Don Paolo Zamengo, "La fede che ci fa servi "

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
La fede che ci fa servi    Lc  17, 5-10



Se aveste fede quanto un granellino di senape…. Ma come posso sapere se ho fede?  So che ne ho così poca! Eppure Gesù dice: Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: vola nel mare ed esso vi obbedirebbe.

Gesù non parla di quantità ma di qualità e indica qual è la misura della fede: essere servo. Quando avete fatto tutto, dite: siamo servi inutili.  Noi inutili ma mai è inutile il servizio. Perché la forza è nella Parola non nel predicatore, la forza è nel seme non nel seminatore.

Inutile significa senza pretese, senza esibizione.   Neanche Gesù ha sradicato piante o fatto danzare i monti. Siamo servi che di nulla hanno bisogno se non di essere quello che sono, servi. La gloria sta nell’aver servito. Non abbiamo bisogno di applausi come Maria che dice: Sono la serva del Signore.

Dobbiamo essere noi stessi, lavorando per le cose che amiamo, con la nostra fragile umanità, con la gioia e la fatica del credere, con i nostri granelli di fede, con la nostra parte di doni, con la nostra porzione di fuoco, con un cuore che a volte si accende per Dio e, speriamo, che accada sempre più spesso.

Non abbiamo bisogno d’altro. Anzi di un’altra cosa abbiamo bisogno: di grandi campi da arare e della spettacolare pazienza di Dio che ha tanto seminato in noi e si accontenta di raccogliere quasi niente, felice del nostro granellino di fede.

Noi servi perché anche Dio è il servo della vita. E servire ci fa sua immagine e sua somiglianza. Noi servi perché Gesù è il Servo. E ha scelto la sofferenza, il mezzo più scandalosamente inutile, per guarire le nostre ferite. Noi siamo servi perché questo è il solo modo per creare una storia che sia umana, una storia che libera, che pianta alberi di vita nel deserto e nel mare.

Davvero ci devono bastare i grandi campi del regno di Dio. Ci basta un granellino di fede ma anche gli occhi per vedere il sogno di Dio come una goccia di luce impigliata nel nostro cuore e nel cuore vivo di tutte le cose.
Quando iniziamo a fare le cose senza aspettarci nulla, entriamo in una pace profonda e in una grande libertà perché ci immergiamo nella vita stessa di Dio. Le nostre cose utili sono spesso determinate da una funzione e da uno scopo da raggiungere.
Il senso della nostra vita è fuori da ogni senso di necessità: di noi non c’era bisogno, ma Dio ha voluto donarci prima la vita e poi se stesso e allora possiamo cominciare a vivere con semplicità ogni cosa.
Siamo semplicemente dei servi e questa è la nostra gioia. La fede che i discepoli chiedono a Gesù di aumentare è il rifiuto di contare su di sé, per contare unicamente sul Signore. Non ci resta altro che chiedere questa fede ogni giorno come dono perché ne basta un briciolo per spostare grandi cose, ne basta un briciolo per godere dell’essere servi.

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