
Possiamo retrocedere all'inizio del passaggio, per trovare il motivo che permette Gesù Cristo di esporre questa parabola. E 'successo, come ci dice la Scrittura che «Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo» (Lc 15,1), e questo sorprendeva i farisei e gli scribi che mormoravano «Costui riceve i peccatori e mangia con loro» (Lc 15,2). Essi ritengono che il Signore non dovrebbe condividere il loro tempo e amicizia con persone di vita poca retta. Sono ottusi verso chi, essendo lontano da Dio, ha bisogno di conversione.
Ma se la parabola insegna che per Dio nessuno è perso, ed incoraggia ogni peccatore riempendolo di fiducia dandogli a conoscere la sua bontà, contiene anche un importante insegnamento per tutti coloro che apparentemente non hanno bisogno di convertirsi: non si giudichi se qualcuno è “cattivo” e non si escluda nessuno, ma si cerchi di agire sempre con la generosità del padre che accoglie il figlio. Il sospetto del figlio maggiore, riferito al termine della parabola, coincide con lo scandalo iniziale dei farisei.
In questa parabola non è solo chiamato a conversione palesemente chi ne ha bisogno, ma anche chi non crede di necessitarla. I destinatari non sono solo pubblicani e peccatori, ma anche farisei e scribi, e non soltanto quelli che vivono alle spalle a Dio, ma forse noi, che abbiamo ricevuto così tanto da Lui e che ci accontentiamo di quello che a Lui diamo in cambio, e non siamo poi generosi nel trattare con gli altri. Introdotti nel mistero dell'amore di Dio –ci dice il Concilio Vaticano II- habbiamo ricevuto una chiamata per un rapporto personale con Lui stesso, di intraprendere un cammino spirituale per passare dall’uomo vecchio all’uomo nuovo perfetto secondo Cristo.
La conversione della quale abbiamo bisogno potrebbe essere meno evidente, ma forse deve essere più radicale e profonda, più costante e mantenuta: Dio ci chiama a convertirci all’ amore.
Paolo CurtazFelice colpa!
L'esperienza del peccato, che è questo "perdersi", diventa occasione per un incontro più duraturo e autentico con questo Dio che ci perseguita con il suo amore.
Ben lontano dall'avere una visione poetica o approssimativa del peccato, Luca sa che l'esperienza di sofferenza interiore che è il peccato, questo smarrimento, questa lontananza da Dio e da noi stessi, può diventare un incontro che salva, che ci aiuta a ripartire con maggiore autenticità e coraggio.La nostra fede non si fonda sulle nostre capacità, sulle nostre devozioni, sui nostri sforzi, ma sull'ostinazione di Dio che ci cerca.
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